Il teatro Carlo Goldoni di Livorno dove si svolse il XVII Congresso del Partito Socialista, dal 15 al 21 gennaio 1921. Una foto dell'interno del teatro durante i lavori congressuali
Gennaio 1921, a Livorno il Partito Socialista tiene il suo XVII congresso. Quattro anni prima con la rivoluzione d’ottobre i Soviet hanno preso il potere in Russia. Da quando nel 1847 Marx ed Engels hanno scritto il Manifesto del Partito Comunista, è la prima volta che “lo spettro che s’aggira per l’Europa” riesce a conquistare il potere.
Le conseguenze della rivoluzione sovietica si fanno sentire subito anche in Italia. Nel XVI congresso del PSI tenutosi nel ‘19 prevale la corrente massimalista, che spinge il partito ad aderire all’internazionale comunista.
Il leader della corrente riformista, Filippo Turati, accusa il colpo; parla di “infatuazione mitica” per il bolscevismo e critica apertamente la scelta rivoluzionaria.
Paradossalmente arrivano critiche anche dall’ala sinistra del PSI. Amadeo Bordiga leader delal corrente detta “astensionista”, sostiene la necessità del ricorso alla violenza rivoluzionaria come unica possibilità per le masse proletarie di conquistare il potere; rifiuta la partecipazione alle elezioni in quanto mera convenzione borghese e priva di reale valore.
1920 a Pietrogrado si tiene il II Congresso dell’Internazionale Comunista. L’assise è dominata da una grande fiducia nei confronti della prospettiva rivoluzionaria. In tutta Europa infatti, si registra una dirompente crescita dei movimenti di massa. Anche l’Italia è percorsa da rivolte operaie, scioperi e occupazioni di fabbriche. E’ un periodo che passa alla storia con il nome di “biennio rosso”. La rivoluzione sembra dietro l’angolo.
In questo quadro, il Cominform impone l'accettazione di ventuno condizioni - i cosiddetti “21 punti” - a tutti i partiti che vogliono entrare nell’Internazionale. In gran parte ispirati direttamente da Lenin, vengono approvati il 7 agosto 1920.
Il punto 7 recita:
“I partiti che vogliono aderire all'Internazionale Comunista sono tenuti a riconoscere la necessità di una frattura completa e assoluta con il riformismo e con la linea politica del "centro", e a propugnare il più diffusamente possibile questa frattura tra i propri membri. Senza di ciò non è possibile nessuna linea politica coerentemente comunista. L'Internazionale Comunista esige assolutamente e categoricamente che si operi tale frattura il più presto possibile. L'Internazionale Comunista non può accettare che dei noti opportunisti, come Turati, Modigliani, Kautsky, Hilferding, Hilquit, Longuet, MacDonald e altri abbiano il diritto di apparire quali membri dell'Internazionale Comunista. Ciò non potrebbe non portare l'Internazionale Comunista ad assomigliare per molti aspetti alla Seconda Internazionale, che è andata in pezzi”.
La separazione del PSI è dunque solo questione di tempo. Resta solo da vedere se ci sarà una espulsione a destra o una scissione a sinistra.
Ma al congresso di Livorno del ‘21 avviene un imprevisto. Una parte della corrente massimalista, quella facente capo a Menotti Serrati, rifiuta di espellere Turati, Treves e D’Aragona temendo in questo modo di alienarsi buona parte delle simpatie del mondo operaio. I riformisti infatti non solo controllano la maggioranza del gruppo parlamentare, ma soprattutto la CGIL, il sindacato dei lavoratori. Menotti Serrati osserva che il PSI, unico tra i partiti socialisti occidentali, si è opposto all’ingresso dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale, e che non ha mai partecipato a governi a guida borghese; Serrati non è disposto ad obbedire al diktat di Lenin, che nulla sa – dichiara – della storia del socialismo italiano.
L’ala sinistra del partito però, i comunisti duri e puri, sono irremovibili. Bordiga, Gramsci, Togliatti, Terracini e altri abbandonano i lavori del congresso e si riuniscono presso il teatro San Marco. E’ il 21 gennaio 1921, il giorno della nascita del Partito Comunista d’Italia.
Sono tante le scissioni che hanno caratterizzato la storia della sinistra italiana, ma questa è certamente la più importante e gravida di conseguenze. Nell’immediato infatti non c’è da organizzare la rivoluzione dei soviet, ma da impedire l’avvento del fascismo e la scissione comunista finisce per indebolire lo schieramento di sinistra e favorirà la salita al potere di Mussolini. Il Partito Comunista è numericamente troppo esiguo per opporsi concretamente al fascismo, e il partito socialista rimarrà ancora a lungo preda dei conflitti interni tra i resti della corrente massimalista e i riformisti.
Karl Marx, filosofo ed economista tedesco, che scrive tra il 1847 e il 1848 Il Manifesto del Partito Comunista, su invito della Lega dei comunisti. L'opera si apre con la frase rimasta nell'immaginario collettivo: "Uno spettro si aggira per l'Europa, lo spettro del comunismo"
Friedrich Engels, filosofo e uomo politico tedesco, legato da una collaborazione e profonda amicizia con Karl Marx, con il quale elabora il Manifesto del Partito Comunista
Amadeo Bordiga, rappresentante della corrente comunista al Congresso di Livorno e uno dei protagonisti della scissione e della nascita del Partito Comunista d'Italia.
Antonio Gramsci a Livorno fa parte della corrente scissionista. Membro del Comitato Centrale del nuovo partito dal gennaio 1921, di cui ne diventa segretario nel 1924, allontanandosi dalle posizioni di Bordiga.
Filippo Turati, una delle figure politiche di maggior rilievo presenti a Livorno. Durante il Congresso guida la corrente dei riformisti e il suo intervento, che lui stesso definisce come un testamento spirituale, si trasforma in una vera e propria riflessione sull'identità socialista. Si mostra preoccupato per il problema della violenza e auspica una collaborazione con i popolari e i liberali contro gli emergenti fascisti.
Giacinto Menotti Serrati, direttore de L'Avanti! fino al 1922, anima della fazione della corrente massimalista a Livorno. Si rifiuta di espellere Turati Treves e D'Aragona dal Congresso
Il comunista bulgaro Christo Kabakchev, presente a Livorno a rappresentanza della Terza Internazionale, chiede a nome di Lenin l'espulsione dei riformisti, considerati nemici dei principi del socialismo rivoluzionario scientifico
Ruggero Grieco redige la dichiarazione letta da Bordiga il 21 gennaio 1921, con la quale la fazione comunista abbandona i lavori del XVII Congresso del Partito Socialista per riunirsi al teatro San Marco e per fondare il Partito Comunista d'Italia
Due colonne, unica cosa che resta oggi del teatro San Marco a Livorno, in cui il 21 gennaio 1921 i componenti dell'ala sinistra del partito Socialista, fondano il nuovo partito, che diventerà il più grande partito comunista del mondo occidentale
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