L'aggressione fascista avvenuta il 9 ottobre scorso alla sede della Cgil rappresenta un pericolosissimo passo in avanti nella strategia eversiva che mira a cancellare le libertà democratiche delle lavoratrici e dei lavoratori.
I leader dei movimenti fascisti di oggi sono in continuità con chi da sempre tenta di cancellare il movimento operaio e i diritti che dalle sue lotte sono stati conquistati. Questo progetto risponde ad alleanze criminali che è fondamentale sconfiggereper sempre, non dimenticando che in esse, oltre ai fascisti, trovano cittadinanza organizzazioni mafiose pericolosissime. Si tratta di rapporti consolidati che si muovono con obiettivi strategici di altissimo profilo, in alcuni casi dentro un orizzonte politico comune. Ce lo ricorda la strage di Portella della Ginestra, l'omicidio di Placido Rizzotto, le relazioni tra la mafia e la Banda della Magliana, tra massoneria deviata, servizi segreti deviati e 'ndrangheta, nonché le continue indagini e arresti dei protagonisti di un sistema integrato mafio-fascista.
Vale ad esempio per l'iscrizione nel 1998 da parte della Procura di Palermo nel Registro degli indagati di boss mafiosi come Salvatore Riina e poi di Stefano delle Chiaie, fondatore di Avanguardia Nazionale e collaboratore di Pinochet in Cile, con l'accusa di aver “costituito, organizzato, diretto e/o partecipato ad un'associazione criminale promossa e costituita in Palermo anche da esponenti di vertice di Cosa Nostra, ed avente ad oggetto il compimento di atti di violenza con fini di eversione dell'ordine costituzionale”.
Recentemente il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Domenico Tallini, è stato arrestato (operazione “Farmabusiness”) con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico mafioso. Tallini, già considerato un “impresentabile” dalla Commissione Antimafia, vanta una lunga militanza nel Msi e poi in Forza Italia ed è noto per aver rilasciato varie dichiarazioni pubbliche in favore del fascismo. Infine, come non citare l'ex deputato di Fratelli d'Italia, Pasquale Maietta, già presidente del Latina Calcio, definito da Giorgia Meloni “uno dei migliori dirigenti nazionali di Fratelli d'Italia”. Solo che da deputato e tesoriere di Fratelli d'Italia, Maietta, nostalgico di Mussolini, intratteneva stretti rapporti con uno dei capi del clan Di Silvio, famiglia mafiosa di Latina imparentata coi Casamonica. Maietta è stato accusato di aver costituito un sistema di riciclaggio e di evasione da oltre 200 milioni di euro gestiti da Max Spiess, figlio di Giangiorgio, avvocato svizzero di Licio Gelli coinvolto anche nell'inchiesta sulla maxi tangente Enimont.
Per contrastare queste relazioni, il loro consolidarsi sia in termini affaristici sia politici, è indispensabile la partecipazione alla manifestazione unitaria indetto da Cgil, Cisl e Uil il 16 ottobre prossimo a Roma.
L'attacco alla democrazia e alle libertà fondamentali, a partire da quelle del lavoro, è un'ipoteca mortale che l'Italia, considerando la sua storia e le vicende politiche e giudiziarie che hanno interessato le alleanze tra fascismo e mafie, non può permettersi. Scendere in piazza e resistere insieme, è il passo fondamentale per liberarci da personaggi e organizzazioni che mirano alla vera strategia delle tensione, che è quella contro la democrazia italiana nata dalla Resistenza.
*(Marco Omizzolo è sociologo, ricercatore Eurispess)
Collettiva.it, 15/10/2021
Nessun commento:
Posta un commento