di Marco Patucchi
Domani al Cnel verrà presentato il disegno di legge: il programma di protezione, che comprende la tutela giudiziaria e sanitaria, riguarderà anche i familiari e i colleghi del lavoratore che ha il coraggio di ribellarsi alla schiavitù. In attesa del reinserimento lavorativo riconosciuta la cifra massima (circa 1300 euro al mese) della Naspi
ROMA - Un programma di protezione. Un progetto dettagliato e concreto che riconosca sostegno economico, abitativo, reinserimento nella società, nel lavoro e, appunto, tutela fisica e legale, a chi ha il coraggio di denunciare il caporalato. Il 'campo largo' che va da Leu a Pd e ad Azione, mentre litiga sulla definizione del perimetro in vista della partita del Quirinale e delle successive elezioni politiche, scende in pista compatto su un'emergenza che affligge da sempre il Paese. E lo fa con un disegno di legge (primi firmatari Tommaso Nannicini, senatore Pd, e Sandro Ruotolo, Leu) che viene presentato domani al Cnel (diretta tv sul sito di Repubblica) davanti al ministro del Lavoro, Andrea Orlando.
"Il numero di invisibili nel nostro mercato del lavoro - spiega Nannicini - è difficilmente quantificabile anche se, secondo gli ultimi dati Istat, prima dell'avvento della pandemia i lavoratori in nero in Italia erano 3,2 milioni. Lavoratrici e lavoratori che producono un valore aggiunto di 77,8 miliardi di euro". Nei giorni scorsi Repubblica ha anticipato i dati eclatanti dell'Ispettorato nazionale del lavoro che, aumentando in tre anni del 400% i controlli, ha rilevato un'irregolarità media del 78% nelle aziende del centronord e del 68% nel Meridione. A conferma di come il caporalato non sia solo quello, entrato nell'immaginario degli italiani, dei raccoglitori di pomodori schiavizzati nei campi del Sud, ma anche quello dell'edilizia e della logistica nei territori più ricchi del Settentrione.
Sfruttamento "ottocentesco" della forza lavoro, dunque, con tutto quello che ne consegue soprattutto per i migranti che raggiungono il nostro Paese inseguendo il sogno di una vita migliore. Dignitosa. "A queste persone - dice Nannicini - vengono negati i diritti umani fondamentali e le più elementari tutele in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, trovandosi in situazioni estreme, di schiavitù. Dove dilaga l'economia sommersa, peraltro, il numero di infortuni e morti sul lavoro è molto più elevato. E le persone che si infortunano non denunciano, o quando sono costrette a farlo, dichiarano il falso per non danneggiare i caporali o chi li ha ingaggiati irregolarmente".
Il ddl cerca di incentivare e sostenere il coraggio dei lavoratori sfruttati, che vogliano sottrarsi al ricatto dei caporali. Il primo articolo del provvedimento regola, peraltro, un aspetto che può sembrare di dettaglio ma in realtà non lo è: le vittime dei reati che presentano denunce o identificate come persone informate sui fatti, stabilisce la norma, "sono rese edotte nella lingua loro comprensibile dall'autorità giudiziaria, dagli organi di polizia, dagli organi di vigilanza". Un decreto del Presidente del Consiglio dovrà incaricare i prefetti, in collaborazione con l'Ispettorato nazionale del lavoro, di appositi uffici "per la protezione, assistenza e tutela delle persone" che coordineranno gli interventi pubblici e privati (enti locali, sindacati, volontariato) in una rete di "assistenza sanitaria, abitativa e lavorativa".
Da lì prenderanno le mosse in concreto i programmi per la "protezione, assistenza e tutela" di "singole persone o nuclei familiari, gruppi, categorie di persone, ambiti sociali o lavorativi", attraverso intese e convenzioni con autorità giudiziaria, organi di polizia, sindacati, associazioni e Terzo settore. La protezione è estesa a congiunti e parenti convienti fino al secondo grado e ai colleghi di chi denuncia. Nell'immediato verranno garantite "assistenza sanitaria e legale, ospitalità abitativa transitoria e tutela sindacale".
Poi si provvederà all'inserimento sociale e lavorativo che contemplerà anche "percorsi di regolarizzazione e di formazione". Nell'attesa del nuovo lavoro e, comunque, per non oltre due anni, il ddl prevede un sostegno economico mensile pari a quello massimo della Naspi, dunque circa 1300 euro che rappresentano, evidentemente, un incentivo importante per chi viene normalmente sfruttato in cambio di cifre davvero irrisorie. L'ultimo articolo del ddl chiarisce che sono fatte salve le norme sull'immigrazione, relative al riconoscimento del permesso di soggiorno alle vittime di violenza fisica, psicologica e economica e a chi denuncia.
La Repubblica, 13/12/2021
Nessun commento:
Posta un commento