Il capocannoniere Matteo Luigi Brunori
LUIGI BUTERA
Sono lacrime di gioia, zampillano e scivolano allegre. Sulle facce dei giocatori del Palermo, su quelle dei tifosi del «Barbera» e, immaginiamo, di tutti gli altri che erano davanti alla tv.
Nel giorno in cui Palermo sceglieva il suo nuovo sindaco, fra seggi chiusi e code lunghissime per la diserzione di presidenti e scrutatori, il Palermo abbandona la periferia del calcio e torna a respirare l'aria della Serie B. Non è ancora il paradiso in cui ha bazzicato per tre lustri di fila (o quasi), ma lasciare i campi da calcio balilla della C e il segnale tv che arriva in ritardo per lo streaming, è come una rinascita. La stessa che dovrà vivere Palermo, quando il sindaco eletto indosserà la fascia tricolore e finalmente inizierà a curare le ferite di una città che ne ha troppe e anche ignominiose.
Ha martellato forte il cuore ieri, è stata una lunga serata di passione per i 34 mila che erano allo stadio e per tutti quelli che pativano davanti alla tv. Una serata che era stata preceduta da un'attesa da sabato del villaggio con la città imbandierata come ai tempi della storica promozione in A. Non c’era questo in palio ieri sera, ma è giusto festeggiare il ritorno in B insieme a questo Palermo che ha messo su un capolavoro. A marzo sembrava un inno allo spreco questo campionato, con punti buttati di qua e di là e un primo posto lontano quanto la luna. Due mesi e mezzo dopo, eccoci qui a celebrare una squadra per un'impresa che somiglia (consentiteci il paragone...) a quella dell'Italia dell'anno scorso all'Europeo. Come gli azzurri, anche il Palermo non partiva in pole in questi play-off. Eppure li ha stravinti, schiacciando tutto quello che si è trovato davanti. I rosa hanno indossato il mantello da super eroe e hanno preso il volo, come quell'aquila che campeggia sulle loro maglie. Straordinari per cuore, impareggiabili per coraggio, eccezionali per lealtà nei confronti del loro condottiero.
Baldini, è lui il grande vincitore. Quando gli altri (anche noi...) vedevano solo il nero, lui continuava a distinguere anche il rosa. «Oggi hanno festeggiato loro, il 12 giugno lo farà il Palermo», disse dopo l'ultimo turno di campionato in casa del Bari. Veggente? No, convinto del suo lavoro. Un mago Baldini, allenatore esperto ma uomo vero prima di tutto. Diciotto anni fa se n'era andato sentendosi scippato di un qualcosa che sentiva suo (la promozione in A), 18 anni dopo ha chiuso un cerchio. Non ripartire da lui sarebbe un delitto, ma dipenderà anche da quello che succederà sul fronte societario. Mirri può chiudere con una promozione in B e con la cessione a Mansour, il proprietario del City e di un'altra valanga di squadre sparse per il mondo. Un obiettivo raggiunto (ce n’erano altri, ma non è il momento di parlarne) e una polizza assicurativa sul futuro. Complimenti. Poi, un invito-appello. Chiunque arrivi, sappia che la Serie B è solo un punto di partenza. Così come la fascia tricolore per chi sistemerà le sue foto di famiglia a Palazzo delle Aquile. Il Palermo e Palermo devono diventare una squadra e una città di Serie A.
Gds 13/6/22
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