Fabio Geraci
La commissione Antimafia regionale travolta dalle polemiche. Il vicepresidente Riccardo Gennuso, 31 anni, di Rosolini, figlio dell’ex deputato regionale Pippo, si è autosospeso dalla carica «dopo una lunga interlocuzione con il presidente Antonello Cracolici per il rispetto che ho per lo stesso organismo»: l’esponente di Forza Italia, infatti, sarebbe indagato assieme al padre per estorsione nei confronti dei dipendenti nell’ambito di una inchiesta della Procura di Palermo sulla gestione di una sala bingo.
Il caso era stato sollevato dall’Associazione per onorare la memoria dei caduti nella lotta alla mafia che, nei giorni scorsi sul Giornale di Sicilia, aveva anche espresso molte perplessità sulla reale utilità dell’organismo parlamentare in un intervento a firma del presidente Carmine Mancuso e di uno dei soci fondatori, Lino Buscemi: «Fuori da ogni
ipocrisia, così com’è la Commissione serve a poco – avevano sottolineato -. O le si attribuiscono poteri veri e incisivi e, dunque, facendola funzionare davvero, oppure è meglio sopprimerla per evitare di alimentare false speranze o, peggio, critiche e pesanti giudizi sul suo labile ruolo». L’associazione ha poi chiesto le dimissioni immediate di Gennuso: «La commissione non può avviare la propria attività facendo finta di niente – si legge in un comunicato - soprattutto ora che nell’opinione pubblica parrebbe affermarsi il convincimento, in base alla vigente normativa, della sua scarsa incidenza e utilità nella realtà sociale, istituzionale e amministrativa dell’Isola. Spiace constatare, inoltre, l’assoluto silenzio di tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione riguardo le gravi notizie che circolano sul conto di Gennuso padre, già deputato all’Ars, e del figlio neo eletto. Non hanno proprio nulla da dire il presidente dell’Ars e della Regione?». Ma non è tutto, la nota prosegue con una stilettata a Ismaele La Vardera: «Dove è finita la salace, censoria e fustigante indignazione dell’altro vice presidente della Commissione ed ex Iena televisiva impegnato, nel recente passato, a denunciare malcostume e malefatte di ogni genere?”, si domandano i responsabili dell’associazione. La risposta dell’altro vicepresidente dell’Antimafia, eletto con «Sud chiama Nord» di Cateno De Luca, giunge poco dopo con un post pubblicato su Facebook in cui suggerisce al collega di lasciare l’incarico: «Il vicepresidente Riccardo Gennuso è a giudizio per estorsione e deve fare un passo indietro – ha scritto La Vardera -. Non entro nel merito dell’accusa perchè non sarò mai giustizialista o manettaro, so che fino all’ultimo grado di giudizio è innocente. Però, non credo ci voglia tanto nel capire che in questo modo rischiamo di non essere un organo credibile a chi ci guarda da fuori».Accuse rimandate al mittente dallo stesso Gennuso: «Ho denunciato un capomafia di Palermo che risponde al nome di Cosimo Vernengo, condannato a 9 anni – spiega -. Si tratta di un colpo di bassa strategia politica da parte del mio caro amico Ismaele La Vardera che, essendo a conoscenza della mia vicenda giudiziaria, anzichè sostenermi nella lotta alla vera mafia, mi chiede di fare un passo indietro, esponendomi di conseguenza come bersaglio sensibile. Sono pronto sin da lunedì a presentarmi davanti al pm di Palermo per rendere dichiarazioni spontanee, nell’ambito del processo che si sta celebrando da cinque anni nel capoluogo siciliano. Sono sereno e consapevole di non avere commesso alcun reato. Se fosse stato il contrario, non avrei minimamente accettato la carica della Commissione speciale, fin dal primo giorno». Anzi Gennuso sostiene di aver denunciato due volte la mafia «quella di Siracusa e poi quella di Palermo dove mi sono presentato davanti ai giudici del tribunale, confermando le accuse. Questo clamore credo possa mettere a rischio la mia incolumità». In serata comunque la decisione di autosospendersi.
Il presidente Antonello Cracolici ha rimandato ogni decisione alla prossima settimana quando la commissione si riunirà per la prima volta: «Sarà in quella sede – aveva detto - che gli uffici della segreteria ed i funzionari dovranno verificare i casi di incompatibilità per i componenti dell’ufficio di presidenza» avvertendo che «se le notizie su Gennuso risultassero confermate la sua condizione lo renderebbe incompatibile con la carica di componente dell’ufficio di presidenza della commissione». All’attacco anche le componenti del Movimento 5 stelle della commissione Antimafia, Roberta Schillaci, e Jose Marano: «La scelta di Gennuso da parte del centrodestra è totalmente inopportuna e rischia di minare gravemente la credibilità dell’istituzione che va affidata a persone al di sopra anche del minimo sospetto. A Gennuso, auguriamo di dimostrare in sede processuale di essere del tutto estraneo agli addebiti che gli vengono mossi». (fag)
GdS, 11/12/2022
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