di MIMMO MUOLO
Inviato sull’aereo papale
Gli auguri di buon lavoro al governo Meloni, prima donna premier in Italia: «È una sfida», ha commentato il Papa. Quindi il richiamo al dovere di salvare le vite in mare, seguito da una tiratina d’orecchie all’Ue, affinché non lasci soli Paesi come l’Italia, la Spagna, Cipro e la Grecia nella gestione dei migranti nel Mediterraneo. E poi la guerra in Ucraina con la denuncia degli imperialismi e del commercio delle armi, vera piaga che alimenta i conflitti, soprattutto quelli dimenticati, come nello Yemen. Ancora: il ruolo pubblico della donna e la sua uguaglianza rispetto agli uomini: «Se non la riconosce, una società si impoverisce».
Per terminare con la piaga degli abusi nella Chiesa («mai più coperture») e i problemi della Chiesa tedesca. Sono i principali argomenti toccati dal Pontefice, apparso in buona forma nonostante le fatiche del viaggio, durante la conferenza stampa sul volo di rientro dal Bahrein. Un viaggio che negli oltre 50 minuti di colloquio con i giornalisti (Francesco, giunto nel settore stampa dell’aereo sulle sue gambe, si è poi seduto per rispondere), il Papa ha definito «di incontro», nel segno del «dialogo interreligioso con i musulmani e del dialogo ecumenico con Bartolomeo» (il patriarca di Costantinopoli, ndr).
In particolare, Francesco ha dato un’articolata risposta alla domanda sulla questione delle navi cariche di migranti ancora in attesa di attraccare. Partendo da due principi. Uno: «Vanno accolti, accompagnati, promossi e integrati ». Due: «La vita va salvata in mare, perché il Mediterraneo è diventato un cimitero, forse il più grande cimitero del mondo» e i migranti devono sottostare, prima di imbarcarsi, «a varie forme di schiavitù». Ma sulla questione deve esserci una concertazione a livello di Unione Europea. «Ogni governo della Ue deve mettersi d’accordo su quanti migranti può ricevere – ha detto il Pontefice -. Al momento sono quattro i Paesi che li accolgono: Cipro, Grecia, Italia e Spagna. Ma la politica dei migranti va concordata tra i Paesi e l’Unione. Non si può lasciare a Cipro, Grecia, Italia e Spagna l’accoglienza di tutti i migranti che arrivano sulle spiagge» (nella serata di ieri è arrivata una reazione dell’Ue: «Non commentiamo le dichiarazioni del Papa. Tuttavia, ricordiamo che l’Unione fornisce un supporto concreto, anche economico, all’Italia nella gestione della migrazione», ha detto all’Agi Anitta Hipper, portavoce della Commissione per gli affari interni).
Quanto al caso di questi giorni, il Papa ha notato: « Ho sentito che hanno fatto sbarcare bambini e donne, o almeno l’intenzione c’era. Ma l’Italia e questo governo, o anche un governo di sinistra, non possono fare nulla senza l’accordo a livello europeo e la responsabilità europea». Francesco ha quindi citato Angela Merkel quando diceva che «il problema dei migranti va risolto in Africa». E si è detto d’accordo. «Se vogliamo risolvere i problemi dei migranti, risolviamo i problemi dell’Africa con un piano di aiuti».
Quindi il Pontefice si è soffermato sul governo Meloni. «Inizia ora, e io auguro sempre il meglio ad un governo perché il governo è per tutti e spero che possa portare l’Italia avanti. Ma vorrei dire agli altri – ha aggiunto -, quelli che sono contrari al partito vincitore, di collaborare con la criticità e l’aiuto. Ma un governo di collaborazione, non un governo dove ti levano il piso (parola che in spagnolo significa terreno, ndr), ti fanno cadere se non ti piace una cosa o l’altra. Per favore su questo io chiedo una responsabilità. Ma vi pare giusto che l’Italia dall’inizio del secolo abbia avuto almeno 20 governi? Ma finiamola con questi scherzi».
L’uguaglianza delle donne.
Sul tema dei diritti delle donne, toccato durante il viaggio, gli chiedono un commento anche in relazione alla drammatica situazione in Iran. Francesco non nomina mai il Paese degli ayatollah, ma non ha dubbi. Bisogna smetterla con pratiche «criminali » come l’infibulazione e con pensieri del tipo «le donne sono materiale usa e getta o specie protetta». Invece bisogna lottare per l’uguaglianza tra l’uomo e la donna, perché «le donne sono un dono» e non un cagnolino dato da Dio all’uomo per divertirsi ». Per questo «una società che non è capace di mettere la donna al suo posto non va avanti ». Porta anche degli esempi il Papa: le donne economiste e quelle che in Vaticano fanno meglio degli uomini. Quindi conclude: «Una società che cancella le donne dalla vita pubblica è una società che si impoverisce. Il maschilismo uccide l’umanità».
