Francesca Capizzi
CASTELVETRANO - I giovani studenti festeggiano l’arresto di Matteo Messina Denaro . «Il 16 gennaio - dicono - è il nostro 25 Aprile». Protagonisti, ieri mattina, gli studenti e i professori, radunatisi davanti al municipio per festeggiare la cattura del boss Matteo Messina Denaro.
Erano un migliaio ieri mattina a sventolare cartelloni e urlare che finalmente la città si è liberata di un «cancro» che per tanti lunghi anni ha infangato il nome di una città che è ora sia ricordata per le tante qualità che ha.
Presente il sindaco Enzo Alfano, assieme ad associazioni, cittadini e scuole. In tanti hanno parlato al microfono, esponendo cartelloni, parlando di legalità e ringraziando le forze dell’ordine. «Noi stiamo dalla parte della legalità», dice una cittadina al microfono.
«Da docente sono contenta di vedere i miei ragazzi appassionarsi a questo sogno della giustizia, della legalità, della correttezza, dell’onestà e del coraggio», dice Bia Cusumano, docente di Castelvetrano.
«Sono contenta per la gioia dei miei ragazzi, ma mi chiedo come sia possibile che per trent’anni questo signore abbia vissuto tranquillamente tra di noi, tanto da essere così vicino a Castelvetrano, e le persone abbiano comunque fatto finta di non vedere».
«Giustizia è stata fatta», scrivono i giovanissimi sui cartelli, che tra cori e slogan gridano la loro Liberazione. «Mai più associare Castelvetrano a Messina Denaro», è la richiesta pressante. Una iniziativa fortemente voluta e descritta come «Momento di condivisione e ringraziamento alle forze dell’ordine e alla magistratura». «E’ stato inflitto un duro colpo alla criminalità organizzata ed è stata chiusa per sempre una triste pagina per la storia di Castelvetrano e di tutta Italia - ha detto il sindaco Enzo Alfano. Ora grazie alle forze dell’ordine e ai magistrati siamo più liberi e sicuri. Castelvetrano è sempre più dalla parte della legalità».
Ieri, tra le tante autorità presenti, c’era la deputata regionale Cristina Cimminisi. «Che Matteo Messina Denaro abbia vissuto la sua latitanza a due passi da casa non stupisce - ha detto al deputata - La storia della criminalità organizzata, precedenti arresti, penso a Riina, Bagarella ma anche a Virga per rimanere in provincia di Trapani, e poi le parole degli investigatori nel corso di questi anni dimostrano come i boss latitanti abbiano necessità di rimanere sul territorio per controllarlo, per esercitare il loro potere criminale e anche per trarne coperture, connivenze, e tessere la rete di favoreggiatori. Non amo l’esercizio della dietrologia. L’arresto di questi giorni è frutto del lavoro di magistratura e forze dell’ordine alle quali rinnovo il mio ringraziamento. Perché la latitanza sia durata 30 anni credo che sia materia di indagini in corso e future, e forse nei prossimi mesi potremo capire meglio di quante e quali coperture e di che livello abbia goduto il boss”.
GdS, 19/1/2023
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