GIUSEPPE CARLO MARINO
(In memoria del venerato amico Leonardo Sciascia)
Qui ritorno con maggiore chiarezza su un argomento già affrontato in altro post e letto da pochi. E’ una questione tanto semplice quanto complessa, quasi occultata dall’informazione ufficiale e propagandistica, dalla gran parte di giornali e televisioni. E’ utile per capirla il richiamo alla storia dei rapporti tra la Sicilia e il resto d’Italia. Con un po’ di pazienza di lettura.
Come è noto, in Sicilia si sviluppò con particolare intensità nel periodo 1943-1945 un importante movimento indipendentista che si dotò persino di un suo piccolo esercito di patrioti sicilianisti al quale affluirono anche criminali comuni e briganti “politici” come Salvatore Giuliano (rinvio alla mia nota “Storia del separatismo siciliano”, Roma, Editori Riuniti, 1976).
Se con l’aiuto determinante delle grandi potenze mondiali gli indipendentisti fossero riusciti a far dell’isola uno Stato sovrano e se poi il restante Stato italiano dopo qualche tempo fosse intervenuto militarmente per “riconquistarla”, in quali condizioni si sarebbero trovati i siciliani ancora convinti di essere soprattutto e incontestabilmente anch’essi italiani e, con riguardo ad una lunga tradizione storico-culturale, come metterla nel giudizio circa la “sicilianità” e l’”italianità” – a parte quanto è da riferire alla “Scuola siciliana” fondatrice della stessa lingua italiana e ad una caterva nei secoli di grandi letterati e scrittori fino all' età moderna – di un’intera classe dirigente di orgogliosi nativi della Sicilia indissolubilmente legati alla società nazionale italiana e alla sua vita amministrativa e politica con personalità del rilievo dei Crispi, Amari, La Farina, Di Rudinì, Di Sangiuliano, Vittorio Emanuele Orlando, Luigi Sturzo, Mario Scelba, ecc.? E come la si metterebbe oggi con il sicilianissimo Sergio Mattarella, presidente della repubblica italiana?
Ebbene, è una questione, questa, che si pone analogamente nell’odierno dramma dell’Ucraina , paese nel quale i suoi indipendentisti l’hanno avuta vinta erigendo uno Stato sovrano dopo il recente dissolvimento dell’Unione sovietica: come convincere molti ucraini, pur essendo anche russi, a ritenersi soltanto ucraini, a fronte di altri che continuano a ritenersi soprattutto russi pur senza rinunziare a dirsi e a sentirsi anche ucraini? E come metterla, con l’indiscutibile “russità” di indiscutibili “ucraini” come TROCKJI, KRUSCIOV, BREZNIEV, GORBACIOV e molti altri che tanta parte hanno avuto, senza chiedersi se da “russi” o da “ucraini”, nella storia della Russia sovietica? La questione sarebbe facilmente risolvibile soltanto declassandola al livello di una “futile questione”, facendo prevalere , come accadde nell’Ursss (soprattutto per merito di Lenin), sul nazionalismo alimentato e strumentalizzato da interessi di classe l’internazionalismo dei lavoratori. Ma, ben si sa, la vittoria del capitalismo occidentalista nella guerra fredda ha imposto una storia ben diversa e Putin con il suo neozarismo ne è una tragica conseguenza.
Solo se si comprende tutto questo, si riesce a comprendere quel che ci viene sistematicamente occultato dalla “strappalacrime” propaganda occidentalista: OGGI, IN UCRAINA, SOLTANTO FORMALMENTE E’ IN CORSO UNA GUERRA TRA DUE ENTITA’ STATUALI SOVRANE (in cui l’una è responsabile di avere aggredito e invaso l’altra); IN REALTA’, INVECE; E’ IN CORSO UNA GUERRA CIVILE CON TUTTE LE CONTRADDIZIONI E LA FEROCIA DI OGNI GUERRA CIVILE. Dio ci aiuti a non farla degenerare in una guerra mondiale! E noi, mentre doverosamente tentiamo di soccorrerne le vittime innocenti, guardiamoci dall’alimentarla con l’invio di armi e facciamo la nostra parte per circoscriverla e spegnerne l’immane e diffusivo incendio, prima che sia troppo tardi.
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