A soffrire pure la raccolta delle olive: richiamati figli e nipoti che studiano
di ANDREA D’ORAZIO
Il primo a rilanciare l’Sos, sabato scorso, è stato il presidente del Consorzio Doc Sicilia, Antonio Rallo, parlando non solo per le sue vigne ma a nome di tantissimi viticoltori dell’Isola: «La raccolta dell’uva non sarà mai così difficile come quest’anno a causa della difficoltà nel trovare braccianti. Un problema che registriamo sempre di più da quando esiste il reddito di cittadinanza». Ma l’allarme, in queste ore, non riguarda solo la vendemmia, perché il deficit di manodopera, come già accaduto nel 2021, si sta riproponendo pure tra gli olivicoltori, che da un capo all’altro dell’Isola non riescono a ingaggiare persone disponibili a «bacchettare» o «brucare» le olive sugli alberi. Traslato nelle campagne, è lo stesso paradosso rilevato da questo giornale negli alberghi siciliani durante la stagione estiva: il lavoro c’è, i lavoratori no.
Un paradosso, sottolinea Coldiretti regionale, «che non risparmia le piccole aziende del comparto olio, costrette a richiamare pure chi vive fuori per dare una mano. Si tratta di un vero e proprio fenomeno sociale, che sta creando innumerevoli problemi ai nostri agricoltori».La conferma arriva pure da Mario Terrasi, presidente del consorzio di aziende Oleum Sicilia, che rileva criticità soprattutto fra le imprese meno strutturate, «che non possono permettersi di contrattualizzare gli operai per 12 mesi e che in questo momento non riescono a trovare braccianti neanche a peso d’oro, tanto da richiamare figli e nipoti che studiano o lavorano in altre parte d’Italia per dare una mano in campagna. Loro accettano anche di buon grado, ma l’aiuto potrebbe non bastare». Le cause? Come Rallo, anche Terrasi punta il dito verso il reddito di cittadinanza, «visto che, da quando esiste il sussidio, abbiamo perso almeno il 50% di manodopera. Quest’anno stiamo toccando il picco. Evidentemente chi non ha lavoro preferisce stare a casa e contare unicamente sulla sua scheda gialla». Lo sa bene Santo Di Maria, direttore di Coldiretti Trapani e produttore di olio, che evidenzia «il problema nel problema: se per le olive da extravergine la raccolta può essere rimandata di qualche giorno, per le cultivar da mensa, rinomatissime nel nostro territorio, non si può aspettare più di tanto, altrimenti il frutto non trova mercato. Il guaio è che, per la raccolta delle olive da mensa non si usano mezzi meccanici, mentre aumenta nettamente il volume di manodopera necessaria. Che non riusciamo a reperire, anche tra gli stranieri. Ovviamente stiamo parlando di occupazione regolare, con tanto di contratto, perché chi si presenta in campagna chiedendo di lavorare in nero, magari con il reddito di cittadinanza in tasca, lo rispediamo a casa. Intanto, la raccolta è già iniziata, e di questo passo rischiamo di lasciare sugli alberi una gran quantità di olive, perdendo fatturato».
La ciliegina sulla torta, si fa per dire, in un anno funestato da siccità, caro carburanti, crisi energetica, rialzo del prezzo del concime e, non da ultimo, probabile aumento del costo di molitura. Ma a soffrire la carenza di operai, «proprio adesso, quando grazie al superbonus e ai fondi del Pnrr i cantieri pubblici e privati stanno ripartendo, è anche il settore edile». Parola di Luca Calabrese, presidente regionale di Cna costruzioni, che lamenta deficit di personale «soprattutto tra muratori e operatori di mezzi meccanici, sempre più rari, per non parlare dei saldatori. Il motivo? Il reddito di cittadinanza ha contribuito certamente a far adagiare chi non ha occupazione, ma scontiamo pure la crisi economica che si è abbattuta sul comparto negli ultimi anni, specialmente durante la pandemia. Siamo rimasti fermi a lungo, e il calo nell’offerta di lavoro ha rallentato il processo di formazione e la domanda di lavoro». (*ADO*)
GdS, 3/10/2022
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