Don Francesco Romano / Don Cosimo Scordato
Ci rendiamo conto delle molteplici difficoltà della vita politica, in quanto essa rappresenta il momento delicato di sintesi della vita della città, nella quale far confluire desideri e progetti da portare a compimento a beneficio della collettività.
La politica, però, è fatta anche di partiti e di numeri, che ne esprimono la sua dimensione democratica, per quanto non sempre in maniera esemplare; in questo contesto ci rendiamo conto che chi deve organizzare la giunta del nuovo governo e chi deve accompagnare il nuovo Consiglio comunale deve fare i conti con le esigenze della rappresentatività espressa attraverso le votazioni, oltre che con le istanze delle quali essa è portatrice.
Pur con questa profonda consapevolezza e col rispetto che si deve alle istituzioni democratiche, per quanto qualche volta risultino un po' sgangherate, vorremmo sottolineare l'esigenza che la rappresentanza esercitata dalla classe politica ha come suo riferimento obbligato le attese, i desideri, gli interessi, le legittime istanze di tutto il popolo della città; in prima istanza, è alla città allora che essa deve dare conto più che ai singoli partiti, che pur la rappresentano.
Non ci nascondiamo che tante volte si ha l’impressione che i tempi della politica non corrispondano alle urgenze incalzanti della città e dei cittadini. La politica, inoltre, deve dare conto non solo a coloro che hanno espresso i propri voti a favore di una lista o di singoli candidati, ma anche a quella parte della città, che non è andata a votare perché delusa o convinta di una certa inutilità degli attuali processi democratici. Al rito della democrazia, però, noi non rinunciamo perché la democrazia è frutto delle battaglie portate avanti col sacrificio da coloro che ci hanno preceduto e che ce l'hanno consegnata come bene prezioso, che va continuamente ravvivato e «potato» da escrescenze ingombranti e dannose.
A questo punto viene da chiedersi: cosa si aspetta la nostra gente dalla nuova amministrazione? Non siamo noi titolari degli umori della gente e siamo convinti che ciascun cittadino, a modo proprio, si potrebbe fare portavoce dei desiderata, che urgono nella mente degli altri. Ci permettiamo di segnalare alcuni tratti che abbiamo raccolto dalle conservazioni quotidiane,
La gente vuole che Palermo diventi una città bella in toto: dopo un impatto iniziale con le ricche testimonianze della sua storia, per i turisti e per gli stessi cittadini, purtroppo, sopraggiunge la tristezza per tutto quello che inquina lo sguardo dopo la fruizione di un bel monumento; urge, pertanto, una soluzione che, attraverso un complessità di interventi, finalmente rimuova le sporcizie presenti un po' ovunque e coltivi il decoro urbano in tutti i quartieri della città, potenziando tutte le zone verdi e i parchi, rendendoli sempre più fruibili per tutti.
La gente desidera una Palermo vivibile attraverso servizi adeguati alle esigenze e efficienti nello sgombrare gli ostacoli; dal funzionamento pieno degli uffici, che siano accoglienti nei confronti del cittadino, alla puntualità dei mezzi di trasporto, che dissuada dall’uso della macchina privata; dalla competenza amministrativa, che non ricorra a sotterfugi o, peggio, alla illegalità e al sistematico favoritismo, a una viabilità che non faccia «venire il freddo» (o il caldo!) quando ci si sposta in macchina: pensiamo all'intoppo al ponte di fiume Oreto, al tappo alla circonvallazione e ad altri punti morti, che andrebbero sbloccati.
La gente desidera una città che potenzia la presenza della scuola, come luogo permanente di promozione sociale e culturale, cellula viva nel tessuto del quartiere; le scuole dovrebbero avere il servizio mensa, potrebbero restare aperte anche di pomeriggio e sera, ospitando laboratori di vario genere (musicali, teatrali, sportivi…), che consentano ai ragazzi spazi di creatività, alternativi alle tante altre vacue suggestioni offerte dalla strada; ma anche aperta agli adulti con la possibilità di incontrarsi in una osmosi tra istituzione scolastica e vita del territorio.
La gente desidera che, oltre a trattare bene i vivi, siano trattati bene anche i propri morti; senza volere rivangare le mancate soluzioni del passato, non possiamo tacere che la città ha bisogno urgente di uno o più forni crematori in perfetta efficienza, che non obblighino (cosa veramente insopportabile!) i parenti, già provati dal lutto, a cercare soluzioni in altre città o regioni. Parimenti, la città ha bisogno della realizzazione di altri cimiteri, che non rappresentino una soluzione emergenziale, piuttosto una risposta complessiva e permanente al problema crescente degli “assembramenti” di salme!
Riusciranno i nostri eroi … nell’impresa? Glielo e ce lo auguriamo vivamente per l’idea alta della politica e, in qualche modo, dei politici; altrimenti, fino a quando i cittadini dovranno sempre più eroicamente sopportare?
GdS, 10 luglio 2022
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