giovedì, dicembre 22, 2022

Il Natale? I primi a non credere sono i cosiddetti credenti


di Padre Giovanni Calcara domenicano

“Venne tra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,11-12).


Per chi viene Gesù?

La prima verità che bisogna meditare, quindi, è quella di riconoscere che coloro che non hanno accolto e creduto in Gesù, non sono i lontani-disgraziati-peccatori ma i “suoi”. Cioè, noi: i credenti (cosiddetti), praticanti (forse a Natale e Pasqua, ma sempre presenti alle occasioni quali i funerali-matrimoni-battesimi per dovere…), che distinguiamo tra vita personale e pubblica, disposti ad accogliere in casa gli animali ma non le altre creature, ad accettare che l’economia e il profitto prevalgano sul bene della persona e della comunità, che sia considerata solo cronaca certe notizie (femminicidio, morti sul lavoro, naufragio dei profughi), a pretendere la salvaguardia del creato e a violentare la madre terra-natura, a considerare inevitabili corruzioni-mafie-illegalità di ogni genere.

I “figli” sono quelli che credono in Lui, che cerca i “veri adoratori in spirito e verità”, non quelli che dicono solo “Signore… Signore”.

Coloro che “piangono, perché saranno saziati”, coloro che “hanno fame e sete di giustizia”. Coloro che “non si scandalizzano di me” come dice il Signore. A qualunque “razza, popolo, nazione, religione” appartengano: Gesù Cristo, Figlio di Dio viene per tutti gli uomini e le donne “di buona volontà”.

Egli ha detto: di essere la “luce del mondo”, ma noi preferiamo la luce degli addobbi natalizi; “Via, Verità e Vita” ma noi crediamo di più ai social e agli influencer; di preferire “gli ultimi posti”, noi invece cerchiamo il gradimento dei laike; di accumulare i beni “che non periscono” per la vita eterna e noi cerchiamo solo di “godere e sfruttare” l’attimo-il tempo-le persone, gli affetti; di “fare e dare” ai poveri che non hanno di che compensarci, noi esigiamo la riconoscenza e la gratitudine da parte di tutti.

Forse sarebbe il caso di chiedersi se oltre al Natale, non abbiamo perso il senso della vita. Lo “stupore” dei piccoli e degli ultimi, l’ “autenticità” dei gesti e delle parole, la “coerenza” tra vita e fede, l’ “umano” in ogni creatura, la “bellezza” della realtà e del creato, l’ “onestà” dei mezzi e dei fini.

Come i “pastori”, categoria sociale esclusa ed emarginata ai tempi di Gesù, lasciamoci anche noi guidare dalla voce dell’angelo: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia… è nato per voi un Salvatore che è Cristo Signore” (Lc 2,10).

Per tutti l’augurio di cercare l’ “essenziale” della vita, la sobrietà nelle scelte e anche degli addobbi natalizi e delle spese dei regali, come ci ha ricordato papa Francesco, per destinare l’equivalente ai fratelli dell’Ucraina e di tutti i bisognosi del mondo.

Lasciamoci “conquistare” dalla debolezza di Cristo che si fa uomo, che si fa come noi “per farci come Lui”: in fondo nulla toglie a noi, ma a noi tutto dona!

Sarà ancora Natale, ogni giorno, se noi lo “vorremo” come insegna madre Teresa di Calcutta. Oltre agli auguri, l’impegno di noi tutti a rendere questo mondo più umano e giusto, la Chiesa madre e comunità “accogliente e amorosa” verso ogni diversità. “Fratelli tutti” verso un’umanità riconciliata con se stessa, con il creato, con tutte le creature.

Un Natale “con pochi regali ma con tutti gli ideali realizzati” (Ada Merini).

sicrapress.it, 22/12/2022


https://sicrapress.it/il-natale-i-primi-a-non-credere-sono-i-cosiddetti-credenti/

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