DINO PATERNOSTRO
Mi ricordo di quella mattina di trent’anni fa. Ci speravamo tanto, ma non credevamo ad un arresto imminente del capo dei capi di Cosa nostra, di quel Totó Riina che ci faceva vergognare di essere corleonesi. Invece la notizia esplode all’improvviso nella tarda mattinata di quel 15 gennaio 1993.
E furono tanti i corleonesi onesti che pensarono: “finalmente”! Un “finalmente” liberatorio, magari nella maggior parte dei casi rimasto solo un pensiero. D’altra parte, nella Corleone di allora per trasformare quel pensiero in parole dette o scritte un po’ di fegato ci voleva. L’ebbero alcuni studenti del libro scientifico “don G. Colletto”, che quel “finalmente” lo trasformarono in un tazebao esposto ai piedi della statua di S. Francesco, nella piazza che volevamo si chiamasse Falcone e Borsellino, ma che ancora si chiamava Vittorio Emanuele III.
Se di pensa che meno di due anni prima (nella notte tra il 16 e il 17 aprile 1991) era stato appiccato il fuoco alla sede della nostra redazione, nella centralissima via Bentivegna, un po’ di fegato l’abbiamo avuto anche noi di Città Nuove. Dell’arresto di Riina e di quello che poteva significare ne abbiamo scritto sul numero di gennaio/febbraio ‘93 del giornale, esponendoci con delle analisi su quell’evento storico, che ripubblichiamo ancora adesso. Con un pizzico di orgoglio possiamo dire che anche questi atteggiamenti hanno contribuito a cambiare Corleone, a dare coraggio ai cittadini onesti, a fare in modo che nelle elezioni comunali del novembre/dicembre 1993 potemmo tutti gridare “Corleone libera Corleone, eleggendo sindaco (il primo sindaco eletto direttamente dal popolo) il giovane Pippo Cipriani. (dp)
GLI ARTICOLI DI CITTÀ NUOVE DI GENNAIO/FEBBRAIO 1993 SULL’ARRESTO DI TOTÒ RIINA:
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