Roberto Speranza
di Concetto Vecchio
L'intervista al segretario di Articolo 1: "Serve un partito nuovo che torni alla questione sociale"
Roberto Speranza, come si salva la sinistra?
"Solo mettendo al centro la questione sociale. Le vite degli italiani: quelli che non ce la fanno da sempre e quelli che nella crisi si sono impoveriti".
Votano in prevalenza a destra ormai.
"Infatti la Costituente immaginata da Enrico Letta deve avere avviare una grande discussione sull'identità. Chi siamo? Chi vogliamo rappresentare?".
Voi di Articolo 1 ci sarete?
"Sì, entriamo e valuteremo passo dopo passo il percorso. Lo ha deciso domenica la direzione. Ma servirà un'operazione di sincerità, un processo straordinario. La sconfitta del 25 settembre è stata troppo dura per pensare di risolverla con una gazebata".
Cosa non ha funzionato?
"Quando passi nel volgere di un mattino da Giuseppe Conte capo dei progressisti alla celebrazione dell'agenda Draghi c'è un problema enorme che ha a che fare con l'incertezza della tua identità".
A parole i leader della sinistra ad ogni tornante ripetono di voler recuperare i ceti popolari.
"Non abbiamo altra scelta. Aggredire sul serio le disuguaglianze. Difendere il lavoro. Batterci per scuola e sanità pubbliche. Immedesimarci nei problemi di chi è alle prese col caro bollette. Essere terribilmente concreti. Ma per farlo davvero come prima cosa non dobbiamo cadere nella trappola della destra".
Quale sarebbe?
"La destra proverà a mettere l'opposizione dove gli fa più comodo, dove pensa di poter avere un vantaggio elettorale. La Lega ottenne il 34 per cento dei consensi alle Europee dopo che per mesi tutta l'attenzione mediatica era stata portata su barconi e scontri con le ong. Noi dobbiamo sicuramente batterci contro scelte che calpestano i diritti umani, ma non dobbiamo cadere nella trappola di chi vuole nascondere la grande questione dei problemi materiali della maggioranza degli italiani".
Perché dice che è un disegno?
"Attaccando le ong la destra nasconde i problemi reali degli italiani che invece devono essere il cuore della nostra opposizione".
Promette una svolta culturale?
"Serve una svolta. Per me il percorso costituente ha questo senso e non ha un esito scontato".
Ma i ceti di riferimento del Pd non sono più quelli popolari.
"Il Pd è nato in un tempo espansivo della globalizzazione, ora siamo in un mondo diverso. Serve un approccio nuovo. Un partito nuovo".
E come pensate di cambiare davvero la vostra narrazione?
"Tornando a difendere con forza gli interessi di una fascia maggioritaria di italiani nella fatica di ogni giorno. È il nostro primo dovere di opposizione. La questione sociale!".
La sinistra sa ancora come si fa a parlare alle periferie?
"Io penso di sì, ma per questo serve chiarezza sulla vostra identità. Quello che sei determina quello che fai. Deve percepirsi il cambiamento".
Articolo 1 ci aveva provato, perché non ha funzionato?
"Rivendico il lavoro fatto in questi anni tra mille limiti e difficoltà. Noi sin dalla nascita abbiamo indicato la strada della ricostruzione del centrosinistra. Abbiamo tenuto accesa una fiammella. Ora spero ci siano le condizioni per realizzare una sinistra di governo all'altezza della sfida".
Perché mai la gente dovrebbe fidarsi ancora di questi dirigenti?
"Sarà naturale anche l'affermazione di un nuovo gruppo dirigente. Ma il punto è con quali idee".
L'M5s li sta difendendo gli ultimi.
"Ma non può rappresentare la sinistra. Non può essere il Movimento di Beppe Grillo a fare la sinistra in questo Paese. Tra l'altro non ricordo un congresso del M5S sulla loro identità".
Lei però è per dialogarci.
"Certo, e non c'è contraddizione. Va aperta un'interlocuzione sulle Regionali, ma non possiamo regalargli la nostra bandiera".
Letta vuole aprire agli esterni.
"È un appello che condivido. Non basta né il Pd né Articolo Uno. Tutte le persone che hanno a cuore le sorti della sinistra devono essere parte di questo processo. Ricordo che Enrico Berlinguer disse agli studenti "entrate e cambiateci". Serve lo stesso spirito, per costruire una cosa nuova".
E chi può esserne il leader?
"Ma questo viene dopo, e sarà conseguente alla definizione dell'identità. Va costruita una nuova casa di tutti. Non ci sono padroni o ospiti".
Non è un processo troppo lento?
"Non è una settimana in più o in meno che fa la differenza, l'importante è discuterne nel profondo".
Come valuta le prime mosse di Giorgia Meloni?
"Mi sembra ancora in campagna elettorale più che al governo del Paese".
Il nuovo governo ha riammesso in corsia i medici No Vax.
"Sono preoccupato perché nei giorni scorsi sono diminuite le prenotazioni per la quarta dose dei vaccini: sono stati lo scudo che ci ha salvati. La stragrande maggioranza degli italiani lo ha capito".
Per Meloni voi eravate ideologici.
"A me pare esattamente il contrario. Hanno voluto strizzare l'occhio alla base No Vax, un pezzo del loro elettorato. Un mondo marginale ma verso il quale hanno un occhio di riguardo".
È a favore di Letizia Moratti candidato del centrosinistra in Lombardia?
"Il centrosinistra lombardo ha già espresso la propria opinione".
Com'è stata la sua collaborazione con l'assessore Moratti?
"Personalmente ho lavorato bene con lei, sui vaccini ha una posizione corretta. Non è un caso che ha rotto anche su questo: ci conferma cos'è diventata oggi la destra.
La Repubblica, 8/11/2022
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