César Auguste-Jean-Guillaume-Hubert Franck
PIETRO SCAGLIONE
L’Orchestra Sinfonica Siciliana celebrerà con un atteso concerto il bicentenario della nascita del compositore belga César Auguste-Jean-Guillaume-Hubert Franck, uno dei protagonisti della storia della musica classica francese.
Venerdì 4 Febbraio alle ore 21 e sabato 5 Febbraio alle ore 17,30, infatti, il Teatro Politeama Garibaldi di Palermo ospiterà l’evento “Franck & Bruck. Omaggio a César Franck nel bicentenario della nascita”.
Il concerto - diretto dal maestro Marcello Mottadelli con la partecipazione straordinaria del noto violinista Uto Ughi – si articolerà in 3 parti. Due opere saranno dedicate a Cesar Franck: la “Corale n.1 per organo”
(trascrizione per orchestra di Matteo Helfer - prima esecuzione assoluta) e la “Sinfonia in re minore”. L’altra opera invece sarà il “Concerto n.1 in sol minore per violino e orchestra, op. 26” e sarà dedicato al compositore tedesco e direttore d’orchestra Max Bruch.Nato a Liegi il 10 dicembre del 1822 e morto a Parigi nel 1890, César Franck era noto per l’ampiezza delle sue mani che gli consentivano di tenere ben dodici tasti bianchi sulla tastiera, l'equivalente di un'ottava completa più una quinta all'ottava superiore.
Il Corale n.1 per organo fu l’ultima opera di Franck e costituì così una sorta di testamento spirituale del compositore belga. Si caratterizzò per la raffinata registrazione prescritta dal compositore che si avvalse del grande organo Cavaillé-Coll della basilica di Sainte Clotilde di Parigi, uno strumento eccezionale capace, attraverso i suoi registri, di riprodurre quasi testualmente l’effetto dell’orchestra.
Matteo Helfer (organista, pianista e direttore d'orchestra, nonché docente al conservatorio Alessandro Scarlatti di Palermo) spiega i motivi della sua prima esecuzione assoluta dell’opera di Franck: “Il fine della trascrizione va ricercato nel desiderio di superare i limiti imposti da un seppur perfezionato strumento, di disvelare i tanti dettagli che rimangono intrappolati tra le maglie del denso tessuto musicale, liberando l’immenso potenziale espressivo e restituendo in termini di trasparenza e di chiarezza della forma e della sostanza - inseparabili in musica - una versione compiuta ed esaustiva dell’idea originale”.
Helfer racconta la genesi dell’esecuzione: “La scelta dell’organico per la trascrizione è caduta sul tipico modello coi legni a tre, con l’aggiunta di alcuni strumenti particolari quali il sassofono, la glassarmonica ed il theremin. Sono stati impiegati anche l’harmonium ed il pianoforte. Per quanto riguarda il sassofono, non è stata la comune terra natia di Franck e di Sax, a suggerirne l’impiego, né vi sono riferimenti al famoso assolo nel “Vecchio Castello”, - per pura coincidenza anche quello del ‘22 - ma è la versatilità del suo timbro, a volte suadente e ad altre potente e disperato che lo rendono una preziosa risorsa tanto come solo che come rinforzo”.
Pietro Scaglione
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