di AMELIA CRISANTINO
Una mostra a New York celebra madre, moglie, figlia e nipote dell’imperatore che diventò mito in Sicilia. Il ruolo della signora d’Altavilla nell’ascesa al trono
A New York sino all’8 aprile, all’Istituto italiano di cultura la mostra su “Donne e potere nell’impero mediterraneo di Federico II” promette di raccontare una storia intrigante, ricca di colpi di scena più dei serial di successo. Una storia vera, perché si può scrivere la storia al femminile della monarchia siciliana: Laura Sciascia lo ha fatto a più riprese restituendoci tutta la complessa costellazione di un potere spesso affidato a regine e reggenti. Se poi pensiamo a un protagonista assoluto come Federico II, l’imperatore stupor mundi, le donne che per molti versi ne determinano il destino sono accomunate dal nome normanno per eccellenza, Costanza.
La prima è Costanza d’Altavilla, figlia postuma di Ruggero II nata a Palermo e vissuta nell’ombra: prima del suo ingresso sulla scena politica europea le fonti coeve la nominano una sola volta. Ma nelle lotte tra papato e impero, tra guelfi e ghibellini, le leggende fioriscono e si accumulano, pretendono di raccontare la verità. Costanza d’Altavilla è legata alla “leggenda del monacato”, immortalata da Dante nella Divina Commedia: la principessa sarebbe stata monaca, prima d’essere sottratta al convento per risolvere i problemi dinastici dei Normanni. Il papa l’avrebbe sciolta dai voti ma, scrive il cronista Giovanni Villani, era troppo vecchia per avere un erede. Villani non ama gli Svevi e fa il suo lavoro, semina fake news: i quarant’anni della regina lievitano sino a sfiorare i sessant’anni, quando la gravidanza diventa tanto inverosimile da rendere quasi ragionevole la seconda leggenda. In viaggio verso Palermo, la regina si mostra nel momento più critico e partorisce nella marchigiana Jesi.
Sotto una tenda, visibile a chiunque volesse vederla. In teoria una prova inconfutabile. Ma è difficile distinguere il vero dal falso, perché le voci messe in giro si moltiplicano, si diffondono, vengono raccolte e tramandate come verità storiche. Ed è lo stesso Villani a illustrare il parto di Costanza, nel letto di puerpera con tanto di soggolo e bende monacali: la leggenda della monacazione ha tanto successo che, a partire dal XIV secolo, diversi monasteri si contendono l’onore di averla ospitata ed è una gara a chi produce le “prove” migliori.
Nella figura di Federico II predomina la genealogia materna, è “figlio di Costanza” ed è lei che con acuto senso politico, soppesando pericolose alleanze, permette a un bambino presto orfano di entrambi i genitori di arrivare al trono.
Nel 1209 il quindicenne Federico cresciuto nella multietnica Palermo accoglie la sua sposa Costanza d’Aragona, che ha già un passato: ha avuto un marito e un figlio, ha regnato in un posto lontano come l’Ungheria, è rimasta vedova e ha lottato ma è stata costretta alla fuga, ha perso il figlio, è tornata in patria.
Adesso il suo matrimonio con un ragazzo deve avvicinare due regni mediterranei che riconoscevano il papa come signore feudale, e creare a Palermo un contrappeso ai tedeschi.
Assieme a Costanza c’è suo fratello Alfonso, alla testa di 500 cavalieri pronti a sostenere Federico contro la nobiltà. Purtroppo vengono decimati da una pestilenza e il vantaggio immediato svanisce, ma il ragazzo Federico e la sua sposa sembrano amarsi. Nel 1211 nasce il loro unico figlio, l’anno appresso Federico va verso la Germania e l’impero: per i successivi cinque anni Costanza rimane in Sicilia, come reggente e tutrice. Nel luglio 1216 si mette in viaggio per raggiungere il marito in Germania, nel dicembre lo incontra a Norimberga. Nel novembre del 1220 gli è accanto, non lo lascerà più: assieme vengono incoronati da papa Onorio III ma sarà imperatrice per meno di due anni. Nel luglio 1222 verrà sepolta nella cattedrale di Palermo, in un sarcofago di marmo antico con un ricco corredo di gioielli: l’omaggio di Federico II è la straordinaria corona in stile bizantino che fa Costanza d’Aragona l’icona più bella e poetica del regno di Sicilia.
Costanza imperatrice di Nicea è meno conosciuta. Figlia di Federico II e di Bianca Lancia, sorella di Manfredi, nasce intorno al 1231 e ha solo dieci anni quando il padre la dà in moglie all’imperatore di Nicea, in Asia minore: era il coronamento di una politica estera che lo aveva portato ad allearsi con l’erede delle residue forze bizantine. Per questo legame con un eretico e scismatico Federico II sfida l’ennesima scomunica, ed è chiaro che il matrimonio della piccola Costanza dev’essergli sembrato un prezzo accettabile.
Intanto a Nicea, ignorata dal marito ma onorata dalla complessa etichetta bizantina, Costanza – a cui viene aggiunto il nome Anna – rimane vedova a ventidue anni e da imperatrice ci mette poco a trasformarsi in ostaggio: il punto è che suo fratello Manfredi, divenuto re di Sicilia, ha cambiato la politica estera del Regno e di nuovo c’è aria di guerra. Il destino dell’imperatrice vedova diventa incerto, poi il nuovo signore la rimanda a casa e lei va a Napoli. Ma la guerra incalza.
È il 1266, Manfredi è stato ucciso nella battaglia di Benevento e la famiglia reale rimane in balia di Carlo d’Angiò. C’è poco da sperare eppure rimane viva. A Costanza/Anna chiamata “imperatrice dei Greci” viene concesso di andare in esilio. Nel 1269 arriva in Aragona, viene accolta da sua nipote: è la figlia di Manfredi, anche lei con quel nome carico di significati, anche lei chiamata Costanza in onore della bisnonna normanna.
La Repubblica Palermo, 16/3/22
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