Giuseppina Rizzotto |
É venuta a mancare oggi Giuseppina Rizzotto, sorella di Placido, segretario della Camera del lavoro di Corleone assassinato dalla mafia nel 1948. Era l’ultima delle sorelle ancora viventi. Legatissima al fratello, ogni volta che ne parlava piangeva, ma non si rifiutava mai di rilasciare un’intervista, di raccontare di lui. Nel fare le nostre affettuose condoglianze ai figli e agli altri familiari, pubblichiamo, per ricordare Giuseppina, l’intervista realizzata il 19 febbraio 2015 da Dino Paternostro e Pierluigi Basile per la Fondazione “Argentina Altobelli”.
Placido era un leader sorridente e “troppo buono”...
C’era la guerra e non si sapeva niente. Un giorno siccome la mamma Rosa piangeva sempre per questo suo figlio, ci dissero “Rosa lo sai c’è tuo figlio Placido, è tornato” e la mamma è svenuta dalla gioia ed è caduta a terra.
Era segretario della Camera del Lavoro e faceva tante cose. Era una persona troppo buona, che si dedicava sempre a raccogliere cose da mangiare da portare al castello dove stavano i poveri. Nella chiesa c’era una tovaglia che aveva comprato lui, tutta ricamata e non la dovevano toccare, non la dovevano levare di là e credo che sarà ancora là.
Mi voleva bene che non ci posso dire. Per me non era un fratello era un padre, era una cosa meravigliosa, mi voleva bene... Io ho la sua fotografia nella stanza da pranzo e sembra che ci parlo... non le posso dimenticare le cose sue.
Veniva con l’involto e mamma diceva “Placido ma che porti?” “Ho comprato un paio di scarpe alla bambina, (per lui io ero la bambina) perché quelle che aveva non mi piacevano”. E mamma diceva “e quanto hai speso che ti do i soldi”. “Ma che mi dici mamma? Io l’ho comprate perché voglio bene a mia sorella”.
Cosa accadde a uella sera del 10 marzo...
Chi lo voleva male? La mafia! A loro non piaceva quello che faceva mio fratello perché erano contrari loro... Era tanto chiaro il discorso.
Mio padre era a letto e mamma ci fa “vedi che ti devi alzare”. “Ma perché?” “devi andare a vedere dov’è Placido, perché Placido non è venuto mai così tardi e ancora non è venuto”. Allora papà disse “ma stai zitta a momenti viene”. “Nooo, tu mi devi fare questa cortesia” ci disse la mamma, “devi andare a vedere dov’è Placido perché io non resisto più, perché lui viene sempre presto, e ora non è tornato”. E papà si alzò e andò da un suo amico che si chiamava Siragusa e dopo si sono svolte un sacco di cose.
Tutto il paese a lutto. C’era la bottega, che ci sarà ancora, della signora Benedetta che ha chiuso, ha chiuso per giorni, ha chiuso... La gente tutta addolorata, tutta sconvolta una cosa impressionante.
Il Capitano Dalla Chiesa è venuto a casa nostra. Papà l’ha invitato e lui è venuto. Ha detto che mio fratello era una persona troppo distinta, troppo brava, troppo...
70 anni per avere una tomba, perché...un elastico non basta a far condannare gli assassini...
Lui portava sempre gli stivali ma quella mattina si era messo un paio di scarponcini che aveva portato da soldato. “Ma come faccio a metterli” disse “mi ci vuole un elastico”. Allora io ci ho detto “ti do quello mio di elastico”. gli ho dato il mio elastico e lui se l’è messo.
Questo elastico, quando lo hanno trovato e che c’era la causa, dissero “come mai?” “ah questo è l’elastico che si metteva mia figlia e quella mattina l’aveva dato a suo fratello per mettere gli scarponcini”.
Michele Navarra e il ballo con Luciano Liggio
Michele Navarra era... Non ne parliamo che cosa era... Io con Luciano Liggio in una festa di ballo c’ho ballato, ho ballato con lui, perché allora non c’erano queste discoteche. Si bussava a casa e una sera mio fratello ha sentito bussare; ha aperto ed era Luciano Liggio. Dice “posso salire in casa?” “Dai, Accomodati”, mio fratello era troppo buono. E allora lui è salito e poi mio fratello ci ha detto “ti vuoi fare un ballo? Balli con una delle mie sorelle” e ha ballato con me.
Pasquale Criscione, “il traditore”...
E poi quando ci fu la causa... A Pasquale Criscione quando lo hanno sceso dalla camionetta per entrare nel tribunale, allora mamma si ci avvicinò per acchiapparlo e cominciò a dire “perché lo hai ammazzato a mio figlio che era troppo buono”. Erano amici... e poi fu il traditore. Siccome lui era solo, senza mamma, non aveva nessuno e certe volte, diceva “ma mi resto qua a dormire e dormo con Placido?” Allora alla mamma ci faceva pena e gli diceva “e restati...”.
Alla fine li hanno assolto per insufficienze di prove e mio padre quello che ha fatto non glielo posso dire. “Per insufficienza...Ma come dice? ma che state dicendo?” E quello che ha fatto mia madre. Non ci siamo mai rassegnati, nessuno. Non ci posso dire quello che proviamo... Una cosa troppo...
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