Patrick Zaky
di Francesca Caferri
Il giudice ha disposto la scarcerazione dello studente egiziano dell'università di Bologna che era presente in aula
Patrick Zaky sarà rilasciato in attesa della prossima udienza che si terrà il primo febbraio. La buona notizia arriva al termine dell'udienza svoltasi a Mansoura due mesi e mezzo dopo l'ultima. Lo studente dell'università di Bologna era in aula, con la consueta divisa bianca dei carcerati egiziani, senza segni evidenti dei maltrattamenti che avrebbe subito nei giorni scorsi. Davanti a lui gli amici dell'ong Eipr, arrivati dal Cairo. La sorella Marise, il padre e per la prima volta da mesi anche la mamma, che finora aveva preferito non vedere il figlio in cella con l'accusa di aver diffuso notizie dannose per lo Stato egiziano.
Hoda Nasrallah, la sua avvocatessa, ha presentato al giudice delle richieste. L'accesso ai testi di Facebook che l'accusa imputa a Patrick. I video della sicurezza dell'aeroporto la sera in cui è stato fermato, a febbraio 2020. La testimonianza del fratello del soldato copto ucciso nel Sinai di cui Patrick parlava nell'articolo che è stato citato come elemento dell'accusa.
Il giudice le ha accettate e ha rinviato il processo.
Ieri in cinquanta piazze italiane Amnesty International ha organizzato manifestazioni di sostegno per Patrick: la principale a Bologna e insieme ai professori e ai compagni dello studente c'erano il portavoce di Amnesty International, Riccardo Noury, e Mohamed Hazem, uno dei migliori amici dello studente, arrivato nei giorni scorsi da Berlino.
Secondo le carte, contro Patrick ci sono sei capi di accusa. Tre sono quelli originari, che si possono riassumere nella formula di diffusione di notizie dannose contro lo Stato egiziano via Internet. Uno è stato aggiunto nei mesi scorsi, senza alcuna notifica: essere membro di un gruppo terroristico. Gli ultimi due sono quelli relativi all'articolo scritto nel 2019 sulla situazione dei copti in Egitto e pubblicato dalla rivista on line Darraj: diffusione di notizie false all'interno del Paese e all'esterno. Solo di questi ultimi due Patrick è chiamato a rispondere a Mansoura.
"Questi processi si concludono quasi invariabilmente con una condanna e che non ci sia neanche un periodo di scarcerazione fa sì che la notizia di oggi sia anche abbastanza nuova, una novità. Quindi è un passo avanti importante". Lo ha dichiarato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
"La scarcerazione di Patrick Zaki è un primo passo che ci auguriamo porti alla sua completa assoluzione. Un abbraccio ai familiari, un ringraziamento alla nostra diplomazia e a chi, in questi 22 mesi, ha fatto sentire la propria voce e il proprio sostegno per la sua liberazione". Così ha twittato il leader M5s ed ex premier Giuseppe Conte.
Il "primo obiettivo"è "raggiunto: Patrick Zaki non è più in carcere". Lo ha scritto su Twitter il ministro degli Affari esteri, Luigi Di Maio. "Adesso continuiamo a lavorare silenziosamente, con costanza e impegno. Un doveroso ringraziamento al nostro corpo diplomatico".
(ha collaborato Merna Thomas da Mansoura)
La Repubblica, 7/12/21
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