di MASSIMO MIDIRI
L’appello lanciato dal caporedattore Carmelo Lopapa e raccolto dal Comitato organizzatore degli Stati generali della Sicilia democratica ha il grande merito di sollecitare una riflessione ampia e partecipata sul futuro della Sicilia.
L’appello lanciato dal caporedattore Carmelo Lopapa e raccolto dal Comitato organizzatore degli Stati generali della Sicilia democratica ha il grande merito di sollecitare una riflessione ampia e partecipata sul futuro della Sicilia.
La particolarità del momento rende ancora più complesse le sfide del nostro territorio, legate al necessario rafforzamento economico, alla lotta alla criminalità organizzata, alla riduzione della disoccupazione giovanile e dei flussi demografici verso il Centro-Nord, al potenziamento dell’efficienza del sistema amministrativo, alla promozione di una cultura del rispetto dell’ambiente e del patrimonio artistico-culturale.
Allo stesso tempo, però, la profonda trasformazione del sistema socio-economico e l’imponente impegno finanziario profuso con il Next Generation Eu assicurano una straordinaria opportunità per ripensare i modelli di sviluppo, ponendo al centro la ricerca, l’innovazione, la transizione digitale ed ecologica, le pari opportunità.
La Sicilia deve farsi trovarepreparata a mettere in campo tutte le proprie potenzialità per cogliere un’occasione che potrebbe non ripresentarsi più per i prossimi decenni e che potrebbe perfino vederla favorita rispetto ad altri territori, grazie alla minore presenza di condizionamenti legati a modelli industriali ormai obsoleti.
La proposta di Lopapa assume così una valenza capace di travalicare ogni divisione ideologica o partitica ed esprime la necessità di una riflessione che si arricchisca di diversi punti di vista per amplificarne gli impatti. Le università siciliane non possono sottrarsi a questo dibattito, agendo anche da catalizzatrici di una sintesi che, valorizzando il primato della competenza, aiuti a superare lacultura dell’appartenenza. In questa azione gli atenei dovranno mantenere salda la propria indipendenza da ogni orientamento politico, non rinunciando a porre dubbi e domande sull’adeguatezza delle diverse soluzioni proposte, suggerendo interventi e riforme, ricordando l’importanza di uno sviluppo basato su conoscenza e innovazione.
Nella linea suggerita dalla lettera aperta degli Stati generali, le università devono farsi promotrici della costituzione, insieme a tutti gli altri attori del territorio, non solo di osservatori e centri studi che orientino la decisione sulla base delle evidenze, ma anche di accordi quadro di collaborazione che mettano a disposizione la capacitàanalitica e progettuale del mondo accademico, stimolando il tessuto produttivo ad implementare soluzioni e interventi con elevato grado di innovatività.
Nell’università di Palermo si è da poco conclusa una fase di confronto che ha portato alla mia elezione come suo prossimo rettore. In questo dibattito corale ho verificato l’enorme ricchezza di competenze e capacità presenti nella comunità accademica dell’ateneo, accompagnate da grande senso di responsabilità verso il territorio e le donne e gli uomini che lo abitano.
Sono certo quindi che l’università di Palermo saprà partecipare con entusiasmo al processo di costruzione di un nuovo futuro per la Sicilia, interagendo con ogni soggetto istituzionale e con ogni rete di elaborazione politica, sociale ed economica che ne promuova uno sviluppo basato sui principi della democrazia, del merito, del rispetto per l’ambiente, della valorizzazione del patrimonio storico-culturale.
* L’autore è il nuovo rettore dell’università di Palermo
La Repubblica Palermo, 10/8/2021
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