Pancrazio De Pasquale
di RAFFAELLA DE PASQUALE
Trenta anni fa moriva mio padre, Pancrazio De Pasquale. La sua morte arrivò improvvisa la mattina del 26 settembre 1992, a conclusione di un anno cupissimo, nel quale erano stati trucidati Falcone e Borsellino.
Poiché sono passati tanti anni, pochi dei numerosi amici di Facebook possono sapere chi era e quindi mi piace ricordarlo raccontando anche un po’ della sua vita pubblica, che fu interamente dedicata alla politica. Le sue carte - interventi, articoli, appunti - raccolte e ordinate da mia madre Simona Mafai, sono conservate e consultabili all’ Istituto Gramsci Siciliano
Da questi documenti, e dalle poche pagine dei suoi diari privati, emerge la limpidezza della sua vita, la lontananza da qualsiasi interesse di bassa lega, l’impegno costante per rendere concreta la visione di un mondo fondato sulla giustizia, l’attenzione e il rispetto per i movimenti di massa e lo sforzo di comprenderne le istanze per trasformarle in azione politica costruttiva.
Una caratteristica costante della sua azione fu anche la posizione critica all’interno del Partito Comunista: la denuncia delle intese silenziose tra cooperative ed imprese in ‘odore’ di mafia, la posizione contro una legislazione sugli appalti poco trasparente, la battaglia contro il cambiamento del nome da PCI a PDS …Durante la guerra, studente universitario a Messina nel 1942, a 18 anni, sotto la spinta del filosofo Galvano Della Volpe abbraccia il marxismo. Nel 1945 diventa segretario generale della gioventù comunista e poi nel 1949 Segretario della Federazione di Palermo. Con Pio la Torre dirige il movimento dei contadini per l’occupazione delle terre incolte e per la diversa distribuzione dei raccolti delle terre in affitto. Nel 1950 è sottoposto ad un ‘processo interno’ al Partito con l’accusa di ‘frazionismo’ in perfetto stile stalinista. Comunque De Pasquale viene poi ‘reintegrato’, rimane nel Partito e nel 1952 diventa Segretario della Federazione di Messina e quindi Consigliere Comunale. Dopo aver guidato un’azione popolare in città per l’eliminazione delle baracche del terremoto del 1908 raggiunge una grande popolarità nella sua città e questo lo porterà ad essere eletto deputato nazionale nel 1958. Si dimetterà da deputato nazionale nel 1967 su richiesta di Pio La Torre che gli chiede di affiancarlo in Sicilia, a Palermo, in un’azione di ricostruzione e rinnovamento del Partito. Coprì cariche importanti di prestigio (Presidente dell’Assemblea Regionale negli anni dal 1976 al 1979, deputato europeo nel 1980 e quindi Presidente della Commissione Europea per le politiche regionali. Da questa ultima posizione denuncia le truffe organizzate sui fondi europei dalla mafia siciliana e s’impegna per il finanziamento del risanamento del Centro Storico di Palermo).
Nel 1991 lascia il PDS, nel quale non riesce più a riconoscersi dichiarando: 'Io sogno un partito con una forte identità socialista, aperto all’adesione, in forme diverse, delle classi lavoratrici e di chiunque sia oppresso, sul piano materiale e morale, da questa società. Un partito con salde garanzie di potere, di controllo, di decisione dal basso. A dire il vero un partito così non l’ho ancora visto…
Ci tiene anche a definirsi comunista e dichiara in un’intervista del 1991: ‘Ad un giovane che mi rivolgesse la domanda “che senso ha oggi essere comunista?” Io posso dire a testa alta: guardati dalle scelte preconfezionate, dalle ideologie incasellate; impegnati nella lotta sociale, ai tuoi livelli; non considerare l’ingiustizia sociale come un dato strutturale della società umana; abbraccia la causa degli oppressi. Diventerai comunista.’ Aggiungerei io: diventerai un comunista gentile.
27/9/2022
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