Il sociologo Marco Omizzolo che si occupa da anni del fenomeno dello sfruttamento del lavoro in agricoltura
GRAZIELLA DI MAMBRO
Voleva solo essere retribuito il giovane bracciante preso a bastonate a Pontinia, in provincia di Latina, nel cuore di uno dei comprensori agricoli più importanti d’Italia. Il ragazzo ha 24 anni, è stato picchiato con un bastone e poi il datore di lavoro, un imprenditore del posto, gli ha inferto alcune coltellate alle braccia. Non pago, lo ha anche inseguito con la macchina sull’Appia, insieme al padre, mentre tentava di mettersi in salvo. La sua colpa? Essersi presentato in azienda per chiedere il resto del compenso pattuito dopo 32 giorni di attività, sabato e domenica inclusi, fissato in 1.200 euro.
Protagonisti della vicenda il figlio di un imprenditore del settore caseario e un 24enne bracciante di origine indiana che, dopo essere sfuggito alla furia cieca dell’uomo, è stato ricoverato all’ospedale “Alfredo Fiorini” di Terracina dove ha sporto denuncia contro padre e figlio. Sulla vicenda sono ancora in corso le indagini dei carabinieri.“Siamo davanti all’ennesima prova delle forme gravi di sfruttamento e schiavitù nell’agro pontino – dice il sociologo Marco Omizzolo -Conosco bene quell’azienda, ho più volte denunciato il titolare perché lì si sono verificati molti altri episodi di violenza contro i dipendenti, l’ultimo dei quali a marzo 2022. Questa storia ci dimostra come se non si interviene in modo costante e serio il sistema si ripete, nella consapevolezza che non si rischi quasi nulla. Quell’imprenditore è già noto alle forze dell’ordine per fatti analoghi, questo è il punto”.
articolo21.org, 2/9/2022
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