Ucraina e negoziati di pace
In merito alla guerra in Ucraina gli chiedono della sua richiesta di trattative per mettere fine alle ostilità e se ha avuto modo di parlare con Putin. Il Papa, che nell’incontro con gli operatori pastorali al Sacro Cuore di Manama (ultima tappa del viaggio) aveva pregato per la «martoriata Ucraina: che la guerra finisca», sull’aereo ricorda che la Santa Sede sta facendo tutto ciò che è possibile. Poi rivà alla sua visita all’ambasciata russa il giorno dopo lo scoppio del conflitto. «All’ambasciatore ho detto che ero pronto anche ad andare a Mosca. Mi è arrivata la risposta di Lavrov, “grazie non è necessario”. Ho parlato due volte con Zelensky. La Santa Sede fa quello che deve fare. Colpisce la crudeltà – ha aggiunto il Pontefice - che non è del popolo russo, ma dei mercenari e dei soldati che vanno a fare la guerra come si va a un’avventura. Ho affetto per popolo russo e anche per popolo ucraino. Come è possibile che ci siano state tre guerre mondiali in cento anni? Perché questa è una guerra mondiale. Quando gli imperi si indeboliscono fanno una guerra anche per vendere le armi. Oggi la calamità più grande è l’industria delle armi. Se in un anno non si facessero più armi finirebbe la fame nel mondo. Pensate allo Yemen - rimarca il Papa -, più di dieci anni di guerra, i bambini non hanno da mangiare. I rohingya nel Myanmar è terribile, in Etiopia spero che si fermi qualcosa dopo l’accordo. Ma siamo in guerra dappertutto. Ora ci tocca da vicino in Europa. Pensate alla Siria, 13 anni di guerra e nessuno sa cosa succede li dentro. E poi c’è il Libano. Voi giornalisti siate pacifisti, parlate contro le guerre. Ve lo chiedo per favore».
L’appello per il Libano
A proposito del Paese dei Cedri, rispondendo a una precedente domanda, Francesco ha espresso il suo dolore «perché, come ha detto un Papa prima di me, il Libano non è un Paese, ma un messaggio, con un significato grande. Ne approfitto per fare un appello ai politici libanesi. Guardate il Paese e mettetevi d’accordo. Prima Dio e la pace, mettete in secondo piano gli interessi di parte». Anche in mattinata, nella chiesa del Sacro Cuore a Manama, il Papa aveva accennato al Libano, assicurando la sua «preghiera e vicinanza a quell’amato Paese, così stanco e provato, e a tutti i popoli che soffrono in Medio Oriente».
L’orrore degli abusi
Un giornalista francese gli chiede dei nuovi casi di abuso scoperti in Francia e insabbiati a suo tempo. Il Papa risponde che era una prassi del passato usata non solo nella Chiesa. Ma ora indietro non si torna. «La Chiesa è decisa e voglio ringraziare la eroicità del cardinale O’Malley che ha sentito il bisogno di istituire la commissione per la tutela dei minori. Ma c’è anche dentro la chiesa chi non condivide. E’ un processo e lo stiamo facendo con coraggio, ma non tutti abbiamo coraggio. A volte c’è la tentazione dei compromessi, Ma la volontà della Chiesa è di chiarire tutto. Negli ultimi mesi, per esempio, ho ricevuto due segnalazioni su vecchi casi non giudicati bene, ho chiesto di studiarli di nuovo. Facciamo quello che possiamo. Ma soprattutto dobbiamo sentire la profonda vergogna di queste cose brutte. E’ una grazia la vergogna».
La Chiesa tedesca.
Ai cattolici tedeschi - ha sottolineato il Papa in risposta a un’altra domanda - dico che la Germania ha una grande e bella Chiesa evangelica. Io non ne vorrei un’altra che non sarà mai tanto buona come quella. La voglio cattolica, in fratellanza con la evangelica. A volte si perde il senso religioso del popolo, il santo popolo fedele di Dio, e cadiamo nelle discussioni politiche ecclesiastiche di congiuntura». Occorre invece riscoprire «quella religiosità semplice che si trova nei nonni». In pratica le radici. «E la radice della religione è lo schiaffo che ti dà il Vangelo, l’incontro con Gesù Cristo vivo. E da lì viene tutto: il coraggio apostolico, andare nelle periferie, anche le periferie morali della gente, per aiutarli. Ma se non c’è l’incontro con Gesù Cristo ci sarà un eticismo travestito da cristianesimo».
Il bilancio del viaggio
La conferenza stampa era cominciata con un bilancio a caldo del viaggio. Il Papa lo ha definito «un viaggio di incontro» con la finalità del dialogo. Ma per dialogare, aveva detto, bisogna avere una forte identità. Quindi Francesco ha detto di essere rimasto colpito dalle cose che sono state dette dal Consiglio islamico degli Anziani sul creato e sulla sua salvaguarda, che è una preoccupazione comune. E in merito alla sua amicizia con il grande imam di al Azhar, più volte incontrato nel corso del viaggio, ha svelato che l’idea del documento di Abu Dhabi (cui poi egli si è anche ispirato per scrivere l’enciclica Fratelli tutti è nata durante un pranzo in Vaticano.
Avvenire, 8/11/2022
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