di Marta Occhipinti
Trent’anni dopo le stragi del ’ 92, l’aula bunker dell’Ucciardone viene intitolata ai giudici Falcone e Borsellino, vittime della mafia in due stragi del ’92 con le loro scorte.
Una cerimonia istituzionale, oggi alle 16, cui prenderà parte anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: un’iniziativa, nella giornata conclusiva del trentennale delle stragi, promossa e organizzata da Anm Palermo, Teatro Massimo, Fondazione Vittorio Occorsio e Fondazione Progetto Legalità, per far sì che la memoria e l’antimafia si facciano momenti di riflessione collettiva, anche attraverso la musica, con il ritorno, dopo 29 anni dalla sua prima rappresentazione in Cattedrale, del “Requiem per le vittime della mafia”: l’opera collettiva con il testo di Vincenzo Consolo e la partitura originale creata da sette compositori italiani, Marco Tutino, Lorenzo Ferrero, Carlo Galante, Paolo Arcà, Matteo D’Amico, Giovanni Sollima e Marco Betta.
L’opera oggi al teatro Massimo, alle 20,30, non è purtroppo aperta al pubblico, ma sarà visibile in streaming nel canale della web tv del Teatro. «L’arte è un valore di scelta, ti fa vedere la parte migliore di te e quindi ti tiene lontano da quella più negativa. Allora, a solo un anno dalle stragi, ci sembrò come di presentarci con gli aereoplanini di carta dinanzi al racconto di una tragedia — dice Marco Betta, sovrintendente del Teatro Massimo — ma oggi confermo che quella fu una scelta: quella di camminare nell’arte come messaggio di libertà. E questo nuovo secolo ci impone di rinnovare quella scelta».
Sull’iniziativa entra a gamba tesa Alfredo Morvillo, magistrato oggi in pensione e fratello di Francesca, la moglie di Falcone uccisa con lui a Capaci. Morvillo annuncia all’Adn-Kronos che diserterà le cerimonie per la presenza del sindaco Roberto Lagalla e del governatore Renato Schifani, cui rimprovera di aver accettato il sostegno elettorale di Totò Cuffaro e ( nel caso del sindaco)Marcello Dell’Utri, condannati per mafia. « In una giornata dedicata solennemente a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino — dice — non si può accettare di condividere questo momento con personaggi, inevitabilmente invitati, che non hanno nulla a che fare con i nostri amatissimi indimenticabili giudici. Personaggi che, dall’alto delle loro responsabilità istituzionali, non tralasciano dimandare alla cittadinanza messaggi di pacifica convivenza con ambienti notoriamente in odore di mafia, riconoscendo a soggetti, che hanno stretto accordi con la mafia, piena legittimazione etica e sociale, così calpestando il ricordo di chi per la lotta alla mafia ha dato la vita». Lo spettacolo al Teatro, non aperto al pubblico ma su inviti, vedrà la partecipazione di 1.200 studenti siciliani, famiglie delle vittime di mafia e magistrati. Perché «questo Requiem è un modo per continuare a parlare», come diceva Consolo. E arrivare, allora a rendersi conto, come afferma Giovanni Sollima che « c’è solo una metamorfosi del male ». La musica accende le parole, forti e precise della traduzione e riscrittura di Vincenzo Consolo. « C’è un solco, un punto di massima tensione, verso la fine dell’opera — dice Sollima — un punto dove si accende una luce e la parola brilla con una forza espressiva incredibile».
Lo spettacolo sarà introdotto, alle 16,45, nell’aula bunker, dal convegno “ Quando l’arte si fa strumento di legalità”, un momento di riflessione con giornalisti, artisti e magistrati che affronterà il tema di come le arti possano essere da stimolo alla ricostruzione del patto sociale rotto dagli attentati stragisti. Coordinano i lavori Melina Decaro, segretaria generale della Fondazione Vittorio Occorsio e Giovanni Salvi, presidente del Comitato scientifico della Fondazione Vittorio Occorsio. Presenti Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia, Luigi Salvato e Pietro Curzio, rispettivamente procuratore generale e primo presidente della Corte di Cassazione.
La Repubblica Palermo, 12/11/22
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