Biagio Conte e Matteo Messina Denaro |
Don Francesco Romano / don Cosimo Scordato
Che rapporto c'è tra la cattura di Matteo Messina Denaro e la celebrazione del funerale di Biagio Conte in cattedrale? Una pura coincidenza o forse meglio una coincidenza im-pura? Cosa vogliamo dire? Nello stesso giorno si compiono due avvenimenti di segno totalmente contrario: da un lato, Messina Denaro, ancora vivo, viene scoperto in cura presso una clinica privata dopo avere seminato lutti e morte intorno a sé; dall'altro lato, la salma di Biagio Conte viene portata in processione da una folla, che lo considera vivo perché ha seminato speranza e vive nel cuore di tutti!
Il primo avvenimento è la cattura di uno dei più spietati mafiosi, che la nostra Sicilia purtroppo ha tenuto in grembo per decenni con la connivenza di una folla, ancora in buona parte anonima, che si è lasciata compromettere da lui e si è fatta risucchiare dal fascino del suo essere ... Denaro (nomen omen)! Ciononostante, la cattura di Messina Denaro ci obbliga a rievocare, con commozione e gratitudine, coloro che hanno resistito, dentro e fuori le istituzioni, alla mafia e a lui; persone disposte a sacrificare la propria vita mentre la mafia non risparmiava nessuno, uccidendo magistrati, forze dell'ordine, preti, persone che compivano il loro dovere a testa alta, senza alcun 'inchino'.
L'altro avvenimento è la comunità fiorita dalla vita del missionario laico, la quale è stata catturata dall'amore che Biagio sapeva comunicare con la sua persona ricca di carisma e di grazia, capace di sintonizzarsi empaticamente con i più poveri dell'Isola per aprirli alla speranza e far crescere la loro vita. Il contrasto tra i due fatti che attraversano la nostra terra non potrebbe risultare più forte e stridente. I due fatti hanno avuto, però, un punto di incontro tra la folla numerosa di persone che ha applaudito alle forze dell’ordine nella piazza davanti alla questura; e la folla che, in contiguità ideale con essa, si è ritrovata a portare a spalle la salma di Biagio fino al piano della cattedrale e dentro di essa, per lo più parte di quel popolo di poveri, che ha riconosciuto in Biagio il loro compassionevole compagno di viaggio. Il parallelismo fra i due avvenimenti potrebbe essere ulteriormente esplicitato, ma ci limitiamo a focalizzare la nostra attenzione solo su un punto.
Da un lato, Messina Denaro ha espresso e incarnato la sete di potere e di denaro di tante persone che, accecate dai soldi, non guardando in faccia nessuno, hanno piuttosto guardato le spalle della sua latitanza, sostenendo il suo progetto di corruzione e di strage; in questo modo il sistema mafioso ha soggiogato le coscienze, ha imposto violenza e ha compromesso la possibilità di uno sviluppo sociale, culturale, economico, spirituale da parte della nostra isola. Dall’altro lato, tanta povera gente, la cui sorte è riconducibile anche al mancato progetto di sviluppo causato dalla stessa mafia, ha ritrovato la possibilità di un riscatto e, mettendosi in cammino con Biagio, ha potuto scoprire la dignità della persona umana, costruita su ciò che è essenziale: la condivisione dei bisogni e la ricerca comune delle soluzioni attraverso un percorso di autoriscatto e di corresponsabilità.
Due modelli alternativi di società si delineano: l’organizzazione mafiosa (con tutte le sue contiguità) la quale, interessata al denaro e all’uso della violenza, impedisce lo sviluppo della persona: la libertà personale e la vita democratica; e la società (di ispirazione evangelica), la quale promuove la condivisione di un pezzo di pane pulito alla stessa mensa, con pari dignità e libertà, senza che ci siano padroni o differenze degradanti, semmai l’esercizio instancabile del reciproco servizio.
In questo modo la coincidenza im-pura dei due avvenimenti e l’accostamento tra due persone ci fa capire meglio in che cosa si divaricano le modalità dello sviluppo; in direzione e oltre Messina Denaro si muove la società la quale, non solo attraverso il sistema mafioso ma anche con le aggressioni finanziarie e le corruzioni organizzate, legittima colui che ha e che tende ad avere sempre smisuratamente di più, segnato da una fame malata, che non solo consuma se stessa ma che promuove sistemi e situazioni che stritolano la maggior parte della nostra umanità; in direzione e oltre Biagio Conte si muove la società che coltiva l’essenzialità della vita, ovvero la società che sa coltivare empatia e simpatia tra le persone, che dà precedenza a chi è in difficoltà ed è rimasto marginale e si dispone a condividere un cammino di liberazione e di autorealizzazione. Nel primo caso, nonostante l’abbondanza della produzione, il pane non basta per tutti perché il sistema tende all’accumulo e allo sfruttamento (non più pane quotidiano!); nel secondo caso, il poco pane riesce a bastare per tutti non perché lo si moltiplica ma perché … lo si divide!
Don Francesco Romano / don Cosimo Scordato
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