Lascia la direzione della Procura a Messina, primo pensiero ai caduti di mafia
Umberto Lucentini
Palermo - «Sono grato al Consiglio Superiore della Magistratura per una nomina decisa all’unanimità, dunque con la piena condivisione da parte di tutte le sue componenti»: Maurizio De Lucia, 61 anni, è il nuovo procuratore di Palermo. Lo ha designato il plenum del Csm, dopo che sempre all’unanimità era stato designato dalla commissione incarichi direttivi. Nato a Trieste, De Lucia da giovane ha vissuto in Campania, è in magistratura dal 1990. Il primo incarico lo ha portato in Procura a Palermo nel 1991: dopo 21 anni tornerà quindi nel suo primo vecchio ufficio.
De Lucia, che lascia la Procura di Messina, si limita ad una dichiarazione doverosa dopo una nomina così importante e trasversale, e si riserva di parlare di più una volta insediatosi: «Conosco bene Palermo e sono consapevole delle gravi problematiche che mi attendono, proprio per questo spero in tempi brevissimi di poter incontrare i miei nuovi colleghi per iniziare a discutere dei tanti temi che dovremo affrontare, primo tra tutti naturalmente il contrasto a Cosa nostra, in tutte le sue varie forme».Nella sua Procura, De Lucia troverà molti colleghi con i quali ha continuato ad avere rapporti di lavoro e personali: «In questo momento il pensiero non può che andare ai tanti, troppi, magistrati palermitani, poliziotti e carabinieri che sono caduti per mano mafiosa, la cui memoria cercheremo di onorare con il nostro lavoro in ogni momento», conclude.
In Procura a Palermo, al suo arrivo da giovane magistrato, si occupa di indagini sui reati economici, poi dal 1995 cominciano le prime applicazioni alla Direzione distrettuale antimafia. Nel 1998, l’allora procuratore Gian Carlo Caselli lo inserisce in modo stabile nella Dda: inizia ad indagare sugli appalti pilotati da Cosa nostra, sulle estorsioni, sui tanti affiliati che finiscono in carcere, sui delitti eccellenti come quello del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa o del segretario regionale del Pci, Pio La Torre, sui legami tra mafia e politica.
De Lucia indaga sulle «talpe» in Procura, è la metà degli anni Duemila: è la delicatissima indagine che svela la presenza di uomini dello Stato che fornivano informazioni a imprenditori mafiosi come il «re delle case di cura», Michele Aiello, per favorire la latitanza di Bernardo Provenzano, e che porta al processo per favoreggiamento a Cosa Nostra del presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, poi condannato. È il 2009 quando De Lucia si trasferisce alla Direzione Nazionale Antimafia, dove coordina le indagini delle Dda di Palermo e Caltanissetta. Nel 2017 il Csm lo nomina Procuratore di Messina: indaga sulle cosche dei Nebrodi, sulla mafia di Barcellona Pozzo di Gotto, sul «sistema Siracusa». Durante la seduta del plenum del Csm il consigliere Ciambellini, prima del voto, ha concluso la sua relazione dicendosi certo che quella di De Lucia sarà una «direzione sicura in cui tutti potranno avere fiducia». Il consigliere Nino Di Matteo, ex pm a Palermo, pur ricordando le diverse visioni avute in passato con De Lucia, ne ha sottolineato la dedizione al lavoro e la grande conoscenza della realtà criminale palermitana».
GdS, 22/9/2022
Nessun commento:
Posta un commento