“Corleone tra le due guerre”, il libro di Giuseppe Zimbardo che sarà presentato sabato 11 dicembre alle ore 16,30 al Complesso monumentale Sant’Agostino, è una pubblicazione anomala, nel senso che nasce come tesi di laurea e diventa saggio, con le necessarie manomissioni stilistichei. Giuseppe Zimbardo la scrisse nel 1948 sulla spinta del professor Giuseppe Cocchiara dell’Università di Palermo, uno dei più importanti studiosi delle nostre tradizioni e allievo del più grande di tutti, Giuseppe Pitrè.
Zimbardo – si è detto – scrive nel 48, a poco tempo di distanza della fine della seconda guerra mondiale, ma riporta ricordi di anziani di diversi anni prima, degli inizi del secolo, quando l’Italia – e la stessa Corleone – fu squassata dalla Grande Guerra. Per questo il titolo del saggio che si va a presentare è diventato “Corleone” tra le due guerre”. Ed è oltremodo interessante perché la Corleone che ne viene fuori, malgrado molto si sia letto e molto sia stato raccontato, ci è narrata in presa diretta da uno che ha respirato gli anni e le cose che descrive.
Ci viene raccontata una Corleone povera e non molto elegante, fatta di piccole ed essenziali case senza pretese; di gente di campagna comandata dal ciclo agricolo e dei ritagli di tempo da dedicare alle feste; della vita di ogni giorno fatta di lavori domestici e poi del fidanzanento, del matrimonio, dei figli, fino alla morte.
Il tutto raccontato con le voci di allora e per questo il saggio assume un particolare valore: oltre a tutto il resto, è un compendio di parole siciliane, una sorta di agguerrito vocabolario dedicato non solo a quelli che considerano non fine esprimersi in dialetto, linguaggio ormai morto e sepolto semmai dall’inglese, ma anche a quelli che questa lingua ancora ogni tanto la parlano e la studiano: ci troveranno dentro modi di dire e vocaboli dimenticati che erano ancora in vita settant’anni fa: la vita di un uomo. I nipoti hanno dimenticato tutto. Per questo non sarebbe male un ripasso con il saggio di Giuseppe Zimbardo, che i tre figli – Irene, Leo e Gaetano – ormai tutti professionisti affermati e lontani della Sicilia sulla scia del padre, hanno voluto omaggiare con la pubblicazione non più come tesi, destinata al popolo accademico, ma come saggio destinato al grande pubblico.
Del libro parlerà il professore Giovanni Lisotta dopo i saluti dell’Amministrazione comunale portati dagli assessori Giusy Dragna, Cultura, e Gianfranco Grizzaffi, Tradizioni popolari.
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