di PATRIZIA GARIFFO
Da tempo desideravo trascorrere qualche giorno a Taormina e l’occasione si è presentata quando ho saputo del concerto di Brunori Sas al Teatro antico. Ho così organizzato un weekend di vacanza ma ho scoperto che questa città, regina del turismo, è tra le meno inclusive che abbia visitato. Almeno per chi, come me, è costretto a vivere su una sedia a rotelle. Lungo il corso, tra decine di bar, ristoranti e negozi, solo uno è accessibile.
Nello stesso percorso ci sono tre chiese e in nessuna c’è la rampa per le carrozzine. L’unica nota positiva: la pavimentazione con le basole che è molto agevole da percorrere anche in carrozzina.
La sera del concerto all’entrata è andato tutto bene, ci hanno fatto saltare la fila (com’è normale) e siamo entrati subito.
I nostri posti erano a pochi metri dal palco. I problemi sono sorti alla fine dello spettacolo quando hanno fatto defluire oltre 4.000 spettatori, persone con disabilità comprese, dalla stessa uscita. Questo ha costituito un enorme pericolo per centinaia di persone intrappolate per un’ora in una fila interminabile.
Come ripeto sempre, anche le persone con disabilità vanno in vacanza. Se vogliamo considerare l’aspetto puramente economico, visto che argomenti come inclusione, abbattimento delle barriere architettoniche e rispetto delle leggi non fanno presa, è bene sapere che un turista con disabilità spende più di uno normodotato, poiché necessita di servizi e strutture di un determinato livello. Una località turistica non può permettersi di ignorare i diritti e i bisogni di ogni persona che la visita, ma anche di che ci vive. Chi l’amministra e chi svolge attività legate al turismo deve comprendere che siamo in un’epoca in cui le persone con disabilità non restano più chiuse in casa, ma hanno una vita sociale, vanno in vacanza. In una parola, esistono.
La Repubblica Palermo, 9 agosto 2022
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