NADIA URBINATI*
I buoni libri sono come i vini pregiati, migliorano con l'età. Destra e sinistra di Norberto Bobbio è un buon libro. Uscì nel 1994. Proponeva una distinzione netta tra destra e sinistra sul crinale dell'eguaglianza. Allora, quella distinzione era ancora materia di analisi teorica. Ricordo un collega americano che, all'uscita dell'edizione inglese, commentò che, certo, l'idea era giusta, ma troppo astratta.
La destra di allora era, del resto, non ancora espressa in tutte le sue potenzialità antiegualitarie: negli Stati Uniti, nemmeno la rivoluzione neoliberale di Ronald Reagan era riuscita a incardinare l'identificazione della destra con la ripulsa dell'eguaglianza. Ma la strada delle idee è più veloce di quella delle politiche. Quella disegnata da Bobbio era la strada giusta, anzi un'autostrada veloce e liscia che faceva vedere il cambiamento in corso nelle società democratiche. Con la fine della cooperazione post bellica la democrazia politica si è preparata al ritiro dalla società. E questo ha contribuito a gonfiare le vele della destra. Più lo stato si ritirava dal compito di contenere le diseguaglianze, più la morsa del darwinismo sociale stringeva la società, agevolando l'ideologia della diseguaglianza.
I frutti li vediamo oggi: la destra ha svestito gli abiti di riguardo e si mostra nella sua identità, come aveva visto Bobbio. È gerarchica e crede che le persone non siano eguali, non nelle razze (nella gerarchia delle quali la destra crede senza dubbio) e non all'interno delle razze. La superiorità della razza bianca non è proprio superiorità di tutti i bianchi: la gente bianca fallita è forse ancora più disprezzata dei non bianchi, che per i gerarchici di tutti i tempi e luoghi sono comunque inferiori e destinati al fallimento. Nel passato pre democratico, la destra antiegualitaria si alimentava dell'ideologia degli individui superiori. Oggi incorpora la favola neoliberale della meritocrazia; se ne serve per giustificare il taglio di ogni politica sociale, addossando a chi è povero la responsabilità della propria condizione. Intere aree del paese saranno tra non molto come le favelas brasiliane. La destra al governo ha già mostrato quanto una democrazia può maltrattare i propri cittadini, quei sovrani democratici ai quali chiede il consenso. I sovrani democratici dichiarati uguali dalla Costituzione saranno tra qualche anno così diseguali da non credere più nella Costituzione, che a quel punto sembrerà lontana dalla realtà e bisognosa di un cambiamento radicale, aggiustata a una società diseguale. Ci si illude se si pensa che le democrazie sono forti e capaci di resistere alle tempeste economiche e sociali, che sono inscalfibili. L'impoverimento della popolazione democratica è il nemico naturale della democrazia politica.
Nadia Urbinati
* politologa
domani.it, 29/11/2022
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