CARMELO LOPAPA
“Riteniamo che votare Miceli voglia dire scommettere sulla prosecuzione di un percorso virtuoso ma puntare anche sulla soluzione dei grandi problemi: dalle tasse al dissesto, dai rifiuti alle bare in deposito, dalla mobilità al commercio agonizzante”.
L’ex rettore di Palermo Roberto Lagalla, per uscire fuor di metafora, è una persona per bene. Con un curriculum di assoluto valore, dalla gestione dell’Università all’assessorato regionale all’Istruzione e alla Formazione professionale. Ma al netto dei due arresti dei candidati iscritti alle liste di Forza Italia e Fratelli d’Italia, quel che rende opaco e poco intellegibile con le lenti del futuro l’eventuale sindacatura Lagalla è proprio il mondo che lo circonda.
Saprebbe insediarsi, nel day after, dotandosi di una squadra di una trasparenza “adamantina”, per usare il termine caro a Maria Falcone? Saprebbe, saprà, tenere a debita distanza personaggi equivoci simil Polizzi o Lombardo rimasti apiede libero?Gli endorsement di Cuffaro e Dell’Utri potrebbero non spostare più un voto, ma possono avere un peso determinante in questa città, trasformarsi in messaggi abbastanza comprensibili per il ventre molle di Palermo.
Fabrizio Ferrandelli, più che gli altri competitors minori, incarna la figura dell’outsider, dotato di un minimo di chance anche grazie al supporto nazionale di Carlo Calenda edEmma Bonino.
Franco Miceli, presidente dell’Ordine nazionale degli architetti, a dispetto dell’anagrafe e di un trascorso da ultimo segretario provinciale del Partito comunista che lo àncora saldamente al Novecento, costituisce di fatto l’unica possibilità che il riformismo palermitano può concedersi in questa asfittica tornata. Da buon architetto ha un progetto di rinnovamento che cammina di pari passo con la difesa dei diritti e dei più fragili, la vera eredità di Leoluca Orlando che dovrà continuare a essere il tratto distintivo di questo crocevia di popoli, di culture, di tradizioni e di religioni.
Riteniamo che votare Miceli voglia dire scommettere sulla prosecuzione di un percorso virtuoso ma puntare anche sulla soluzione dei grandi problemi: dalle tasse al dissesto, dai rifiuti alle bare in deposito, dalla mobilità al commercio agonizzante.
In ogni caso, da domani (o dal 27 giugno), chiunque vincerà sarà il sindaco di Palermo nel pieno delle sue facoltà e della sua legittimazione. Il suo operato e il suo cammino verranno raccontati da questo giornale con la correttezza dovuta. Come Repubblica sa fare e fa a Palermo e in Sicilia da venticinque anni.
La Repubblica Palermo, 22/6/2022
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