domenica, ottobre 30, 2022

Don Ciotti: «La mafia si è normalizzata». «Ventidue anni dopo la firma della convenzione Onu molto è stato fatto, tanto c’è da fare»


Umberto Lucentini

Palermo - Ha messo in guardia contro un nuovo pericolo: «Il crimine mafioso è diventato un crimine normalizzato. C’è una pericolosa convivenza con il normale crimine. Ecco perché non bisogna stancarsi di chiedere leggi adeguate, ferme, radicali, per evitare che questi fenomeni diventino criminogeni» dice don Luigi Ciotti, presidente di Libera, che ricorda, da Palermo, «la Palermo di ventidue anni fa. Quando, era il 2000, è stata firmata la Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale».

 Un sogno di Giovanni Falcone, quello della cooperazione internazionale per un contrasto corale alle mafie che, dice don Ciotti durante «Cross» - la due giorni organizzate da Libera ai Cantieri Culturali alla Zisa con più di 50 relatori italiani e stranieri per fare il punto sullo stato della lotta alle mafie e alla corruzione a livello locale, nazionale e internazionale-, ha luci e ombre: «In Europa sono stati fatti passi avanti, molti grandi del mondo hanno firmato quella Convenzione, in tanti non la hanno messa in pratica... Ma non dimentichiamo le positività di chi ha fatto tanto, vi prego...».

Ed è proprio partendo dal ricordo di quell’evento mondiale che ha acceso i riflettori su Palermo, dopo le stragi di Falcone e Paolo Borsellino, che don Ciotti guarda avanti: «La prossima Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie, il 21 marzo del 2023, si terrà a Milano» annuncia. Perché a Milano si è compiuta una tappa dell’aggressione di Cosa nostra allo Stato: la strage di via Palestro del 27 luglio 1993, un’autobomba che esplode e uccide cinque persone. Perché a Milano, e in Lombardia, le mafie sono sempre presenti ma c’è anche una testimonianza forte, «la tomba di Lea Garofalo nel Cimitero monumentale accanto ad altri defunti che hanno reso prestigio alla città».

«È possibile» è la frase scelta per la giornata del 21 marzo 2023 di Milano. «Pace, giustizia, verità, diritti, accoglienza, libertà» i temi su cui ci si confronterà. Ma... c’è sempre un ma: «Oggi siamo qui a dire che nella recente campagna elettorale, tranne poche eccezioni, non si è parlato di mafia» aggiunge don Ciotti, che spinge sempre a guardare anche alle cose positive, e ricorda: «Le istituzioni sono sacre ma dobbiamo distinguere le istituzioni da chi le governa, da chi le gestisce» E lo dice puntando lo sguardo verso la prima fila, dove è seduto Nando Dalla Chiesa, oggi alla guida del Comitato Antimafia del Comune di Milano, e figlio del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, che alle istituzioni ha dato lustro.

L’appello per la pace

Da Palermo parte un altro appello di Libera, dedicato alla pace. «Basta a questa folle guerra alle porte d’Europa, scatenata dall’invasione militare russa, e che da 8 mesi sta insanguinando l’Ucraina con impatti devastanti sui territori e sui civili e con pesanti ricadute economiche e geopolitiche su tutta l’Europa» afferma Libera, che parteciperà alla manifestazione nazionale della società civile contro ogni forma di guerra che si svolgerà a Roma sabato prossimo, e invita «i cittadini a partecipare per chiedere il cessate il fuoco immediato affinché si giunga ad una Conferenza internazionale di Pace».

Metsola, Parlamento Europeo

A Palermo arriva, tra gli altri, il saluto del Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola: «La corruzione, il crimine organizzato e la mafia sono l’antitesi della giustizia. E non dobbiamo mai distogliere lo sguardo. Dobbiamo vincere questa battaglia e possiamo farlo insieme. Il Parlamento Europeo è pronto a far fronte comune con le altre istituzioni e con gli Stati membri per raccogliere questa sfida. Quando lo avete interpellato, il Parlamento era pronto ed è stato in grado di agire e di farlo rapidamente. Noi ci saremo e saremo disponibili per tutto il tempo necessario», assicura la presidente. Metsola ricorda anche Daphne Caruana Galizia che ha «anteposto alla sua vita la difesa della giustizia e della verità», paragonandola a Falcone e Borsellino.

Il progetto Amunì

Don Ciotti volge lo sguardo a tante emergenze che dovrebbero interessare tutti. «Penso al 2 luglio, data della scomparsa ad Acate di Daouda Diane, l’operaio originario della Costa d'Avorio che ha denunciato il lavoro nero a cui sono costretti tanti immigrati». Alle «tre multinazionali che hanno il monopolio delle sementi» in un mondo dove aumenta il numero di poveri e persino coltivare la terra diventa difficile. Al «Mediterraneo diventato il cimitero per migliaia di migranti e rifugiati». Ma anche al progetto «Amunì» portato avanti da Libera che coinvolge, sul territorio di Palermo e Trapani, in collaborazione con l’Ufficio di Servizio Sociale per Minorenni di Palermo diretto da Salvatore Inguì, ragazzi minorenni che stanno facendo un percorso di giustizia riparativa. «Pochi giorni fa», annuncia don Ciotti, è stato firmato un Protocollo al ministero della Giustizia «per rendere organico questo progetto: faccia a faccia con i familiari di vittime delle mafie, visite alle cooperative che lavorano nei terreni confiscati ai mafiosi, viaggi nei luoghi della memoria stanno spingendo questi ragazzi che hanno commesso il loro primo reato verso un futuro diverso».

GdS, 30/10/2022

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