L’uliveto. L’ultima incursione a Sciacca: sono stati segati 40 ulivi ad un sindacalista della Flai-Cgil. "Un segnale arcaico della mafia per colpire chi lavora". Danni per 120mila euro. Il primo raid è avvenuto a inizio settembre. Tutti gli assalti nell’Agrigentino.
di GIADA LO PORTO
Cinquecento ulivi tagliati con le motoseghe e 1.500 filari di viti rasi al suolo in ventotto giorni. Tutti in provincia di Agrigento. È il bilancio di quattro raid nei terreni di altrettanti imprenditori agricoli. Sono i giorni della raccolta delle olive e la vendemmia è ancora in corso: il danno totale è di circa 120 mila euro. Gli agricoltori hanno paura, iniziano a organizzare le ronde nelle proprietà. I terreni si trovano nelle contrade, lontano dalle abitazioni. Sono campi non sorvegliati, non ci sono telecamere. Qualcuno si dà il cambio con i familiari per restare a vigilare la notte. È quando cala il buio che agiscono. Arrivano con le motoseghe e radono al suolo interi campi.
Le denunce a carico di ignoti sono già state depositate. Gli inquirenti ritengono che si tratti di intimidazioni fatte da squadre ben organizzate visto che per abbattere tutte quelle piante una persona dasola non basta. « Ce ne vogliono almeno 4 più altri messi a fare da sentinelle » , osserva Marco La Rovere, capitano dei carabinieri di Agrigento. Il sindacato lancia l’allerta: «È un fenomeno delle ultime settimane, siamo preoccupati — dice Tonino Russo della Flai Cgil Sicilia — chi ha visto denunci».
L’ultimo caso a Sciacca, in contrada Nardore, dove sono stati abbattuti 40 alberi di ulivo. Nel mirino Franco Colletti, agricoltore impegnato nella Cgil. Il 15 settembre è stato distrutto un vigneto a Canicattì: c’erano 1500 viti, il danno lì è stato di circa 100 mila euro. Il primo settembre è toccato a un imprenditore agricolo di Racalmuto, distrutte 400 piante.
Qualche giorno fa, sempre a Racalmuto, un altro imprenditore che aveva appena acquistato il terreno ha trovato a terra un’altra cinquantina di ulivi. È corso dai carabinieri e ha denunciato. Poi ha alzato il telefono e ha chiamato l’associazione antiracket " Libero futuro". « Io sto con voi e da qui non me nevado, non mi faccio intimidire», ha detto. «Diversi imprenditori ci cercano in questi giorni — dice il presidente di " Libero futuro" Gerlando Gibilaro — Vuole sapere come leggo questi atti? Sono un chiaro segnale che la criminalità organizzata non è stata estirpata e questi individui continuano ad essere attivi soprattutto nella provincia».
Franco Colletti passeggia nel suo terreno di Sciacca tra la ramaglia. Conta i danni. « Le piante erano qui da 13 anni e questa era un ex cava che ho bonificato — dice l’imprenditore, che è pure componente della segreteria della Flai Cgil di Agrigento e presidente dell’Alpa Sicilia — Mi viene da pensare a un segnale arcaico della mafia che usa colpire la proprietà perché sa quanto noi agricoltori ci teniamo. Quando devono farti uno sgarbo colpiscono la terra. L’auto puoi ricomprarla, le piante no. Ci vogliono anni prima che ricrescano » . L’Alpa è un ente che istruisce le pratiche per l’erogazione dei fondi comunitari a favore delle aziende agricole. Il sospetto delle truffe ai fondi Ue dell’agricoltura prende piede. «Mi è capitato di non accettare diverse pratiche presentate da aziende che chiedevano fondi europei senza averne i requisiti — aggiunge Colletti — del resto l’agromafia ha già colpito diversi territori in Sicilia, a cominciare dalla mafia dei Nebrodi, poi Enna, in ultimo Caltanissetta. Ma saranno le indagini a darci risposte». Oltre al sindacalista, negli altri tre casi a essere colpiti sono stati semplici agricoltori.
Il far west nelle campagne agrigentine preoccupa, non poco. Adesso gli imprenditori che hanno denunciato lanciano un appello: « A parte questi gesti eclatanti negli ultimi mesi ci sono stati un sacco di furti di olive e materiali ma nessuno denuncia più — conclude Colletti — se non denunciamo continuerà questa micro criminalità. Occorre abbattere questo muro diomertà».
La Repubblica Palermo, 30/09/2021
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