L’intervento di Spataro all’inaugurazione della mostra
CIRO SPATARO
Il paesaggio agrario è la prima arma della nostra terra per rilanciare la vocazione turistica della Sicilia, poiché non c’è angolo della stessa che non sia suggestivo.
Queste considerazioni mi sorgono spontanee mentre osservo i dipinti di Dino Paternostro. Nelle sue opere palpita il giallo intenso delle spighe e dei covoni o il verde degli uliveti secolari, tipici del paesaggio corleonese.
Ho conosciuto un Dino giovanissimo 42 anni fa, quando presentò le sue opere al Circolo della Stampa di Palermo ed oggi, nella stagione della maturità, apprezzo ancora di più questi oli dove la densità della memoria è tale da penetrarti nella profondità del cuore.
Paternostro rivive scene e personaggi della civiltà contadina, ma non in modo nostalgico, perché egli dipinge quello che gli comunica la sua terra di cui sente forte la simbiosi.
Egli non può fare a meno di quelle radici in cui è cresciuto; non può fare a meno dell’antica “pisata” quando si stava tutti assieme, in cerchio, insieme ai covoni sciolti sull’aia dove i muli giravano incitati dalle preghiere e dai canti dei contadini; non può fare a meno del momento corale per la raccolta delle olive, in quanto venivano coinvolti tutti: uomini e donne, vecchi e bambini.E questi dipinti parlano oggi a ciascuno di noi, ci fanno pensare ad un mondo in cui i valori essenziali della comunità si toccavano con mano.
A livello cromatico emerge la maestria di Dino nel far palpitare la luce che diventa quasi protagonista delle sue opere.
Nulla viene lasciato al caso. Lo stesso titolo della mostra “Sicilia tra sacro e profano” ci fa comprendere la sua filosofia della vita: la bellezza del paesaggio agrario contrasta con la durezza della nostra terra e soprattutto con il vissuto sofferto dei contadini per portare quotidianamente a compimento il raccolto di un anno.
Nel contempo non è da sottovalutare l’occhio sempre attento del pittore verso la crisi della società rurale siciliana che vede purtroppo, da diversi anni, l’abbandono delle campagne da parte dei giovani protesi verso altre mete.
Ma c’è un altro aspetto di Dino Paternostro che occorre porre in evidenza, quello del rapporto veramente significativo tra l’artista ed il trascendente.
E così, attraverso la strada della figurazione, è riuscito a realizzare delle opere pittoriche che esprimono appieno la sua concezione del sacro, basti pensare all’ ”Annunciazione” , alla “ Deposizione” e all’originale tela della “ Trinità” in cui l’amore del Padre verso il Figlio si manifesta nel prendere in braccio il Cristo morto dopo la crocifissione. Un dipinto esemplare per far capire come Dio si è veramente immolato per l’umanità intera.
Ciro Spataro
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Abbiamo il piacere di pubblicare una bella poesia in dialetto di Ciro Spataro, che l’autore ha magistralmente declamato a conclusione del suo intervento all’inaugurazione della mostra di Dino Paternostro
mpastatu di suduri e di fatìa
pani, panuzzu di la terra mia
‘nca inchi li vurzi di cu parti
‘nca puru ncrucchiulutu tu fa ciavuru
picchì si chinu di sangu e d’amuri
picchi sti guerri?
picchì sti disagi?
ci su tanti populi affamati
e cu li vrazza aperti
e tanti dispirati ca sciamaru
povira giuvintù
pi un tozzu i pani
lassaru la nostra bedda terra
ah si tanti capissiru u valuri!
lu zappuni c’agghimma e lassa ‘ncruci
lu suli c’ abbrucia la giarnìa
li vecchi mpassuluti
o pani amaru
pani di casa mia
cancia stu munnu
munnazzu di guai
l’umanità chi dormi e s’arrisvigghia
pani ci voli
pani.
Ciro Spataro
1 commento:
I Cristiani odierni hanno bisogno più che mai che la fede si concretizzi non solo con le parole ma con il vissuto quotidiano.
I FMR sono un esempio.
Un augurio particolare al nuovo Servo Generale fra Giuseppe:
possa il Signore donarti la forza di continuare e "CUSTODIRE" l'ordine e noi fedeli sul sentiero che porta a Cristo.
Grazie
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