dalla inviata di Repubblica Anna Lombardi
Martedì 15, secondo gli esperti, il Pianeta raggiunge una nuova cifra tonda: un miliardo di persone in più rispetto a 12 anni fa, il doppio del 1974. Ma è sempre più diseguale. Guterres (Onu): “Un abisso da colmare o saremo dominati da crisi e conflitti”
NEW YORK - Appena nato e già il peso di 8 miliardi di persone sulle spalle. Sì, secondo proiezioni elaborate da una nutrita squadra di matematici, sociologi, demografi ed esperti di statistica delle Nazioni Unite è venuto al mondo oggi l’otto-miliardesimo abitante del pianeta. Un bebè che porta l’umanità a un nuovo record storico: raggiunto grazie ai progressi della medicina e al migliorato accesso a cibo, acqua potabile e servizi igienici capace, rispetto agli anni Novanta, di allungare l’aspettativa di vita media di un decennio, arrivata oggi mediamente a 72,8 anni.
Nell’era di cambiamenti climatici e squilibri economici, cotanta crescita desta però gravi preoccupazioni, tanto che il Segretario Generale dell’Onu Antonio Guterres lo ha detto chiaro: «Se non colmiamo l’abisso tra chi ha e chi non ha, ci troveremo in un mondo forte di 8 miliardi di persone dominato da tensioni, sfiducia, crisi e conflitti».
Il fatto è che in mezzo secolo siamo letteralmente raddoppiati: eravamo 4 miliardi nel 1974. Ma per passare da 7 a 8 miliardi ci sono voluti 12 anni. Segno che il ritmo di crescita ha iniziato a rallentare, fra l’altro scendendo per la prima volta (in 70 anni) sotto l’1 per cento annuo nel 2020, anno della pandemia. Gli studiosi confermano: tale ciclo non è eterno. Secondo le statistiche Onu saremo 8,5 miliardi nel 2030, 9,7 nel 2050 e 10,4 nel 2080, slancio determinato dalla giovanissima popolazione che attualmente popola il Pianeta. Ma poi ci assesteremo almeno fino al 2100. Previsione su cui fra l’altro non concorda l’Institute for Health Statistics and Evaluation dell’università di Washington: secondo cui il picco di 10 miliardi sarà raggiunto prima, già nel 2064: per poi cominciare a scendere assestandoci a circa 8,7 miliardi nel 2100.
Decennio più, decennio meno, in futuro la denatalità sarà determinante. L’attuale media di 2,3 figli per donna nel mondo – la metà rispetto ai 5 degli anni 50 – è destinata a scendere a 2,1 entro il 2050. A quel punto avremo una popolazione più anziana, con la longevità media che ulteriori progressi scientifici porteranno a 77,2 anni, con le donne a vivere mediamente 5,4 anni in più degli uomini. La crescita avverrà in aree specifiche. Certo, oggi le più popolate sono nell’Est del mondo: con 2,3 miliardi di persone, il 29 per cento della popolazione in Asia Orientale e 2,1 miliardi (il 26 per cento) in quella centrale e meridionale.
Con Cina e India, abitate da oltre 1,4 miliardi di persone ciascuna, e altri grandi nuclei concentrati negli Stati Uniti, Indonesia, Pakistan, Nigeria e Brasile. Ma la classifica dei Paesi più popolati è destinata a cambiare. La crescita globale da qui al 2050 avverrà in otto paesi: India, che a giorni strapperà alla Cina il primato di Paese più popoloso, Congo, Egitto, Etiopia, Nigeria, Pakistan, Filippine e Tanzania. E con il Vecchio Continente in costante declino, e oltre la metà all’aumento della popolazione concentrato nell’Africa subsahariana, si porranno nuovi seri problemi di risorse, istruzione e migrazioni globali.
La Repubblica, 14/11/2022
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