lunedì, ottobre 31, 2022

L’EVENTO. La rete di Libera contro le mafie internazionali


Lucas Manjon arriva dall’Argentina, si sta battendo perché nel suo Paese venga approvata una legge per restituire alla collettività i beni confiscati ai narcotrafficanti. Marcella Militello, che anni fa si trasferì da Agrigento in Belgio per motivi di studio, ha fondato un’associazione per parlare di mafia in un Paese che rischia di diventare un narco-Stato. Manuel Delia arriva da Malta, con l’associazione Repubblica si impegna perché sia fatta piena luce sull’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia. 

Ai Cantieri Culturali della Zisa sono arrivati da tutto il mondo per un incontro sull’antimafia organizzato da Libera: «A ventidue anni dalla Convenzione contro la criminalità organizzata transnazionale siglata a Palermo bisogna ripensare insieme strategie comuni» , dice don Luigi Ciotti, l’instancabile animatore della federazione di associazioni contro le mafie. Ricorda che un mese prima della strage di Capaci Giovanni Falcone parlò a Vienna, alle Nazioni Unite: «Chiese un impegno globale per la lotta alle mafie» , dice don Ciotti che cita Papa Francesco ( «Le mafie sono un problema mondiale» ). Il concetto chiave dell’antimafia resta uno solo: «Fare rete, per far fronte a una criminalità organizzata sempre più transnazionale» . L’animatore di Libera cita l’Europol: «Le mafie costituiscono un pericolo globale e crescente per la sicurezza degli Stati» . E accusa: «Una vergogna che non si sia parlato di mafia in campagna elettorale. Abbiamo bisogno di una politica sana che si occupi di questi temi». 


Libera punta ad essere motore di un grande progetto di antimafia mondiale: a Palermo, ci sono una decina di rappresentanti stranieri, tanti altri sono collegati in streaming.Quattro gli obiettivi: «L’uso sociale dei beni confiscati, l’anticorruzione, il contrasto alla tratta; il diritto alla verità» . Un messaggio forte, sostenuto dai magistrati in prima linea contro la criminalità organizzata. «Lo Stato deve impoverire i mafiosi» , il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia fissa un obiettivo ben preciso. «E non basta togliere i beni, il valore aggiunto è la restituzione alla collettività». Per comprendere la posta in gioco, il capo dell’ufficio inquirente offre un esempio:«Un chilo di cocaina vale 50 dollari in Colombia. Smerciata in Italia varrà 50 mila euro. Circola una gran quantità di denaro sporco, bisognerebbe porre degli ostacoli a tutto ciò. E dunque preoccupa sentire che si voglia innalzare la soglia all’uso del contante: è un’agevolazione di carattere generale a chi gestisce denaro nero e grigio». 
La lotta ai traffici mafiosi si intreccia con le indagini sui delitti impuniti: «In questi anni, nessuno di noi ha mai smesso di cercare la verità e mai smetteremo» , dice la procuratrice generale Lia Sava. Il presidente del tribunale Antonio Balsamo rimarca la necessità che venga tutelato il diritto alla verità. Le indagini finanziarie restano il vero nodo. «L’Unione europea ha messo in campo un organismo giudiziario unico che opera in ventidue Paesi, è la procura europea», racconta Geri Ferrara, procuratore europeo delegato. 
Ma è ancora la società civile ad avere un ruolo fondamentale: «Deve vigilare sui potenti che piegano le scelte pubbliche ai propri interessi», spiega il professore Alberto Vannucci. 

La repubblica Palermo, 31/10/2022

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