di Salvo Palazzolo
Il bilancio delle ultime indagini dei carabinieri è di 112 misure cautelari. Sessanta pusher percepivano il reddito di cittadinanza. Un fiume di sostanze stupefacenti sulla città. Le dosi preparate in una macelleria, lo spaccio davanti a un bambino
E’ ancora buio quando i ragazzi del nucleo operativo della Compagnia San Lorenzo si infilano veloci nella caserma di via Perpignano con l’ultimo spacciatore in manette. Stanotte, ne hanno arrestati altri 31. Un’indagine durata due anni: seguendo un pusher fra le bancarelle del mercato di Ballarò hanno scoperto chi riforniva tre gruppi, che poi smerciavano in tutta Palermo. Nelle periferie di Partanna Mondello, Borgo Nuovo e San Giovanni Apostolo (l’ex Cep), ma anche in centro. Un fiume di droga sulla città. La preparavano pure sopra il bancone di una macelleria nella zona del cimitero dei Cappuccini, in via Demetrio Camarda. E la distribuivano persino sull'uscio di casa, davanti a un bambino.
Dice il generale Giuseppe De Liso, il comandante provinciale dei carabinieri: “Negli ultimi 35 giorni abbiamo eseguito 112 misure cautelari in quattro distinte operazioni. Sono stati sequestrati 16 chili di sostanza stupefacente e tanta altra droga è stata smerciata, abbiamo segnalato alla prefettura 107 acquirenti”. Un quadro allarmante, nel corso delle indagini erano state già arrestate in flagranza 62 persone e denunciate 32 a piede libero. L’esercito dello spaccio.
“C’è tanta droga a Palermo e dietro il grande affare si muove Cosa nostra”, spiega il generale De Liso. Le ultime indagini coordinate dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, il responsabile della sezione di Palermo della direzione distrettuale antimafia, e dalla sostituta Giorgia Spiri, dicono che il business criminale più lucroso del momento è organizzato nei minimi dettagli: sono i boss a rifornire le reti di distribuzione dello stupefacente, e nei quartieri c'è una rete di vedette che controlla gli affari.
“A questa situazione rispondiamo con un’azione preventiva – spiega ancora il comandante provinciale – svolta con il controllo del territorio di stazioni e nuclei radiomobili. Poi, operano i reparti investigativi, che hanno una profonda conoscenza del territorio, la loro azione è sotto il coordinamento dell’autorità giudiziaria. E non ci fermiamo agli arresti, i carabinieri sono anche operatori sociali impegnati ogni giorno nella promozione della cultura della legalità, attraverso incontri con i giovani, nelle realtà più critiche della città”.
Che sta succedendo a Palermo? I colpi inferti a Cosa nostra negli ultimi anni non sembrano aver fermato gli affari dei boss: la droga, ma anche le scommesse on line. Sempre più spesso gli spacciatori hanno interessi nel settore del gioco. Eppure, ufficialmente risultano nullatenenti e beneficiano del reddito di cittadinanza: dei 112 raggiunti da misure cautelari nell'ultimo mese, 60 percepivano il sussidio pubblico.
Che sta succedendo a Palermo? Quando è ormai l’alba, uno dei vecchi marescialli del nucleo Investigativo sussurra: “Io non li ho mai dimenticati i ragazzi per terra lungo i vicoli del centro storico, negli anni Ottanta. Erano strafatti di eroina. Oggi, si stanno consumando lentamente con il crack o altri terribili mix”. Palermo è la città dove si inizia a consumare droga a 12 anni. E’ la città dove rispettabili professionisti si fanno portare la cocaina in studio, basta ormai una telefonata ai call center dello spaccio, attivi 24 ore su 24. Sconti per i clienti più affezionati, paghi due prendi tre, e saldi anche a rate. Palermo città della droga. E della mafia che si riorganizza, proprio grazie ai soldi della cocaina, dell'hashish, del crack.
Il vecchio maresciallo, memoria storica dell’antimafia, è preoccupato. Dice: “Per adesso, i mafiosi fanno affari di comune accordo. Come un tempo. Ma alla prima partita di droga che dovesse mancare, al primo sgambetto, non è escluso che risolvano a modo loro”. E i mafiosi conoscono un solo modo per risolvere le questioni. Sparando.
La Repubblica Palermo, 06 DICEMBRE 2021
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