“Tanti boss tornati a comandare”. La procuratrice generale Palma: “ Rischioso abolire l’ergastolo ostativo, le cosche si infiltrano” Chiesto dalla procura per i minorenni l’allontanamento di 50 ragazzi dalle famiglie della droga
di Salvo Palazzolo
Dalle indagini della procura di Palermo emerge un dato drammatico: «La quasi totalità dei mafiosi che escono dal carcere per fine pena ricomincia a delinquere lo stesso giorno». La procuratrice generale reggente Annamaria Palma lancia un nuovo allarme scarcerazioni all’inaugurazione dell’anno giudiziario. «I boss sono osannati nelle feste di quartiere. E riprendono i posti che avevano lasciato» . La dottoressa Palma non fa nomi, ma i toni della sua analisi sono preoccupati. Attualmente, non è un segreto, in libertà ci sono pezzi da novanta dell’organizzazione mafiosa, padrini che hanno segnato la storia più drammatica di Palermo, negli anni Ottanta e Novanta.
A Partanna Mondello, è tornato Michele Micalizzi; a Resuttana, Salvo Genova; a Santa Maria di Gesù, Sandro Capizzi e Salvatore Freschi; a Porta Nuova, Tommaso Lo Presti detto “il lungo”; a Brancaccio, Giuseppe Caserta; ad Altarello di Baida, Pietro Tumminia; a Pagliarelli, Giuseppe e Antonio La Innusa; all’Arenella. Stefano Fidanzati; a Ciminna, Sal Catalano, lui è tornato dagli Stati Uniti, dove era stato dichiarato “ indesiderabile” per i trascorsi giudiziari nella “Pizza Connection”. Un altro grande vecchio, Franco Picone, è agli arresti domiciliari nella sua abitazione del quartiere Noce. Il più autorevole, il dottore Giuseppe Guttadauro, ha fissato invece la sua residenza a Roma, ma di tanto in tanto torna a Palermo. Dunque, che succede nella città dove Cosa nostra ha subito e continua a subire colpi pesanti?Il presidente della Corte d’appello Matteo Frasca mette in guardia dalla mafia imprenditrice «che non mostra segni di cedimento» e ricorda le poche denunce contro gli esattori del pizzo, solo 15, nella zona di Porta Nuova. Annamaria Palma ripercorre le inchieste recenti della Dda, dice: «Assistiamo ad una mafia ancora silente sotto il profilo delle azioni eclatanti, anche se, grazie alla costante attività investigativa di magistratura e forze dell’ordine, sono stati evitati due omicidi di mafia che si trovavano in fase di progettazione. Più silenzio equivale a maggiore possibilità di infiltrazione nel tessuto economico. Perché Cosa nostra — aggiunge — non ha cambiato identità: l’obiettivo è sempre lo stesso, farsi legge al posto dello Stato, anche utilizzando il voto di scambio». Questa analisi dai toni preoccupati porta a un appello: «Non si abolisca l’ergastolo ostativo», dice l’avvocato generale che regge la procura generale dopo il pensionamento di Roberto Scarpinato. «Come si fa a ritenere — si chiede — che chi ha commesso innumerevoli omicidi e stragi, tornando libero, abbandoni definitivamente la precedente vita illegale?». Annamaria Palma definisce l’ergastolo ostativo un “presidio”. «Il giusto principio costituzionale del fine educativo della pena — prosegue — può essere applicato soltanto se lo Stato persegue la strategia di colpire il vincolo associativo punto di forza della mafia. Semplice dissociazione e buona condotta non bastano. Il mafioso si porta fino alla morte le regole di Cosa nostra. Il doppio binario, faro delle attuali scelte legislative, non va quindi cancellato». L’inaugurazione dell’anno giudiziario è il momento delle analisi, ma soprattutto per un bilancio sulle strategie. L’altra emergenza riguarda i minori: «Cinquanta ragazzi palermitani sono sotto osservazione da parte della procura per i minorenni, che progetta di allontanarli dall’ambiente familiare dove circola e si traffica droga — dice la dottoressa Palma — è un progetto senza precedenti» . Nelle scorse settimane, la neo procuratrice Claudia Caramanna e la sostituta Paoletta Caltabellotta hanno chiesto di allontanare dai genitori i figli degli spacciatori e dei trafficanti dello Sperone, fotografati dai carabinieri nei luoghi dove si prepara e si vende la droga. Il tribunale ha già attivato i servizi sociali per alcuni interventi nelle famiglie. Una corsa contro il tempo per evitare che i clan facciano altri adepti.
La Repubblica Palermo, 23/01/2022
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