Va presa a casa ai primi sintomi. Atteso l’ok della Fda. Gli esperti: “Se funziona è la svolta”
In tempi di pandemia l’industria farmaceutica tende ad anticipare i risultati degli studi sui suoi prodotti. I comunicati stampa arrivano ben prima delle valutazioni e delle eventuali approvazioni delle agenzie regolatorie. E quello sul Molnupiravir di Merck non fa eccezione. Questa volta, però, oltre ad avere l’effetto di far volare in Borsa il titolo dell’azienda, l’informazione fa ben sperare gli esperti. «Tira un’aria interessante, aspettiamo di vedere i dati, ma questa per una volta tanto sembra una buona notizia», commenta Massimo Galli delle Malattie infettive del Sacco di Milano.
Il Molnupiravir è un antivirale in compresse
(ne vanno prese quattro per cinque giorni) che, quindi, si assume facilmente.
Il farmaco inibisce la replicazione del coronavirus, a giudicare dallo studio
di fase tre dell’azienda che ha coinvolto 750 persone. Il rischio di
ospedalizzazione o morte negli adulti a rischio colpiti dal Covid, dicono da
Merck, si è ridotto del 50%. Questo perché il 7,3% dei pazienti che hanno preso
il medicinale sono stati ricoverati oppure sono deceduti contro il 14,1% di chi
ha preso il placebo, cioè del cosiddetto gruppo di controllo. In più, il
medicinale non avrebbe provocato effetti avversi importanti e si è dimostrato
efficace anche contro alcune varianti, come la stessa Delta.
Visti i risultati, l’azienda ha annunciato che prima
possibile chiederà alla Fda, l’agenzia farmaceutica statunitense,
un’approvazione d’emergenza. «Se i dati saranno confermati si
tratterà di un grande cambiamento — dice ancora Galli — Il primo antivirale che
funziona contro questo virus darebbe una svolta alla gestione della malattia.
L’importante è capire che uno strumento del genere tutto deve essere tranne che
un strumento che evita la vaccinazione. Quella serve comunque». Rispetto ad
altri farmaci, come i monoclona-li, il Molnupiravir sarebbe molto più
facile da gestire perché, appunto, si prende per bocca, non sono necessarie
infusioni. «Per adesso i monoclonali servono per le persone ad alto rischio »,
aggiunge Galli. «Dobbiamo vedere i risultati, che sono promettenti, con
attenzione — dice il capo della prevenzione del ministero alla Salute, Gianni
Rezza — Abbiamo bisogno anche di antiretrovirali, oltre che vaccini e anticorpi
monoclonali. Non è facile mettere a punto un antivirale per un virus che,
diversamente da altri, si replica velocemente e provoca una malattia
estremamente acuta». Altre industrie farmaceutiche, come la Pfizer e Roche,
stanno lavorando su farmaci anti-coronavirus.
Merck aveva iniziato a produrre il suo farmaco ancora
prima di avere i risultati dello studio. Si vogliono avere 10 milioni di dosi
prima la fine di quest’anno. C’è già anche un accordo con il governo Usa per
consegnare 1,7 milioni di dosi appena ci sarà l’approvazione di Fda. L’azienda
si sta rivolgendo anche ad altri Paesi. Inoltre, sarebbero già stati
sottoscritti accordi di licenza volontaria non esclusiva con produttori di
generici, così da accelerare la disponibilità della pillola in più di 100 Paesi
a basso o medio reddito. Ma prima di tutto è necessario che le agenzie
regolatorie valutino efficacia e sicurezza e diano la loro approvazione. A quel
punto, sarà chiara davvero l’importanza del nuovo antivirale.
La Repubblica, 2
ottobre 2021
Nessun commento:
Posta un commento