Paolo Borsellino e la sua scorta
DAVIDE PATERNOSTRO
Questo documento è nato "pubblico" nel senso che l'ho scritto come discorso da leggere in occasione di una ricorrenza partigiana in una valle bergamasca ormai 10 anni fa. Proprio per questo anniversario vorrei "dargli libertà". Allora mi chiesero di parlare di "antimafia ed antifascismo" data la mia (piccola) esperienza nei campi di lavoro con ARCI durante il servizio civile presso una cooperativa che lavora su terreni confiscati alla mafia e la mia (breve) militanza nell'ANPI di Corleone.
Onestamente non sapevo che dire, per cui la sera prima mi misi rilassato a letto in una cascina dove mi avevano ospitato in val Cavallina (nelle valli bergamasche, dove la ricorrenza avrebbe avuto luogo l'indomani). Scrissi di un dialogo con mio padre. Il racconto è parecchio aderente alla realtà, ricordato 20 anni dopo e raccontato da me quasi trentenne. Nonostante ciò rispecchia fedelmente la mia esperienza da bambino di allora a riguardo delle stragi del 1992.
Ecco quel dialogo del 19 luglio 1992:
19 VII ‘92
Dialogo con papà
Da piccolo il giorno del mio compleanno ero solito fare i capricci: non riuscivo a capire com’è che gli altri non accettassero il fatto che
“oggi comando io e si fa solo come dico io!”
una semplice dittatura da primogenito, cosa c’è di sbagliato?!
All'indomani del mio compleanno, mio padre, trovandomi triste in un angolo, mi chiese:
La scuola era finita e non mi andava di cercare una risposta: era luglio e io ero in vacanza.
Allora mio padre continuò
Poi quello stesso pomeriggio sento mia madre che con voce preoccupata chiama mio padre:
A quel punto, nonostante il volume alto della televisione e il susseguirsi concitato di parole, avvertivo forte un lungo silenzio… era il 19 luglio del 1992.
Io e i miei fratelli stavamo giocando in giardino coi nuovi giocattoli che avevo ricevuto in regalo: il giorno prima avevo compiuto 9 anni...
La nostra attenzione di bambini si spostò dai giochi verso lo sguardo di mamma,
papà arrivò subito e l’abbracciò senza guardarla, gli occhi di entrambi erano fissi sulla televisione:
c’era fumo, macchine bruciate, gente che correva, sirene: tanto baccano in tv quanto silenzio a casa
quella parola l’avevo forse già sentita nei giorni scorsi, quasi nei giorni in cui finiva la scuola
La risposta di mio padre fu secca, non ebbe bisogno di pensarci su, a lui non servivano i processi, le indagini, le presunte trattative Stato-mafia… lui lo sapeva chi era stato: i paesani, Riina e compagnia, ma anche tutti quei farabutti nascosti nelle stanze dei bottoni.
Borsellino diceva che lo Stato di per sé non è cattivo, ma ci sono persone sbagliate nei posti giusti, ma quello non è lo Stato.
Mio padre non rispose, mi aveva già spiegato tutto la mattina:
…Qualcuno ha fatto le cose male e mamma è triste, non sono stato io stavolta, ma non posso restare a guardare la storia senza fare niente: bisogna che anche stavolta faccia le cose per bene e che faccia la mia parte per far tornare il sorriso a mamma:
non restare indifferente e prendere parte, schierarsi dalla parte giusta.
Con Marco e Marilena (i miei fratelli minori, oggi siamo 4 ma Aurora è nata solo nel ’95) siamo andati nel prato a raccogliere le margherite per mamma, che ha sorriso e ci ha abbracciati, anche se piangeva ancora…
Forse è stato allora che ho cominciato a capire cosa vuol dire partigiano e forse cominciavo a prepararmi per poterlo essereanch’io, nonostante molti miei professori me lo avrebbero fatto conoscere solo come un nome sui libri di storia, come se quella storia non avesse a nulla a che fare con me.
Davide Paternostro
1 commento:
Grazie Dino.
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