PIETRO SCAGLIONE
La splendida isola di Ischia (al centro delle cronache di questi giorni per la devastante alluvione con bilancio drammatico di 11 morti, numerosi feriti, centinaia di sfollati e danni ingentissimi) ebbe da sempre legami storici, culturali e letterari con la Sicilia.
Nell'era Avanti Cristo, la fondazione di Cuma (l'antichissima colonia greca risalente al 740 A.C. circa) ed il suo rapido sviluppo scatenarono le ire degli Etruschi dell'Italia centrale e le ire dei Fenici che avevano fondato in Africa la città di Cartagine.
Per battere Cuma, gli Etruschi si allearono strategicamente con i Cartaginesi. I cumani spaventati chiamarono in loro aiuto, nell'anno 474, il sovrano Gerone, re di Siracusa.
In una epica battaglia navale che si svolse nelle acque tra Ischia e Cuma, Gerone sconfisse i nemici.
I Cumani come forma di riconoscenza gli regalarono l'isola di Ischia.
Pindaro, il grande poeta e scrittore, nei suoi versi decantò la grande vittoria di Gerone che divenne Signore d'Ischia, dominando i mari del golfo di Napoli e Gaeta.
Così nacque sull'isola una colonia siracusana. Essa ebbe vita breve perchè, dopo pochi anni, i siracusani abbandonarono Ischia a causa di terremoti ed eruzioni.
Oltre un millennio dopo, nel 1282, vi furono i Vespri Siciliani, l'insurrezione scoppiata a Palermo all'ora del vespro del lunedì di Pasqua contro Carlo I d'Angiò. La rivolta diede inizio all'omonima guerra che, conclusa dalla Pace di Caltabellotta (1302), sancì la cacciata degli Angiò e l'attribuzione della corona a Pietro III d'Aragona (1239-1285), che in quanto marito di Costanza, figlia di Manfredi, rivendicava i diritti dell'estinta dinastia sveva. Gli Aragonesi, dunque, subentrarono agli Angioini.
Nel periodo in cui Ischia appartenne alla Sicilia (1287-1299) fu ambientata la sesta novella della quarta giornata del Decamerone, in cui Giovanni Boccaccio narrò il rapimento, da parte di marinai siciliani, di Restituta Bulgaro, una bellissima ragazza ischitana, che venne poi liberata dal suo giovane innamorato, nipote di Giovanni da Procida.
Le ricerche del professore Salvatore Fodale (genero di Leonardo Sciascia) attestarono la presenza di numerosi ischitani in Sicilia, confermata anche, nella toponomastica palermitana, dal nome di un cortile detto degli Ischisani. In quel periodo comparvero toponimi di villaggi rimasti inalterati fino ai nostri giorni, mentre altri rimasero oscuri. Il Castello cominciò ad assumere la propria funzione di protezione rispetto ai casali sparsi; si sviluppò il centro Borgo Mare o Borgo Celsa (l’odierna Ischia Ponte), ove, fra l’altro, sorse il complesso del convento agostiniano di Santa Maria della Scala.
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