di SALVO PALAZZOLO
Il sindaco di Cinisi, dopo averli messi al bando, propone: " Il divieto va esteso" Giovanni Impastato è d’accordo. Salvo Piparo: " Facciamo barzellette sui boss"
L’ordinanza del sindaco di Cinisi, Giangiacomo Palazzolo, non ha precedenti: «È vietato vendere oggetti, souvenir e gadget che richiamano o inneggiano alla mafia » . Provvedimento che ha valore nel territorio del comune palermitano. Ma il primo cittadino di Cinisi guarda oltre: « Vorrei che altri miei colleghi sindaci rilanciassero l’iniziativa con analoghe ordinanze — dice — perché oggi vedo il concreto rischio che la subcultura mafiosa trovi nuova linfa in comportamenti e atteggiamenti».
Sotto accusa ci sono le magliette con la faccia di don Corleone, pupazzetti con la lupara, targhe che richiamano il Padrino. Dice Giovanni Impastato, il fratello diPeppino: « Vedo in giro una strisciante campagna di apologia della mafia. Certi oggetti lungi dal costituire folklore inneggiano ai boss». Giovanni Impastato ricorda i messaggi che corrono sui social e le canzoni di certi neomelodici. «Altro che ironia nei confronti della mafia — dice ancora — siamo davanti a oggetti che non prendono in giro i padrini, ma finiscono per osannarli».
L’ordinanza del sindaco di Cinisi mette in guardia: « Deve essere fortemente contrastato ogni tipo di atteggiamento, anche di mera indifferenza, nei confronti della mafia — dice Giangiacomo Palazzolo — promuovendo iniziative culturali, sociali e amministrative idonee a eliminarne alla radice la capacità lesiva del fenomeno criminale » . L’inosservanza dell’ordinanza è punita con una sanzione amministrativa da 100 a 500 euro.
L’ordinanza piace all’attore Salvo Piparo: « Preferisco le t- shirt con l’Uomo- ragno che fa le corna piuttosto che le magliette con il Padrino » , taglia corto con la solita battuta sempre pronta. «Invece di fare le barzellette sui carabinieri, bisognerebbe farle sui mafiosi » . Equesta non è una battuta. Salvo Piparo racconta l’esperienza di alcuni laboratori nelle scuole di periferia: « All’inizio, faccio sempre un test d’ingresso, per capire quale percezione i bambini hanno del fenomeno mafioso. Ebbene, qualcuno ha accomunato Falcone, Borsellino e Riina. Colpa di certa fiction che finisce per mitizzare la mafia ».
Anche Vittorio Teresi, presidente del Centro studi Paolo e Rita Borsellino, è preoccupato: « In alcuni luoghi, la parola mafia è un brand, non ha più il suo significato negativo » . In Germania e Spagna "mafia" e "padrino" erano addirittura i simboli di catene di ristoranti. « Siamo di fronte a un grande degrado culturale e morale — dice ancora Vittorio Teresi, ex pm del processo " Trattativa" —che si inserisce peraltro in un momento particolare, in cui a livello politico si mettono in discussione tanti capisaldi della lotta alla mafia » . Il Centro studi Paolo e Rita Borsellino ha appena lanciato il calendario delle iniziative per il prossimo anniversario della strage di via D’Amelio. Il 18 luglio, alle 18, è previsto un momento di dibattuto a cui parteciperà, collegato in videoconferenza, David Sassoli, il presidente del Parlamento europeo. Alle 20,30, in via D’Amelio, si terrà una veglia animata dagli scout del gruppo Agesci Capaci 1. Il 19, alle 9, letture e animazione per gli studenti. «Il lavoro sul territorio con i più giovani resta la vera frontiera della lotta alla mafia — dice Vittorio Teresi — ci sono troppi miti negativi da smantellare».
La Repubblica Palermo, 9 luglio 2021
Nessun commento:
Posta un commento