di Sara Scarafia
Settembre, Sicilia orientale. Dopo il primo partecipato appuntamento di giovedì pomeriggio ai Cantieri culturali della Zisa, gli Stati generali della Sicilia democratica pensano al futuro, a cominciare dalla prossima assemblea che con ogni probabilità si terrà a Catania al ritorno dalle ferie di agosto.
Ma non solo: il comitato organizzatore sta già progettando una due giorni, tra fine settembre e i primi di ottobre, una sorta di congresso con tavoli tematici e un momento di sintesi per tirare le fila, preceduta da una serie di appuntamenti diffusi nei quartieri e nei comuni. Si fa sul serio insomma.
Salvo Lipari dell’Arci, che ai Cantieri ha chiuso i lavori annunciando la costruzione di un progetto che «che parte da Palermo e ha ambizioni regionali provando a riconnettere società civile organizzata e amministratori » , traccia la road map d’autunno. « Insieme con gli altri componenti del comitato organizzatore stiamo pensando a come mettere a frutto da subito la grande partecipazione del primo appuntamento».
La prima questione è: dove. L’orientamento — considerato che le sfide elettorali del 2022 abbracciano anche l’appuntamento decisivo con le Regionali — è di spostarsi dopo Palermo dall’altro lato della Sicilia. La seconda questione è: come. E qui l’idea è di partire dai temi che sono venuti fuori durante il dibattito: periferie, giovani, piano nazionale di ripresa e resilienza. « Mi sembra che siano questi i punti caldi».
I giovani vogliono riprendersi la scena. Lo ha detto forte e chiaro Carmen Buglisi, 19 anni, rappresentante degli studenti medi, che adesso chiede che ai ragazzi venga fatto posto dentro al comitato organizzatore: « Non vogliamo essere chiamati in causa solo quando si parla di noi, vogliamo partecipare attivamente » , dice la neo- diplomata al classico Umberto che si è iscritta a Giurisprudenza.
E poi ci sono le periferie: l’ideadel comitato degli Stati generali democratici è di organizzare incontri tematici direttamente nei quartieri. «Dobbiamo farci aiutare dalle associazioni che nei territori ci vivono e che ieri erano presenti ai Cantieri — dice Vito Lo Monaco, presidente del centro Pio la Torre — sono il lievito che serve per far crescere il dibattito. Non dobbiamo essere né indifferenti e né neutrali, ma neppure autoreferenziali. L’impressione che ho avuto ai Cantieri è stata più che positivama dobbiamo andare avanti » . Un’assenza che è pesata, per Lo Monaco, è quella del mondo del lavoro: « Quali interessi vogliamo rappresentare? Io credo che intanto la sinistra debba rappresentare il lavoro e il mondo del lavoro non c’era: c’erano i sindacati ma non c’erano gli operai».
Incontri nelle periferie ma anche nei piccoli comuni in difficoltà finanziarie che adesso si troveranno a gestire la parte più difficile: i progetti legati al Piano di ripresa e resilienza. Il comitato vorrebbe raccogliere l’appello della sindaca di Termini Maria Terranova che durante il suo intervento ha detto che gli enti locali non sono in grado di pagare professionisti che stilino i progetti: un primo passo sarà quello di organizzare un appuntamento tematico.
L’idea insomma è di affrontare i problemi concreti avendo ben chiaro sullo sfondo che la questione centrale è tutta politica: «Ci sono due laboratori politici in Sicilia — dice Nino Tilotta, presidente di Euromed e componente del comitato organizzatore — Uno è costituito dagli Stati generali, l’altro dal Grande centro. Noi siamo trasparenti, chiediamo a tutti di fare lo stesso. Mi auguro che anche a destra facciano gli Stati generali».
Tra i grandi assenti ai Cantieri, oltre ai leader di Pd e M5S Peppe Provenzano e Giancarlo Cancelleri, anche la giunta comunale. L’unico assessore presente era Paolo Petralia, il più giovane dell’esecutivo: « Sono dove si discute di sinistra in Sicilia».
La Repubblica Palermo, 24/7/2021
L’INTERVISTA/1
Claudio Fava "Ritroviamo chi non c’era"
«Ora andiamo a cercare quelli diversi da noi. Usciamo dalla sindrome della neutralità».
Dall’assemblea della Zisa il presidente dell’Antimafia regionale, Claudio Fava, coglie tanti lati positivi — «soprattutto un sacco di facce nuove, di ragazzi con l’età dei nostri figli che hanno voglia di dire delle cose» — ma anche i difetti: «Noi — osserva — abbiamo tante risposte. Ma non è su quello che aggregheremo».
Mancano le domande?
«Manca una visione, che tenga insieme domande e risposte. Cosa vogliamo fare della Sicilia?».
Che risposta si dà?
«Non basta dirci che ciclo dei rifiuti o quali infrastrutture vogliamo.
Tutto importante, ma non basta.
Manca il resto: la capacità di uscire dalla sindrome della neutralità».
Quali sono i sintomi?
«Tenersi sempre ai margini, non avere la forza di accompagnare iprocessi politici. Ci rifugiamo dietro il suono importante di alcune parole. Dobbiamo abbandonare le vecchie distinzioni fra società civile e società politica.
Appunto: cerchiamo quelli diversi da noi».
Chi sono?
«Quelli che non c’erano. Chi vive in mondi diversi. Chi ha diffidenza, chi parla altri linguaggi. Il problema non è il giovane imprenditore: c’è una società diffusa che non ha voglia di ascoltarci. Dobbiamo arrivare a quel mondo. Non basta parlare dentro l’agorà del centrosinistra.
Adesso bisognerà parlare fuori».
A parte questo è soddisfatto?
«È andata bene. Abbiamo definito dei metodi: il pragmatismo, non parlarsi addosso, non far parlare solo il "‘rappresentante di"’. Ci sono le premesse per una stagione di protagonismo felice, nuovo».
— c.r.
L’INTERVISTA/2
Roberta Bellia "Subito un altro incontro"
di Gioacchino Amato
«È stata un’ondata di speranza. Il segnale che la sinistra c’è, è viva ed è fatta di tante realtà spesso poco conosciute». La ventenne Francesca Bellia, vicepresidente del Consiglio comunale di Carini e fra le più giovani protagoniste degli Stati generali della sinistra democratica, promuove a pieni voti l’incontro dei Cantieri culturali alla Zisa.
Cosa l’ha colpita di più?
«Conoscere e ascoltare le tante associazioni, le tante persone che sono al di fuori dei soggetti politici ma che portano avanti idee e iniziative interessanti. Ho scoperto molti aspetti nuovi di quello che considero il mio mondo e dopo il mio intervento in tanti mi hanno chiesto della nostra esperienza a Carini, di questa campagna elettorale vinta dai giovani, e dellanostra attività».
E adesso come andare avanti?
«Spero che ci siano tanti altri incontri "fisici", dopo quasi due anni di riunioni online ho visto ancora di più quanto sia importante l’incontro reale per un vero dialogo».
Si è parlato di partire dalle periferie o di "tavoli tematici".
Non sono definizioni usurate?
«Si deve partire dall’incontro con le persone, soprattutto quelle ai margini e incontrarle non per convincerle delle nostre idee ma per ascoltarle proprio per capire quali sono i temi da affrontare.
Bisogna avere un’idea guida ma poi il progetto da realizzare nasce da ciò che abbiamo ascoltato».
Se dovesse indicare la data del prossimo incontro?
«Il prima possibile, non vorrei si smorzasse l’entusiasmo. Abbiamo di fronte un lavoro importante e bisogna iniziarlo subito».
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