Simona Mafai |
di Eleonora Lombardo
Si presenta all’Istituto Gramsci il libro a più mani sulla senatrice che ha attraversato 70 anni di lotte. “ Uno spaccato di storia siciliana”. Le battaglie a Messina con le gelsominaie, il gruppo del digiuno dopo le stragi e “ Mezzocielo”. Una storia di militanza
Le lotte degli anni Cinquanta nel Messinese con le raccoglitrici di nocciole e le gelsominaie di Milazzo, l’organizzazione delle ricamatrici di Santa Caterina Villermosa e dei paesi circonvicini, i movimenti femminili per la democrazia in Sicilia, le donne del digiuno, l’esperienza trentennale di Mezzocielo fino agli ultimi anni della sua vita quando organizzò un gruppo di donne con l’iniziativa “Prendiamo la parola”. E ancora, la militanza, la passione politica, ma anche la naturale autorevolezza e una caparbia fiducia nel cambiamento: la figura di Simona Mafai riassume con la sua lunga vita le più importanti battaglie politiche degli ultimi settanta anni di storia italiana e soprattutto siciliana.
È questo il ritratto che viene fuori dalla biografia collettiva “Simona
Mafai. Una vita per la politica” il volume a cura di Giovanna Fiume e Piera
Fallucca, appena pubblicato dall’Istituto Poligrafico Europeo e che sarà
presentato oggi alle 16,30 all’Istituto Gramsci (ai Cantieri culturali alla
Zisa) e per il quale interverranno Ida Fazio, Chiara Natoli e Bianca
Stancanelli.
Più di una biografia, un insieme di interventi delle persone che l’hanno
conosciuta direttamente e che la raccontano in un’appassionata mediazione tra
il ricordo personale e la precisione storica. Tra gli autori, oltre le
curatrici, la figlia Raffella De Pasquale e la nipote, Sara Scalia, e poi
Massimo Accolla, Rosalba Bellomare, Angela Bottari, Giovanni Burgio, Michele Figurelli,
Marina Marconi Causi, Salvatore Nicosia, Giuseppe Oddo, Egle Palazzolo,
Salvatore Pantano, Manoela Patti, Silvana Polizzi, Loredana Rosa, Elio
Sanfilippo, Umberto Santino, Enza Sgrò e Carlo Verri.
«Questo libro è stato voluto per celebrare Simona come persona e amica -
racconta Fiume ma soprattutto come una donna che ha attraversato settanta anni
di storia politica, italiana e soprattutto palermitana, fino all’ultimo giorno
vigile interprete delle trasformazioni che avvenivano nella società siciliana e
nazionale in generale. Riassume in sé uno spaccato di storia della
Sicilia». Simona Mafai, seconda delle tre figlie di due artisti, il
pittore Mario Mafai e la pittrice e scultrice di origini lituane Antonietta
Raphaël, nasce a Roma e inizia giovanissima la militanza nel Pci. Arriva in
Sicilia, a Messina, solo dopo avere sposato Pancrazio De Pasquale. A Messina
nascono le sue due figlie, Raffaella e Sabina, e iniziano le sue battaglie
al fianco delle donne. Alla fine degli anni Sessanta si traferisce definitivamente
a Palermo dove diventa il centro di riferimento per numerose compagne. Dal 1976
al ’79 è senatrice per il Pci, mentre nel 1980 viene eletta consigliera al
Comune di Palermo dove, come capogruppo, ha l’obiettivo di far diventare
l’opposizione comunista al Comune un punto di riferimento chiaro nella lotta
contro la mafia.
Dall’inizio degli anni Novanta, soprattutto dopo le stragi, il suo impegno
diventa quasi esclusivamente quello di aiutare le donne a ottenere una
maggiore rappresentanza politica. Nel 1991, insieme a Letizia Battaglia, e con
un gruppo vivace ed eterogeneo di altre figure importanti della vita della
città, come Rosanna Pirajno, Rosalba Bellomare e Giuliana Saladino, fonda la
rivista “Mezzocielo” per la quale ha lavorato fino al suo ultimo giorno
di vita.
Fallucca ricorda come la Mafai stessa avesse detto «mi hanno riacchiappato
le donne» , sottolineando come da femminista atipica e critica, il suo intento
quasi esclusivo fosse diventato sostenere e valorizzare le donne.
«Mezzocielo non è un coro univoco, eppure è Simona a imporre, sì
imporre, un con-senso», scrive la Fallucca. «In quelle riunioni di redazione,
in quelle discussioni nelle quali ci si ascoltava/scontrava, in quella stanza
biblioteca- salotto piena di fumo (le sacrosante battaglie eco-salutiste contro
le sigarette di Rosanna Pirajno!) procedevano i lavori in corso della città
delle donne».
«Abbiamo voluto incrociare ricordi personali e fonti storiche di diversa
provenienza, dalla documentazione del Senato a quella del Partito comunista e
poi una ricchissima pubblicistica - dice Fiume - Moltissimo di questo materiale
è conservato nell’archivio dell’Istituto Gramsci, a ribadire la ricchezza di
questo archivio al quale incresciosamente in questo momento non viene riconosciuto
il servizio pubblico svolto». Tra gli interventi contenuti nel
libro, quelli scritti dalla figlia e dalla nipote riportano gli aspetti intimi,
la tenerezza, i sentimenti che aiutano a rafforzare quella naturale empatia
verso le donne, possibilmente già maturata all’interno del nucleo familiare
caratterizzato da figure femminili importanti, come la madre, e nel rapporto
solidale e collaborativo con le sorelle, la giornalista Miriam e la scenografa
Giulia.
«Simona rappresenta la passione per il fare che cambia le cose, anche con
fiducia e ottimismo, un ottimismo controllato dalla conoscenza e dalla volontà
- aggiunge ancora Fiume - abbiamo raccontato le battaglie di una militante
comunista, ma anche lo slancio empatico verso le donne che le hanno fatto
avanzare critiche molto aspre al suo partito che considerava le donne come “terreno di caccia elettorale”, in maniera opportunistica e
strumentale». È del 1976 il testo “Le siciliane” nel quale Simona
Mafai analizza la sotto-rappresentanza femminile nei luoghi della decisione
politica e individua la responsabilità nella lentezza dei partiti a cambiare,
troppo impegnati a controllare le porte d’accesso ai luoghi delle istituzioni.
Conclude Fiume: «È frustrante dopo quasi 50 anni pensare di essere nello
stesso punto».
La Repubblica Palermo, 6 aprile 2022
1 commento:
DUE PAROLE: GARNDE DONNA!!! Leoluca Criscione , emigrato corleonese in Svizzera!
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