venerdì, agosto 20, 2021

Biagio Conte diventa eremita: “Tolgo il disturbo”

Biagio Conte 

di SARA SCARAFIA 

La lettera dopo 40 giorni di digiuno e preghiera Vive in una grotta nelle colline del Palermitano 

E poi, al quarantesimo giorno, ha deciso che non tornerà più. Biagio Conte, il missionario laico simbolo della lotta contro le disuguaglianze e la povertà, ha annunciato che lascerà la missione Speranza e Carità e che resterà a vivere nella natura selvaggia. Lo ha fatto ieri, attraverso una lettera che ha chiesto ai suoi più stretti collaboratori di diffondere: «Toglierò il disturbo staccandomi da tutto e da tutti» , «immerso nella preghiera, nella penitenza e nel digiuno contrastando così l’escalation del male» . Una scelta polemica nei confronti di chi non «lo comprende» : «Siamo diventati responsabili di nuove povertà, nuove emarginazioni. Un giorno la verità verrà a galla».

Mentre alle porte di via Decollati ogni giorno bussano decine di persone per chiedere assistenza — a Palermo i senzatetto assistiti dai volontari nelle quattro strutture sono ormai più di 400 — Biagio Conte, 58 anni, da quasi trenta viandante con la croce in spalla, da luglio si è rifugiato in una grotta sulle montagne del palermitano. Senza luce elettrica, si sveglia all’alba con il sole e col sole, al tramonto, va a dormire. Mangia una sola volta al giorno: pane integrale con lievito madre che i missionari gli portano due volte a settimana insieme con l’acqua naturale. Ogni tanto si concede un filo di miele. Per difendere il suo unico pasto quotidiano — consuma neppure due pagnotte in sette giorni — i volontari gli hanno costruito un cubo di legno protetto da una rete a maglia fitta: «Più di una volta i topi glielo avevano rubato» racconta Riccardo Rossi,uno dei volontari a lui più vicini. Fratello Biagio, moderno San Francesco che non vuol far male agli animali, ha chiesto un prodotto naturale che lo difenda dai morsi di zanzara ma senza ucciderle. La giornata è scandita alla preghiera: le lodi, i due rosari ma anche gli esorcismi. Il resto del tempo lo passa scrivendo lunghe lettere: ha chiesto fogli e penne. Ha portato con sé diverse immagini sacre, da Santa Rosalia a San Benedetto il Moro, libri di preghiera e testi teologici. Avvolto nel saio, durante il giorno rimane nei pressi della grotta, muovendosi sempre di meno. È stanco, raccontano, provato da quaranta giorni passati alimentandosi solo a pane e acqua. Con lui nella grotta i missionari hanno trovato una volta un cane randagio, un’altra una volpe. «Vive in simbiosi con la natura — dice Rossi — aiuta le formiche a trovare la strada più rapida per il cibo, accoglie piccioni e falchi». 

Il missionario che in Sicilia ha aperto 9 strutture d’accoglienza, a settembre compirà 58 anni. A 29, lasciò la sua casa e scelse la strada. Figlio di una famiglia benestante, pianse seduto nello studio di “ Chi l’ha visto?” quando la madre gli parlò in diretta dicendogli che era stata tanto male e lo pregava di ritornare. Lui le chiese di rispettare la sua scelta, essere ultimo tra gli ultimi, mettendoci il corpo. Adesso la decisione più estrema: vivere da eremita nella natura e in preghiera. 


La Repubblica Palermo, 20 agosto 2021

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