di GIOVANNI BURGIO
I 24 arresti nel mandamento Villagrazia – S. Maria di Gesù
C’è una vita parallela a quella che la gente normale vive a Palermo, ed è quella condotta dai boss, dai loro affiliati e da chi in grande numero li circonda e segue. Non c’è quartiere che sfugge, né ceto sociale esente.
Sono soprattutto i settori economici, legali e illegali, che sono strettamente controllati dalle famiglie mafiose. Dalla festa rionale alla fornitura del caffè; dall’apertura di un cantiere edile alla compravendita di un motoscafo; dal ritrovamento di un’auto rubata alla riscossione di un debito non pagato. E naturalmente il consueto traffico di stupefacenti, l’imposizione del pizzo, il riciclaggio in attività economiche legali.
Piccoli e grandi affari privati che vengono affrontati, giudicati e risolti dai capi zona del quartiere. Una giurisdizione più rapida ed efficiente di quella statale alla quale si rivolgono persone che costituiscono il vero grande bacino di consenso di cui godono i boss mafiosi. Un seguito popolare ancora molto vasto e vivo.
È questo lo spaccato di vita reale quotidiana che viene meticolosamente descritto dalle indagini dell’operazione “Navel” che martedì 14 giugno hanno condotto in carcere 24 persone del mandamento Villagrazia – S. Maria di Gesù.
Come al solito, ci sono sempre gli stessi cognomi che di generazione in generazione si tramandano lo scettro del comando. Nonni, figli e nipoti che però, sempre più spesso e repentinamente, passano dal potere assoluto esercitato sui territori di competenza alla vita di anni e anni di carcere. Un destino insieme di onnipotenza ed espiazione.
Al vertice di S. Maria di Gesù c’è il giovane ventunenne Salvatore Profeta; a Villagrazia comanda Giovanni Adelfio, ma troviamo pure Sandro Capizzi. Le altre figure di rilievo sono Salvatore Freschi, Ignazio Traina, Massimo Mancino, Girolamo Rao, Francesco Guercio.
La conferma del potere assoluto dei capimafia sul territorio l’abbiamo dalle intercettazioni che parlano della festa rionale di fine settembre 2019 nel quartiere Oreto. Non solo la quota da sborsare, le postazioni degli ambulanti e il prezzo delle bibite, ma anche una preoccupazione spasmodica per l’ordine pubblico. Si stabiliscono infatti le strade da tenere chiuse e si dispone il divieto di vendere le bottiglie di vetro. Un vero e proprio Stato dentro lo Stato.
Esempio paradigmatico della signoria territoriale praticata dai clan viene offerto dalla disputa sul Largo Lionti nella zona di via Oreto. Poiché questo piazzale tocca i confini dei due mandamenti limitrofi di “S. Maria di Gesù – Villagrazia” e “Brancaccio – Ciaculli”, non si sa a quale famiglia deve versare “la messa a posto” l’impresa edile che fa i lavori proprio lì. E così la controversia viene affrontata con regolari incontri e colloqui fra i capi delle due famiglie.
Queste indagini hanno confermato sia la posizione centrale di piazza Guadagnanello smercio della droga, sia il legame fra i fornitori di S. Maria di Gesù e gli spacciatori dello ZEN. Un commercio che gli stessi indagati quantificano in 12 mila euro al mese.
Inoltre si è accertata l’esistenza di una cassa comune dei clan dove fare affluire i proventi illeciti da destinare essenzialmente alle famiglie dei carcerati (in alcuni casi 500 euro a settimana). Un’ulteriore riscontro che provvedere ai detenuti è un pilastro fondamentale di Cosa Nostra per continuare a sopravvivere.
Come in alcune scene del “Padrino”, sono stati documentati matrimoni e funeralidove sfilano i boss delle varie famiglie palermitane e della provincia. Occasioni in cui si annotano le presenze ma si segnalano anche le assenze. Eventi che servono per stringere legami o rompere vecchie alleanze.
E per finire teniamo presente cosa pensa Salvatore Profeta, capo della famiglia di S. Maria di Gesù, dell’educazione da dare ai ragazzi del quartiere. A un ragazzo che ha ubbidito alla madre alzandosi presto la mattina per andare a scuola rimprovera “Ma non ti avevo detto che non ci dovevi andare a scuola oggi?”.
Cioè, coprire la piazza di spaccio della Guadagna così da soddisfare in ogni momento le richieste dei consumatori è per i mafiosi sicuramente più importante e fondamentale di studiare e andare a scuola.
Viene assicurato così ai giovani dei quartieri palermitani un futuro di successo e di ricchezze che gli eviterà una vita di duro impegno e onesto lavoro. Ecco i valori e principi che si vivono e si praticano ogni giorno a Palermo.
Giovanni Burgio
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