Padre Giovanni Calcara, frate domenicano
AGATA LAGATI
La guerra tra Russia e Ucraina, come tutti i conflitti, è una guerra ingiusta che fa molte vittime, soprattutto tra i civili. Il clima che si respira è di terrore e di incertezza in tutto il mondo: le famiglie peraltro si trovano a far fronte a prezzi in continua ascesa e i genitori non sanno come spiegare la tragedia che si sta abbattendo sui cittadini ucraini. Abbiamo intervistato padre Giovanni Calcara del convento San Domenico di Soriano Calabro, che in modo solerte ed efficace, ha risposto ad alcune domande.
Prima il Covid, adesso la guerra: in che mondo stiamo vivendo?
“Già, prima la pandemia, adesso la guerra, tutto questo ha messo in evidenza la situazione esistenziale delle persone: siamo insicuri, fragili perché confidiamo troppo in noi stessi. Non siamo capaci di pensare che la nostra vita non dipenda solo da noi, ma dalle relazione che riusciamo a instaurare con il prossimo. Queste situazioni hanno dei riflessi anche a effetto mondiale: è da quello che consumiamo, in termini di cibo e di risorse, che dipende il futuro delle persone che noi non conosciamo. Come ha detto il Papa nella Laudato Sii: “O ci salviamo tutti insieme o non ci sarà futuro per nessuno”. Questo sembra che l’abbiamo dimenticato, perché non pensiamo al futuro, viviamo nell’oggi. Questo è il mondo che noi vogliamo, il mondo che stiamo costruendo. Tutta questa confusione non è effetto della fatalità. Ci sono scelte ben precise, delle colpe ben precise. Alcune colpe le subiamo, altre colpe nascono dalla nostra indifferenza, dal nostro egoismo. Basta pensare alla grande fiducia che avevamo sulla scienza che, per motivi ideologici e strumentali, si è relativizzato il senso della scienza stessa. Soprattutto, in questa crisi si è perso il senso del noi. Il mio Io, il mio punto di vista è più importante del Noi. In precedenza il diritto del bene comune prevaleva su tutto. Adesso si è tutto circoscritto a discorso personale: siamo tutti più egoisti e, purtroppo così non ci sarà più nessun futuro per nessuna convivenza sociale, pacifica, serena, perché ci sarà sempre il prevalere di una parte sul tutto.”
Come riusciamo a spiegare ai bambini la guerra tra Russia e Ucraina?
“Prima di spiegarla ai bambini dovremmo avere il coraggio di spiegarla a noi stessi, perché, come diceva Gino Strada: “La colpa è di chi per decenni poteva evitare queste condizioni…”. L’espansionismo sovietico, la simpatia che Putin ha goduto fino a qualche mese fa la dobbiamo a leader politici come Salvini, la Meloni e Berlusconi. Ricordiamoci che noi abbiamo esaltato dittatori come Gheddafi, come Saddam Hussein e in quei contesti ci siamo trovati d’accordo a bombardare questi dittatori. Adesso, abbiamo paura di Putin perché si è rivelato un nemico dalla pelle dura, un dittatore serio, deciso. Anche all’interno della Chiesa non abbiamo più personalità come Don Tonino Bello, vescovo pacifista degli anni ’80 che con Padre Alex Zanotelli si è costituito scudo umano sui ponti di Sarajevo per evitare che quei ponti potessero essere bombardati. Noi chiediamo corridoi umanitari, ma ce ne stiamo a casa. Vogliamo la pace, ma ci limitiamo a mandare il pacco di spesa. Non siamo disposti a rischiare niente di noi stessi. Non si tratta di essere supereroi. I bambini imparano anche da questo. In questo momento, come categoria fragile, i bambini subiscono le decisioni degli adulti, vengono privati degli affetti, della scuola, del loro habitat, dei loro genitori, ma in un futuro prossimo saranno capaci di elaborare quello che è accaduto e ci chiederanno conto. questo è scontato”.
Adesso dobbiamo accogliere queste persone che stanno scappando dalla guerra. Si stanno mobilitando persone comuni, lavoratori del settore come avvocati, commercialisti. Cosa possiamo fare ancora?
“Questo è il volto bello della solidarietà. Io penso alla Polonia che, fino a qualche mese fa, lasciava morire di freddo uomini, donne e bambini alla propria frontiera. Oggi la Polonia, come l’Ungheria, accoglie il popolo ucraino. Sta venendo fuori il senso di umanità, ma non è lo stesso senso di umanità che viene manifestato nei confronti del naufragio di qualche giorno fa, in cui 50 persone hanno perso la vita a largo del Mar Mediterraneo. Quindi mi chiedo: come mai la stessa sensibilità non riusciamo a manifestarla verso altri profughi? Forse perché associamo l’Ucraina alla Russia, quindi a uno stato che ci rifornisce le materie prime? Mentre questi fratelli e queste sorelle che provengono dal sud del mondo non hanno una contrattazione economica adeguata? Non siamo capaci di capire che la guerra in Ucraina è una delle tante emergenze che causano profughi. Ci sono profughi di serie A, di serie B, di serie C? C’è qualcosa che non va. Oggi è l’Ucraina, domani Putin potrebbe arrivare alla Bielorussia, all’Ungheria, alla Romania. E noi cosa facciamo? Dobbiamo pensare seriamente di accogliere questa gente senza creare ingiustizia”.
Si respira un clima di terrore e incertezza a tutti i livelli: guardiamo al prezzo della benzina che sta raggiungendo cifre esorbitanti, al prezzo della benzina…
“Sicuramente, mi chiedo come mai non abbiamo voluto una diversificazione dell’approvvigionamento delle risorse energetiche. Abbiamo puntato tutto sul gas e adesso non ne abbiamo a disposizione. I rifiuti stessi diventano risorse da Roma in su e negli altri Stati, mentre qui al sud sono in mano ai delinquenti e sono diventati un problema perenne…”.
Sicrapress, 9/3/2022
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