di Francesco Patanè
Il presunto tradimento del genero con la figlia di amici, la sua adorata Eliana umiliata e con il matrimonio in pezzi, il buon nome dei Gulotta macchiato da quel giovane dottore di Corleone accolto in casa come un figlio: erano affronti da vendicare a ogni costo. Erano “ troppo” per Gaspare Gulotta, il barone in pensione della chirurgia palermitana arrestato ieri mattina nell’ambito dell’indagine sui concorsi truccati al Policlinico. I Nas e i magistrati coordinati dal procuratore aggiunto Sergio Demontis lo accusano di essersi spartito i posti con un altro professore, ma la gip Donata Di Sarno lo ha mandato ai domiciliari per un’altra vicenda, legata alla sua famiglia e al desiderio di vendicare la figlia.
L’odio nei confronti del genero lo ha portato a costruire un mucchio di menzogne nei suoi confronti, facendolo passare per un padre e marito violento. Dalla calunnia al falso per incastrare il genero, fino al dossieraggio coinvolgendo un dirigente medico della polizia e un investigatore del centro operativo della Dia di Palermo. «Da due anni stiamo combattendo per dimostrare le calunnie nei confronti del mio assistito — commenta l’avvocato Massimo Motisi, difensore del marito nel procedimento per maltrattamenti in famiglia e lesioni — Padre e figlia hanno costruito un castello di falsità, a cominciare dalla relazione con la figlia degli amici di famiglia. La stessa procura ha dimostrato che era un’accusa infondata».
Non ha tentennato un secondo, Gulotta, nel coinvolgere due dottoresse del pronto soccorso del Policlinico Giaccone per farsi fare un certificato falso per la figlia. Certificato dal quale dovevano emergere le lesioni subite dalla donna e dunque avvalorare la tesi del marito violento. « Allora cosa scriviamo nel referto?... ansia, poi precordialgie, nausea… che altro mettiamo? Cefalea e tremore?... lo lasciamo così… lo puoiusare come vuoi… se poi metto troppi particolari… facciamo così, professore?... Lascio un periodo di osservazione… in modo tale che… se lo chiudo dopo un minuto ( il referto, ndr) sembra una cosa appattata,giusto?», dice la dottoressa del pronto soccorso nello studio del professore per redigere il falso certificato.
Grazie a quel certificato, ritenuto un falso dagli inquirenti, il medico è stato indagato e per mesi colpito dalla misura cautelare del divieto di avvicinamento alla moglie e alla figlia. «Da due anni vede la bambina in videoconferenza — racconta l’avvocato Motisi — La misura per fortuna è stata tolta, ma continua a non riuscire a incontrare la bambina. Speriamo che quanto scoperto dai Nas possa aiutare a comprendere quale inferno sta vivendo il padre».
Gulotta ha cercato di distruggere il genero anche con l’aiuto della polizia. Ha chiesto aiuto a un suo amico dirigente medico per sapere ogni cosa sulla vita del genero, da dove viveva a chi frequentava. Voleva incastrarlo cercando tracce di uso di sostanze stupefacenti. « … le faccio sapere anche quanti contatti con noi (con le forze dell’ordine, ndr) ha avuto… lo dobbiamo pizzicare… lei mi deve far sapere il sabato notte dove c. va… i locali… una strada e io lo localizzo in quella zona lì… facciamo i controlli… primo controllo positivo… secondo controllo positivo… con questi in mano… purtroppo grazie alla sinistra questo ( il consumo di droga, ndr) non è più reato… ma abbiamo un punto fermo, possiamo chiamare l’assistente sociale per la bambina… » , dice l’amico dirigente medico della polizia a Gulotta. Il genero doveva passare per un traditore, violento, consumatore di stupefacenti. Ma non aveva fatto i conti con le microspie del Nas.
La Repubblica Palermo, 9/4/2022
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