di PAOLA POTTINO
Il tempio dedicato a Giunone rimesso in discussione da una statua di Atena
Non solo San Casciano dei Bagni: l’archelogia italiana continua a riservare sorprese in grado di riscrivere la storia. Nel corso della terza campagna di scavi nella Valle dei templi, ad Agrigento, realizzata a settembre dal team di ricerca della Scuola Normale Superiore di Pisa, sono stati rinvenuti in prossimità del tempio D due frammenti di Atena, la dea greca della guerra con al braccio l’ègida — lo scudo mitologico di pelle di capra — risalenti a un periodo compreso tra la fine del VI e l’inizio del V secolo avanti Cristo. Una scoperta sorprendente dato che per molto tempo si è creduto che il tempio D fosse un luogo sacro attribuito al culto alla dea Giunone, o Hera.
Ora è tutto in discussione. Fino ad ora la zona era stata studiata sotto il profilo architettonico senza tenere conto che il tempio con il suo altare, in realtà popolano un’area molto più ampia. « Grazie alla collaborazione con il Parco archeologico della Valle dei templi e con l’archeologa Maria Concetta Parello — dice Gianfranco Adorno, responsabile del team di archeologi della Normale Superiore di Pisa — abbiamo avviato un progetto di ricerca durante il quale è stato aperto un nuovo saggio nella parte meridionale del tempio.
L’archeologia non smette di sorprendere, perché nel corso degli scavi sono stati rinvenuti i due frammenti relativi alla statuetta di Atena, l’unica dea elmata nel mondo greco. Il primo frammento, che riproduce le fattezze della dea con il suo elmo, è perfettamente riconoscibile. Il braccio, invece conserva parte dell’egida, lo scudo ricoperto di pelle che la dea portava sul petto, il cui pugno probabilmente doveva tenere la lancia. Non sappiamo se la piccola statua fosse in una posizione di guerriera oppure no. L’eccezionale ritrovamento cambia ovviamente l’interpretazione che era stata data dalFazello nel 1558 secondo cui, come scrisse nel De Rebus Siculis Decades Duae, il tempio era dedicato a Hera Lacinia. Fino allo scorso settembre, quindi, non ne sospettavamo l’esistenza, così come non sono stati rinvenuti altri reperti del genere su tutta la collina meridionale. Il colossale tempio di Zeus, ad esempio,non ha restituito statuette, iscrizioni o dediche, anche se la sua attribuzione basata su fonti letterarie come quelle scritte da Diodoro Siculo, è abbastanza certa. Anche il tempio A, che alcuni hanno attribuito ad Eracle, mentre io lo attribuisco ad Apollo, avrebbe bisogno di ulteriori indagini per cercare materiali diagnostici che possano o meno confermare la divinità tutelare del tempio».
I lavori degli archeologi, alla Valle dei templi, non si fermano mai. Nel 2019 sono stati avviati altri due cantieri che saranno ripresi nella primavera del prossimo anno. Il primo, si trova davanti al tempio della Concordia e qui gli archeologi sono riusciti a mettere in luce la vita della Valle dopo gli antichi. Uno studio archeologico approfondito, diffuso attraverso i canali divulgativi e scientifici.
« Aver trovato davanti al tempio della Concordia — spiega Maria Concetta Parello, che dirige i lavori finanziati dal Parco archeologico — una grandissima calcara, ci racconta ad esempio la trasformazione del luogo nei secoli. Solitamente non andiamo alla ricerca dell’oggetto in sé, ma puntiamo piuttosto alla ricostruzione della storia di quel determinato luogo». Sempre sulla collina, è stato condotto un altro scavo che questa volta non riguarda le aree sacre, ma un quartiere residenziale, messo in luce da pochi anni. Si tratta della distruzione della città nel 406 avanti Cristo, quando i suoi abitanti fuggirono come profughi. Nell’area, gli archeologi hanno trovato le case nel momento in cui sono state abbandonate e successivamente incendiate dal nemico.
La Repubblica Palermo, 18/11/2022
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