di SALVATORE PICONE
Una riunione di scrittori in Sicilia. Anzi, un’ideale conversazione a più voci degli autori, non solo italiani, attraverso i loro volti e i loro sguardi nati dalla mano del pittore italo- argentino Silvio Benedetto: « C’è bisogno di tornare alla conversazione in questo tempo di protagonismo assoluto sui social. Non si ascolta più chi scrive, chi fa arte, chi cerca di fare un ragionamento».
Silvio Benedetto, da cinquant’anni stabile in Sicilia, terra che lo ha stregato, ha richiamato a sé, come in un sogno, gli scrittori che ha amato e conosciuto, finendo per attrarre (e ritrarre) anche i volti di altri autori del Novecento. Tutti intorno a Pier Paolo Pasolini, nel centenario della sua nascita. «Avevo bisogno di rivedere i loro occhi, i loro sguardi – dice l’artista nato a Buenos Aires 85 anni fa – e così nasce questa mostra che ho voluto si facesse a Racalmuto, a casa di Leonardo Sciascia, scrittore che si affidò alla ragione per leggere e capire il mondo, uomo che parlava poco e ascoltava tanto. Oggi è tutto al contrario».
Dacia Maraini |
Oltre cinquanta opere, una galleria di ritratti di scrittori in mostra da oggi nel paese dell’autore del “Giorno della civetta”, esposte nella “Stanza dello scirocco” accanto alle opere di Silvia Lotti, in mostra nella casa dove visse gli anni dell’infanzia e della giovinezza Sciascia, da diversi anni diventata meta dei viaggiatori attratti dalla “ Strada degli scrittori” e quindi museo aperto e vivo. «Si doveva partire da qui – tiene a precisare Silvio Benedetto – se pensiamo che lo stesso Sciascia ha voluto in questo piccolo paese una importante raccolta di ritratti di scrittori che lui nel tempo aveva raccolto».
Un dialogo che continua, dunque. E non solo con i volti di scrittori e scrittrici, ma con le loro opere e il loro pensiero. Forte simbiosi tra letteratura e pittura: «Sono tanti ritratti che ne fanno uno solo, intellettuali e pensatori che si riuniscono idealmente perché il mondo va a rotoli», spiega l’artista da anni residente a Campobello di Licata, dove realizzò, una quarantina di anni fa, il parco della Divina Commedia, un museo a cielo aperto che non gode più l’attenzione che dovrebbe.
Ed eccoli Pablo Neruda, Eduardo De Filippo, Vincenzo Consolo, Lucio Mastronardi, Alberto Moravia, Pierre Klossowski, Michele Perriera, Andrea Camilleri, Samuel Beckett, Carmelo Bene, Julio Cortàzar, Franco Cordelli, Dacia Maraini. E ancora: Federico Garcìa Lorca, Vladimir Majakovskij, Giuseppe Ungaretti, Samuel Beckett, Grazia Deledda e tanti altri. E poi i prediletti, Jorge Luis Borges, Kafka, Pirandello e Leonardo Sciascia. E, naturalmente, Pier Paolo Pasolini.
«Immagino tutti questi scrittori legati dal potere della parola riunitisi nel cuore della Sicilia per conversare con Pasolini che con le sue provocazioni teneva il dibattito politico e culturale acceso, non solo per le cose che diceva e scriveva, ma proprio perché molti non condividevano spesso le sue opinioni, ma restavano comunque d’accordo con lui – spiega l’artista – lo stesso Sciascia disse apertamente che stava sempre dalla parte di Pasolini anche quando aveva torto. Questa vivacità nel dibattito era interessante. Oggi chi dice qualcosa non condivisa viene isolato. Cerchiamo solo i like».
Per l’artista argentino – così anche per la compagna Silvia Lotti, che espone a “Casa Sciascia” disegni e grafiche interamente dedicate all’autore di Casarsa – questi ritratti, che resteranno in mostra fino alla prossima primavera, somigliano apaesaggi in continuo mutamento: «Ho immaginato Sciascia, che scrisse sulla mia Santa Teresa, opera distrutta dall’incendio del 1973 al Palace Hotel di Mondello, con i suoi occhi che vedevano un’Italia che poteva andare a rotoli e accanto a lui il sole della sua Sicilia sempre più rosso, pronto a scoppiare. E Vincenzo Consolo, rigoroso e di poche parole, circondato dal mare di Sant’Agata di Militello, gli scogli grigi come lui. Quando ci incontravamo lo vedevo amareggiato, silenzioso. Ogni ritratto, naturalmente, ha un suo racconto anche nella tecnica. Spesso la pittura è monocroma, velata. Ma dipingendo Pasolini non poteva mancare la materia che quasi viene fuori violentemente dalla tela».
Dentro questo rondò di scrittori, c’è anche un cardinale, Salvatore Pappalardo ritratto assieme a Guttuso e Sciascia. Una grande tela degli anni Settanta, come se fosse una pala d’altare: « In quegli anni – ricorda il pittore – erano i tre cardinali di Palermo. Sciascia mi difese, come tanti altri intellettuali, quando nel Natale del 1974 Vito Ciancimino, allora capogruppo della Dc, chiese e ottenne di far smontare da piazza Politeama una grande installazione di 33 metri, il “ Cristo dei minatori”. Ci fu uno scandalo, si discuteva sulle scelte artistiche. Si ragionava, insomma». Silvio Benedetto con questa “conversazione immaginaria” di grandi letterati a Racalmuto raggiunge il traguardo della metapittura. Un modo per incontrare lui stesso dentro una vecchia sala di un circolo affollata di personaggi letterari. Per ascoltarli, come ha fatto con tanti di loro quand’era giovane. Come un nipote che cerca di rincontrare i propri nonni, lontani ormai da questo pianeta, per ammirarli e riconoscersi dentro l’affascinante, per dirla con Borges, gioco di specchi e di sogni.
La Repubblica Palermo, 30/12/2022
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