Il porto di Palermo |
L’autorità di Sistema del mare presenta i suoi risultati, il presidente Monti: «Negli scali dell’Isola crescita triplicata e più occupazione. La Sicilia hub per il rientro delle imprese»
Davide Ferrara
Si può fare. È il grido che si è sollevato ieri dal salotto del Cruise terminal, la nuovissima struttura all’interno del porto, che ha ospitato personaggi d’eccezione come Edward Luttwak, Paolo Mieli, Massimo Ponzellini, Simone De Marchi, Cristina Busi Ferruzzi e, in collegamento da remoto, i ministri delle Infrastrutture e vice premier Matteo Salvini e per le Politiche del mare Nello Musumeci, moderati dai giornalisti Nicola Porro e Luca Telese al convegno “Noi, il Mediterraneo”.
La celebre frase di Gene Wilder nel film Frankenstein junior, può essere considerata la versione più moderna della famosa esclamazione Eureka attribuita all’antico matematico Archimede: una scoperta sensazionale, che può aprire una strada del tutto nuova e colma di speranze. E forse non è un caso che proprio il matematico fosse di origini siciliane, siracusano per la precisione: l’incredibile, infatti, parte proprio dall’Isola e dal suo capoluogo, dove Pasqualino Monti, presidente dell’autorità di sistema portuale del mare di Sicilia occidentale, è riuscito a trasformare gradualmente il volto del porto cittadino e la sua economia: «È il momento in cui dalla Sicilia parte un messaggio al Paese - ha detto Monti -. Le cose si possono fare: nell’ultimo anno abbiamo fatto circa il 300% in più di volumi movimentati all’interno dei nostri scali rispetto al 2018, anno in cui è partito il nostro piano industriale, abbiamo incrementato l’occupazione da 19 mila a 23 mila addetti e legato il mercato per i prossimi 25 anni alle nostre realtà portuali».
Tutto in soli quattro anni: nel 2018 il bacino Fincantieri era in grado di fare solo tronconi, ora «entro la fine di gennaio sarà varata la prima nave che è stata commissionata dal Qatar - ha proseguito il presidente dell’Autorità portuale -. Ed è una nave militare di 130 metri».
Il cambiamento di... rotta dei porti siciliani, però, tenta di intercettare un nuovo assetto di equilibri geopolitici, che riportano il Mediterraneo a giocare nuovamente un ruolo centrale negli scambi economici. Una grande opportunità per la Sicilia, che ora più che mai ha bisogno di infrastrutture e grandi investimenti». Monti rilancia: «Impegniamo il governo a candidare la Sicilia quale hub internazionale per il reshoring, quel fenomeno economico che consiste nel rientro in Italia delle industrie delocalizzate all’estero. Chiediamo con forza che, nell’ambito delle zone economiche speciali (Zes), ci sia una riforma che consenta di incrementare i poteri economici, promozionali e amministrativi dei commissari e dei presidenti».
«Assicuro la massima attenzione perché l’isola sia centrale non solo geograficamente ma anche economicamente» aggiunge Musumeci -. La necessità è di mettere assieme le filiere che producono economia del mare e entrare nel sistema fieristico e congressuale: siamo fuori da questo segmento di turismo». Poi il ponte sullo Stretto: «È un diritto per la Sicilia - ha sottolineato Salvini -. Sarà un acceleratore di opere pubbliche. Lo faremo in due anni». Una promessa audace, in quella che adesso vorrebbe diventare la terra dei fatti e non più delle chiacchiere e sembra avere finalmente fame di futuro. Tempo in cui, secondo il giornalista Paolo Mieli, il ponte proietterebbe la Regione: «Il ponte di Messina, se supportato da ferrovie, porti e autostrade, proietta la Sicilia nel futuro e credo debba essere fatto anche in ossequio alla storia: per due volte è stata fatta l’Italia e per due volte è stata fatta da qui». Ma l’ostacolo maggiore sembra essere sempre lo stesso: «In questo Paese abbiamo un grande tumore che è la burocrazia - sottolinea Monti - non possiamo essere ostaggio di chi sta dietro una scrivania. Penso che oggi per le infrastrutture strategiche ci sia la necessità di ottenere il via libera ambientale in 45 giorni». Parole a cui fanno eco quelle del vice premier: «Stiamo lavorano alle modifiche del codice degli appalti. Più si snelliscono i processi, meno rischio c’è di corruzione». (*DAVIFE*)
GdS, 22/12/2022
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