di Chiara Saraceno
I numeri del Reddito di Cittadinanza testimoniano i reali problemi nel mondo dell'occupazione
Imprenditori che non trovano lavoratori e disoccupati o persone in cerca di prima occupazione che non trovano un'occupazione, un paradosso che ha molte e diverse cause: disallineamento tra qualifiche richieste e qualifiche possedute, bassi salari, cattive condizioni di lavoro, lontananza geografica tra domanda e offerta di lavoro. Ma da che è stato istituito il Reddito di Cittadinanza è questo ad essere indicato come la causa principale. Al punto che vi è chi propone un referendum per abrogarlo tout court, o di sospenderlo almeno d'estate, in modo da obbligare i beneficiari ad accettare un lavoro a qualsiasi condizione. Peccato che si tratti di un'idea che ha scarsi fondamenti empirici di una qualche solidità, anche se possono esserci singoli casi, e se sarebbe opportuno modificare alcune norme del RdC, come proposto dal comitato scientifico di valutazione.
In primo luogo va ricordato che solo la metà circa dei componenti delle famiglie beneficiarie del RdC è tenuta a firmare un patto per il lavoro. L'altra metà, composta da minorenni, o adulti non in condizione di essere avviati all'occupazione per malattia, disabilità o pesanti carichi familiari, è tenuta invece ad un patto per l'inclusione sociale.
Tra chi è tenuto al patto per il lavoro, secondo Anpal circa 878 mila, cioè meno della metà (spesso con qualifiche molto basse), sono definibili come "vicini al mercato del lavoro". Di questi la stragrande maggioranza - 724.494 - ha avuto una qualche esperienza lavorativa in costanza di recezione del RdC. Di questi, 546.598 hanno trovato lavoro dopo aver ottenuto il Reddito, anche se non sempre come esito del patto sottoscritto e della presa in carico da parte di un centro per l'Impiego. Gli altri sono definiti come "molto lontani dal mercato del lavoro", quindi bisognosi di investimenti particolari sul piano sia formativo sia occupazionale. Tra questi anche 136.131 giovani tra i 18 e i 29 anni che vivono non con i genitori, ma da soli o con altri giovani verosimilmente nelle stesse condizioni. Fanno parte della schiera di Neet, di giovani né in formazione né occupati, di cui l'Italia ha il poco apprezzabile primato in Europa, che spesso hanno lasciato precocemente la scuola.
I dati indicano quindi che anche coloro che sono definiti come occupabili in larga misura non sono molto appetibili a chi cerca camerieri, baristi, commesse/i, ovvero persone con un minimo di competenza professionale o comunque con le competenze di base necessarie per acquisirle, per non parlare di figure specializzate come cuochi o operai, appunto, specializzati. Nonostante ciò, un 40% di loro si è data da fare, per lo più con le proprie risorse soltanto, anche se non è riuscita a trovare una occupazione di durata e remunerazione sufficiente ad uscire dalla povertà. Più che di una occupazione purchessia, queste persone hanno bisogno di acquisire competenze e/o di rafforzare quelle che già hanno, e di trovare occupazioni che offrano loro un reddito decente e non aleatorio. Quanto all'idea che un RdC troppo generoso costituisca un disincentivo ad accettare una occupazione, va osservato che l'importo medio mensile oscilla tra i 452 euro per le persone che vivono sole e oltre 700 euro per i nuclei da quattro componenti in su. Chi ritiene che questi importi possano costituire un disincentivo a lavorare pensa forse sia legittimo pagare salari attorno a quelle cifre, magari per orari di lavoro lunghissime, come molte testimonianze dicono avvenga nel turismo.
È vero che nelle norme del RdC c'è un disincentivo a lavorare con un contratto regolare: per ogni euro guadagnato vengono tolti 80 centesimi dal beneficio: una aliquota marginale altissima per redditi da lavoro spesso modestissimi e precari, che diventa una aliquota del 100% quando si aggiorna l'Isee. Il Comitato scientifico di valutazione aveva proposto di correggere questa stortura, scontando i redditi da lavoro fino alla soglia del reddito esente da tassazione. Ma anche questa proposta, come tutte le altre, non è stata presa in considerazione, preferendo avallare la narrativa di beneficiari del RdC imbroglioni e sfaticati.
La Repubblica, 31/5/2022
Nessun commento:
Posta un commento