di PAOLA POTTINO
Alla biblioteca regionale di corso Vittorio Emanuele in esposizione ricordi e cimeli del prefetto dei “cento giorni” che con la Sicilia ha sempre avuto un rapporto molto stretto
Il generale, il prefetto, l’uomo, il marito e il padre. Sono i profili della vita del Generale Carlo Alberto dalla Chiesa, trucidato a Palermo dalla mafia il 3 settembre del 1982 insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo, raccontati attraverso una mostra fotografica e documentale dal titolo “ Carlo Alberto dalla Chiesa e la Sicilia 1929 — 1982” organizzata, a quasi quaranta anni dalla sua morte, dal Comando legione carabinieri “Sicilia” in collaborazione con l’Associazione nazionale carabinieri che rimarrà allestita fino al 2 ottobre alla biblioteca centrale della Regione siciliana “Alberto Bombace”, in corso Vittorio Emanuele, 429.
Aspetti umani e professionali del “ prefetto dei cento giorni” che con la Sicilia ha sempre avuto un rapporto molto stretto sin da quando il padre Romano, dal 1929 al 1931, comandava il gruppo dei carabinieri e lui frequentava il ginnasio nel liceo classico Empedocle di Agrigento. In mostra, le foto di classe e il diploma rilasciato dal ministero della Educazione nazionale del Regno d’Italia agli Istituti medi d’istruzione di I grado, datato 22 settembre 1930 insieme alla riproduzione della pagella con i voti del giovane Carlo Alberto. Ancora uno sguardo al profilo privato del Generale nelle foto di famiglia con la moglie Dora Fabbo, sposata nel 1946 e scomparsa nel febbraio del 1978, con i tre figli Simona, Rita e Nando. E poi la bellissima gigantografia, in età più matura, con la nipote Giulia dagli occhi blu.
« Sono molto contento — afferma il figlio del generale, Nando dalla Chiesa — che vengano organizzate iniziative di questo tipo anche alla luce dei quaranta anni dalla morte di mio padre e apprezzo lo sforzo fatto dall’Arma dei carabinieri impegnata nel ricordare la sua figura come parte fondamentale della storia d’Italia. Per quello che concerne l’omaggio alla sua vita personale, devo dire che mi fa molto piacere che siano esposte fotografie che ricordano gli anni della sua adolescenza adAgrigento perché anche se in famiglia si è sempre parlato di questo periodo trascorso in Sicilia, non ho mai visto quelle foto e spero di venire quanto prima a Palermo per visitare la mostra».
All’interno della sala delle Missioni della biblioteca, scorrono le immagini di un documentario nel quale è ripercorsa la vita di Carlo Alberto dalla Chiesa fino al 1982, anno della nomina a prefetto di Palermo e della sua morte. « Nell’esposizione fotografica e documentale — dice Ezio Buzzi, ispettore regionale dell’Associazione nazionale carabinieri — relativa al 1949-50, dobbiamo segnalare anche il rapporto sull’indagine, a firma dell’allora capitano dalla Chiesa quando comandò, a Corleone, il gruppo Squadriglie del Comando forze repressione banditismo alle dipendenze del colonnello Ugo Luca. In quel periodo, a dispetto dell’omertà e della paura, riuscì insieme ai suoi collaboratori, a inchiodare tutti gli assassini di Rizzotto e a spedirli sotto processo, incluso Leggio » . In una delle teche della mostra è custodito il rapporto, da lui firmato, relativo alla scomparsa di Placido Rizzotto.
Nel periodo che va dal 1966 al 1973, le immagini in bianco e neroraccontano il generale dalla Chiesa al comando della Legione carabinieri Sicilia insieme ai documenti nei quali emerge il forte legame con il territorio, la lotta al crimine organizzato fino ad arrivare al soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto del Belice del 1968.
Tra le foto, anche quelle del Generale nelle scuole per diffondere la cultura della legalità. Pochi mesi prima della sua morte, il 2 giugno del 1982, agli studenti del Liceo Garibaldi diceva: « … Credo nei giovani e sono venuto qui per dare loro qualcosa: spero di riuscire a creare con questa mia attività per lo meno dei dubbi in coloro che vivono nel marcio, che prosperano sulla corruzione. Io credo ancora che esistano valori, soprattutto perché noi siamo uomini e non numeri. Bisogna respingere qualsiasi forma di corruzione perché è su questa che si alimenta la mafia e il vostro condizionamento».
In mostra, accanto alle prime pagine dei quotidiani che annunciavano la strage del 3 settembre, al rapporto giudiziario, al mandato di cattura a firma del giudice istruttoreGiovanni Falcone nei confronti di quattordici indagati, una carrellata di immagini che non avremmo mai voluto vedere: la A112 su cui vennero uccisi il generale dalla Chiesa e sua moglie nella strage di via Isidoro Carini, il funerale, la cui omelia venne officiata dal cardinale Pappalardo, al quale parteciparono l’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini e il presidente del Consiglio Giovanni Spadolini nella chiesa gremita di San Domenico. C’è anche unalettera inviata ai figli prima di assumere la carica di prefetto di Palermo. « Miei cari ragazzi (…) vi voglio bene tanto, e in questo momento, vi chiedo di essermi vicini così come nei mesi e negli anni che verranno (…) Quanto vi ho scritto l’ho fatto a 7- 8000 metri di altezza, in cielo, mentre l’aereo mi portava veloce verso Palermo, dietro mi lasciavo, con gli alamari, la giornata di Pastrengo (…) Vi abbraccio forte, forte. Il vostro papà».
«Un rapporto di affetto — dice Rosario Castello, generale di brigata,comandante della legione dei carabinieri — che dalla Chiesa ebbe con la nostra terra nato molto tempo fa, quando era solo un bambino. Dopo il suo omicidio sono cambiate tante cose, iniziando dalla lotta alla mafia: lui ebbe l’intuizione di combattere la criminalità organizzata attraverso gli accertamenti bancari poi concretizzati nella legge Rognoni — La Torre del 13 settembre 1982 che introdusse per la prima volta il reato di associazione di tipo mafioso e soprattutto il sequestro dei beni».
La Repubblica Palermo, 2/7/2022
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