L’intervento di Giovanni Mininni (a sinistra) alla Giornata della memoria |
MARTINA TOTI
Il segretario generale della Flai Cgil Giovanni Mininni racconta le iniziative in programma in Sicilia in ricordo di Pio La Torre e dell'eccidio di Portella della Ginestra. Due appuntamenti attualissimi che servono a tradurre la lezione della storia in impegno concreto
Oggi e domani (30 aprile e 1 maggio) la Flai Cgil sarà in Sicilia, insieme alla Camera del lavoro di Palermo e alla Cgil regionale, per non dimenticare alcuni momenti fondamentali per la storia del mondo sindacale: il duplice omicidio di Pio La Torre e di Rosario Di Salvo, consumato una mattina di quarant’anni fa per mano della criminalità organizzata, e l’eccidio di Portella della Ginestra: era il Primo Maggio 1947 quando undici persone che partecipavano alla manifestazione sindacale indetta nella Piana degli Albanesi, caddero sotto i colpi della banda di Salvatore Giuliano. Giovanni Mininni, alla guida della Flai, ci racconta lo spirito che animerà queste due giornate.
“Oggi (30 aprile) saremo prima alla commemorazione di Pio La Torre e, nel pomeriggio, anche all’iniziativa in ricordo di tutti i sindacalisti assassinati dalla mafia. Lo faremo raccontando quello che ancora succede nelle nostre campagne e presentando il quaderno che l’Osservatorio Placido Rizzotto ha dedicato alla geografia del caporalato e dello sfruttamento. Agromafie e caporalato, infatti, restano fenomeni da debellare e noi rimaniamo convinti della necessità di rimettere al centro la lotta contro la mafia. Domani, poi, sarà un onore essere presenti a Portella della Ginestra, in occasione del settantacinquesimo anniversario della strage, la prima che venne compiuta per contrastare l’affermazione del movimento contadino in Italia e una possibile trasformazione della società”.
Queste due giornate, quindi, saranno dedicate alla memoria ma con lo sguardo rivolto alle sfide che il mondo del lavoro si trova ad affrontare oggi?
Sì, perché la memoria deve servire a far vivere nel presente quello che è accaduto nel passato. Non un ricordo sterile, ma la capacità di tradurre la lezione di ieri in atti concreti oggi, nella forza e nella passione che ci consentono di osservare il mondo attuale e contemporaneo sotto una nuova luce dando risposte anche a tutti quei problemi che ancora non siamo riusciti a risolvere. Insomma, vivremo queste due giornate con un atteggiamento attivo, concreto con l’obiettivo di trasformare l’insegnamento del passato in azione sindacale.
Poche settimane prima di essere assassinato Pio La Torre era a Comiso insieme a un centinaio di migliaia di persone contro il dispiegamento dei missili cruise della Nato e per la pace; mentre domani, a Portella della Ginestra, proprio come ad Assisi, le parole chiave del Primo Maggio saranno pace e lavoro. Sembra che la storia abbia ancora molto da insegnarci.
In questo momento è essenziale contrastare la guerra e la possibilità che essa si estenda e sfoci in un terzo conflitto mondiale. L’impegno di un’organizzazione sindacale come la nostra non può che essere quello di rifiutare le guerre senza cedere alla logica della propaganda e delle tifoserie. Il sindacato, infatti, ha il dovere di tutelare i lavoratori. Se ci chiedessimo con chi devono stare i lavoratori, non potremmo che rispondere né con Putin, né con Zelenski, né con la Nato bensì con il popolo ucraino e con il popolo russo che pagano il prezzo di una guerra imperialista e, ancora, con i popoli dei Paesi in via di sviluppo che subiranno anch’essi le conseguenze di questo conflitto; con i lavoratori italiani perché essere trascinati in una guerra avrà un costo che graverà su di loro molto più che su altri. Purtroppo occorre registrare ancora una volta il fallimento dell’Europa come entità politica per la sua incapacità di giocare un ruolo di mediatore per la pace e per la sua subalternità rispetto alla volontà degli Stati Uniti e della Nato. La corsa al riarmo dei singoli Paesi e l’invio delle armi all’Ucraina non sono soluzioni accettabili.
collettiva.it, 30/4/2022
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